Cassare il moccioso

Il fronte crisaiolo del Pd spara sul Cav. ma il vero obiettivo è Renzi

Salvatore Merlo

Guglielmo Epifani rilascia un’intervista al Corriere della Sera e, apparentemente rivolto al solo Pdl, esclude ogni ipotesi di soluzione politica del dossier Silvio Berlusconi. “Non vedo altra possibilità che prendere atto della sentenza e degli effetti che produce, non ci sono altre strade ed è anche sbagliato cercarle”, ha detto Epifani. Il partito del Cavaliere ovviamente s’infiamma, “Epifani mette in conto la fine delle larghe intese”, dice Renato Brunetta, il capogruppo del Pdl alla Camera, mentre Luca D’Alessandro, uno dei deputati più vicini al coordinatore Denis Verdini, spiega che “Epifani è un irresponsabile che vuole far cadere il governo”.

    Guglielmo Epifani rilascia un’intervista al Corriere della Sera e, apparentemente rivolto al solo Pdl, esclude ogni ipotesi di soluzione politica del dossier Silvio Berlusconi. “Non vedo altra possibilità che prendere atto della sentenza e degli effetti che produce, non ci sono altre strade ed è anche sbagliato cercarle”, ha detto Epifani. Il partito del Cavaliere ovviamente s’infiamma, “Epifani mette in conto la fine delle larghe intese”, dice Renato Brunetta, il capogruppo del Pdl alla Camera, mentre Luca D’Alessandro, uno dei deputati più vicini al coordinatore Denis Verdini, spiega che “Epifani è un irresponsabile che vuole far cadere il governo”. Così rialza prepotentemente la testa, nel centrosinistra, anche il partito crisaiolo delle manette, e Rosy Bindi, da qualche tempo silenziosa, ritrova forza e voce: “Non abbiamo mai assecondato la tesi della pacificazione”. Guerra, guerra. Dunque, in una giornata rovente, dopo che il governo è andato sotto a Montecitorio in una votazione marginale, ieri la stranissima maggioranza, per cautela, ha preferito approfittare dell’imminente pausa estiva e ha rinviato ancora tutti i dossier pericolosi in Parlamento: sono slittati all’autunno sia la legge sull’abolizione del finanziamento ai partiti sia la legge contro l’omofobia.

    Ma dietro le parole pronunciate dal segretario (provvisorio) del Pd Epifani, come spiegano al Foglio dall’interno dello stesso partito, c’è più di quello che appare. “Con l’intervista di Epifani – spiegano – emerge alla luce del sole una contesa tutta interna al partito e che riguarda il futuro del Pd, il nostro congresso e la figura di Matteo Renzi. Quello di Epifani era anche un messaggio rivolto a Enrico Letta. Significa: ‘Siamo con te finché è necessario. Ma tu con chi stai? Sappi che sei in mezzo, sulla nostra linea di tiro”. E d’altra parte Letta sembra sulla linea di tiro di tutti, di Epifani e Bersani, del Pdl, ma pure di Renzi. Consumano la loro guerra sparando sul governo: “Se non riesci a governare non devi cercare alibi”, ha detto ieri Renzi. Dunque nei corridoi del Pd, oggi impegnato in una complicata riunione della direzione nazionale, il problema dei problemi è Renzi. Il sindaco moccioso va fermato, tanto che – spiegano – l’ex segretario Pier Luigi Bersani, assieme a Epifani, ha da tempo avanzato la seguente proposta al presidente del Consiglio: far saltare il governo delle larghe intese, utilizzando come scusa l’agitazione scomposta del Pdl, evitare così congresso e primarie, e riproporsi lui come candidato premier. Renzi sarebbe fuori gioco, mentre il partito, la segreteria, resterebbero nelle mani di Epifani, e dunque della ditta Bersani. D’altra parte il vecchio gruppo dirigente, compreso Massimo D’Alema, un po’ teme che Letta possa trovare un accordo di coesistenza con Renzi, come suggerisce Beppe Fioroni (“devono chiudere un patto. Renzi candidato premier, Letta commissario europeo”). Improbabile.

    Il frontale del sindaco con Palazzo Chigi
    A Palazzo Chigi, fedele al suo carattere cauto e composto, Letta ieri faceva spallucce, minimizzava, spiegava ai suoi collaboratori che con Epifani va tutto benissimo. E anche Paola De Micheli, deputata molto vicina al premier, in Transatlantico mormorava parole distensive, quasi di elogio: “Epifani ha tagliato la strada ai giustizialisti, in realtà ha rafforzato Enrico”. C’è chi ne dubita. Nel Palazzo infatti si agitano sospetti e retropensieri di ogni tipo. Al momento in cui questo giornale va in stampa è ancora in corso una riunione della giunta per le elezioni di Palazzo Madama: è la commissione che dovrà decidere sulla decadenza di Berlusconi dal suo seggio in Senato. Il relatore del Pdl, Andrea Augello, era sicuro di poter ottenere un rinvio della seduta fatidica. Ma il caso Berlusconi arriverà comunque in giunta a metà settembre e da ieri è cominciato un intenso parlottio tra alcuni uomini del Pd e i senatori di Beppe Grillo, per tutto il pomeriggio a Palazzo Madama si è tenuta più di una riunione, oggetto: la decadenza di Berlusconi, la legge sul conflitto d’interessi, la riforma elettorale. Tutto un unico pacchetto che l’ala antigovernativa del Pd sarebbe pronta ad approvare assieme al M5s. Certo, sono ancora poco più che chiacchiere, ma preoccupano i governisti e i lettiani del Pd perché, come spiega un deputato che fa parte della fondazione di Letta, “Bersani ed Epifani potrebbero decidere che l’occasione è troppo succulenta per lasciarsela sfuggire. La riforma elettorale a doppio turno, con le elezioni anticipate, è la fine di Renzi”. Non si farebbe il congresso, il candidato premier sarebbe ancora Letta, e il doppio turno, che favorisce candidati con solide coalizioni alle spalle, allontanerebbe il rischio che Renzi possa animare una scissione nel Pd per candidarsi con un suo partito.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.