Sede vacanza
Che sia rapido il bagno, tenue l’abbronzatura, parco il desinare. Sia un deambulare pensoso quello sulla spiaggia, tra le onde meditative bracciate, sotto l’ombrellone assorte riflessioni – sul fato del paese non meno che sul grado di protezione della crema solare. Si sta, sulla sdraio, già come foglie sull’albero dell’autunno caldo che verrà: compostamente, a gambe unite. Un ozio operoso è richiesto, uno svacco impegnativo, un pronto accorrere al primo vagire del dovere. E’ l’estate del pudore della vacanza: rapida, breve, mesta.
Che sia rapido il bagno, tenue l’abbronzatura, parco il desinare. Sia un deambulare pensoso quello sulla spiaggia, tra le onde meditative bracciate, sotto l’ombrellone assorte riflessioni – sul fato del paese non meno che sul grado di protezione della crema solare. Si sta, sulla sdraio, già come foglie sull’albero dell’autunno caldo che verrà: compostamente, a gambe unite. Un ozio operoso è richiesto, uno svacco impegnativo, un pronto accorrere al primo vagire del dovere. E’ l’estate del pudore della vacanza: rapida, breve, mesta. Due giorni, un doveroso pattugliare, con le stanche e pallide membra, l’incertezza nazionale, due dita appena, solo per assaporare, di abbandono – come gli astemi costretti a brindare la sera di capodanno. La vacanza non si fa, e se si fa non si dice, e se si dice ci si impegna però a pochi giorni e al rapido affluire. C’è la presidente della Camera, Laura Boldrini, che a momenti faceva riarrotolare in tutta fretta gli asciugamani appena distesi: “E’ prevedibile che Montecitorio debba riunirsi già dopo il 20 agosto per la presentazione di un decreto”. A momenti agli onorevoli cadevano le infradito dai piedi: di già? Poi ci ha pensato il vice della Boldrini, il cinquestelluto Di Maio a svelare il bluff, a gettare acqua sul fuoco e a mettere al sicuro il sauté di cozze e al riparo il cocomero fresco: “Il 20 agosto la Camera non lavorerà. Ci sarà solo l’annuncio che arriva un decreto del governo. Ed è un adempimento previsto per legge che non c’entra nulla con i lavori dell’Aula. In quella sede verrà letto in circa due minuti un testo che annuncia che il governo ha emanato un decreto legge”. Amen. A dar man forte, ieri, tutto il blog grillino – dove la volenterosa Boldrini-Stakanov viene nientemeno accusata di usare Montecitorio “come se fosse una semplice tv commerciale”. Ma si stia lo stesso, a riprova di saggio intendimento, con un piede sulla battigia e l’altro nella buvette. “Il governo non va in vacanza e continua a lavorare per tutto il mese di agosto”, ha certificato Enrico Letta, che di suo se ne andrà nella natia Pisa – dove la visione della locale Torre, a risaputa e visibile pendenza, sarà per la sua laboriosa comitiva governativa insieme metafora e ammonimento. Ciò che i giorni impongono, le meglio allertate menti eseguono. Tutti a lidi sospirosi tendono, ognuno all’opportuna solidarietà con la sorte altrui si mostra. Sono paradossali vacanze da Papa, quelle che ci si impone: valigia a mano, un rasoio, due libri, tre magliette, manco il breviario per non complicarsi l’esistenza. Ché per l’appunto neppure il Santo Padre andrà a riposo a Castelgandolfo – “sono un tipo casalingo”, diceva Bergoglio da cardinale, figurarsi da Pontefice, così che felice e ammonitrice possa titolare l’Unità: “Bergoglio non è uomo ‘da ferie’”.
E’ la misura del proprio svacanzare, quella con cui adesso ognuno teme di essere giudicato. Così, se c’è chi crede (o s’illude) di avere parte nella sorte del paese, a disposizione si tiene – idealmente posizionato, più o meno, a ridosso del Raccordo anulare romano: al massimo a concedersi la possibilità mediatica di un po’ di riposo, non sia mai di ferie. “La politica non va in ferie”, annunciano quelli del Pd – e però in ferie ci vanno i militanti, così che adesso, registrano le cronache, qualche festa dell’Unità è pure stata annullata, causa mancanza di fede e di manodopera. E’ l’avverarsi della profezia di Marcello Marchesi: “Lavoratori unitevi. Ma durante le vacanze sparpagliatevi”. In questa estate dove l’antico sbraco si fa pudore e l’ostentazione riservatezza, due figure di luce propria brillano sotto il solleone. Intanto Gigi Bisignani, che avendo taciuto per una vita, tutta un’esistenza oralmente oziosa, adesso intrattiene boschi e riviere con le ripetute presentazioni del suo sorprendente “L’uomo che sussurra ai potenti” – ai vacanzieri proclama. L’altro, e altrimenti non potrebbe essere, è il Cav. Nessuno come lui sapeva fare e organizzare vacanze – ora la mestizia dei giorni lo fanno per forza casalingo e pensionato. Così tristemente Apicella ha riposto la chitarra, langue la Sardegna e il bel vulcano di Villa Certosa inquieto tace.
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