Ora anche i “pulcini” (nel loro piccolo) bastonano Hollande

Michele Masneri

Francia fuori dalla recessione? Forse: ieri l’Istituto nazionale di statistica (Insee) ha rilasciato le cifre sul pil del secondo trimestre, che confermerebbero l’ottimismo del presidente della Repubblica François Hollande. Il capo dello stato il 14 luglio aveva detto che “la ripresa c’è” soprattutto in base alla produzione industriale, che secondo l’Eliseo avrebbe “rifiatato in maniera più rapida in Francia rispetto ai partner europei”. Ieri i dati sul pil sono andati meglio delle attese, con un miglioramento dello 0,5 per cento, contro lo 0,2 per cento previsto; eppure forse è presto per parlare di ripresa, proprio a partire dai dati sulla produzione industriale, che nei giorni scorsi hanno deluso.

    Francia fuori dalla recessione? Forse: ieri l’Istituto nazionale di statistica (Insee) ha rilasciato le cifre sul pil del secondo trimestre, che confermerebbero l’ottimismo del presidente della Repubblica François Hollande. Il capo dello stato il 14 luglio aveva detto che “la ripresa c’è” soprattutto in base alla produzione industriale, che secondo l’Eliseo avrebbe “rifiatato in maniera più rapida in Francia rispetto ai partner europei”. Ieri i dati sul pil sono andati meglio delle attese, con un miglioramento dello 0,5 per cento, contro lo 0,2 per cento previsto; eppure forse è presto per parlare di ripresa, proprio a partire dai dati sulla produzione industriale, che nei giorni scorsi hanno deluso. Parigi si è ritrovata infatti per giugno un tonfo dell’1,4 per cento, contro un miglioramento leggero (più 0,1 per cento) previsto dagli analisti. Un calo che contribuisce a un quadro in chiaroscuro, nonostante i toni entusiastici dell’esecutivo. Ma gli osservatori non sono d’accordo: Eric Heyer, dell’Osservatorio francese sulla congiuntura economica, ha detto al Monde che “sono dati positivi ma non sono replicabili. Serve un miglioramento più importante degli investimenti per parlare di vera ripresa”. Inoltre, poche ore dopo i dati sul pil sono usciti quelli sulla disoccupazione, che mostrano un calo di 27.800 posti di lavoro (meno 0,2 per cento) nel secondo trimestre con “un netto ripiegamento” del lavoro dipendente. Ma anche le imprese, soprattutto le piccole, non sono contente. Sta prendendo piede infatti in questi giorni una forte protesta, veicolata soprattutto attraverso il Web, dei piccolissimi imprenditori, i poussins (pulcini) che guardano con rabbia a un nuovo provvedimento del governo. E’ prevista infatti per il 21 agosto la riforma degli auto-entrepreneur, le ditte individuali, voluta dalla ministra all’Artigianato, Sylvia Pinel.

    Per gli auto-entrepreneur dal 2009 è in vigore un regime agevolato che ha portato notevoli vantaggi: franchigia sull’Iva e tasse molto convenienti; un forfait del 12 per cento sulle attività commerciali, del 21,3 per cento in caso di prestazione di servizi, del 18,3 per cento sui liberi professionisti. Inoltre le imposte si pagano solo per cassa, e se l’attività non incassa nulla, non si paga nulla. Per attivare questo speciale regime occorreva finora registrarsi in un apposito registro e non superare i 32 mila euro di fatturato annuo. Adesso però il governo intende quasi dimezzare tale limite, portandolo a 19 mila euro. Una misura che ha fatto infuriare i “pulcini”: a capo dei quali si è schierato Adrien Sergent, microimprenditore del Web che si è inventato il movimento. Sul loro sito internet scrive: “Abbiamo scelto questa immagine perché i pulcini rappresentano simbolicamente gli imprenditori individuali, siamo di piccola taglia ma diventeremo grandi galli, rappresentiamo la crescita di domani”. Sono “un milione di auto-imprenditori, che rappresentano la metà delle nuove imprese, più di 15 miliardi di euro di fatturato generale, e più di 5 miliardi di gettito per le casse dello stato”, dice Sergent. I pulcini non accetteranno la riforma del regime agevolato; e il movimento è stato subito un successo: settantamila fan su Facebook, oltre tremila follower su Twitter (@defensePoussins), la loro petizione è stata firmata da oltre 113 mila persone e pare stia facendo fare marcia indietro al governo francese. Il riferimento volatile, del resto, era al movimento dei pigeons, i piccioni, piccoli imprenditori che nell’autunno scorso si mobilitarono (e vinsero) contro le nuove tasse sull’impresa volute da Parigi.