Le francesi? Bah!

Annalena Benini

La cosa che ci riesce meglio, quando invidiamo qualcuno, è trovargli un difetto. Un’ombra, uno sbaglio, una disperazione nascosta. Qualcosa che immediatamente ridimensioni la bellezza, la bravura e la brillantezza. Basta un pettegolezzo, basta avere voglia di crederci ed ecco che ci sentiamo già consolati, in parte, per quel senso di inadeguatezza che ci aveva colto, per la frustrazione che ci prende, a volte, quando qualcosa non smette di brillare, facendoci sentire, per contrasto o per meschineria, un pezzo di ferro arrugginito.

    La cosa che ci riesce meglio, quando invidiamo qualcuno, è trovargli un difetto. Un’ombra, uno sbaglio, una disperazione nascosta. Qualcosa che immediatamente ridimensioni la bellezza, la bravura e la brillantezza. Basta un pettegolezzo, basta avere voglia di crederci ed ecco che ci sentiamo già consolati, in parte, per quel senso di inadeguatezza che ci aveva colto, per la frustrazione che ci prende, a volte, quando qualcosa non smette di brillare, facendoci sentire, per contrasto o per meschineria, un pezzo di ferro arrugginito. Così le donne inglesi, rassegnate ma sofferenti per la superiorità in fatto di stile, modo di camminare, spavalderia, eleganza, erotismo, modo di soffiare il fumo delle sigarette e mistero delle francesi e senz’altro sfinite, come la maggior parte di noi, da tutti i best seller che raccontano perché le francesi non ingrassano, le francesi non rinunciano a niente, le francesi sanno educare i figli, le francesi invecchiano con grazia, le francesi non dormono mai sole, hanno deciso che le francesi sono un bluff.

    Fingono soltanto di essere perfette e nonchalanti. In realtà sono false, infelici, nevrotiche, fumano come pazze per calmare i nervi e i morsi della fame, digiunano ma hanno il divieto morale di rivelare di essere a dieta, vanno dal parrucchiere di nascosto per ottenere un biondo o un castano naturale e poi raccontano di non avere certo il tempo di badare ai propri capelli, nascondono riviste di moda dentro saggi di filosofia per fingere di essere eleganti senza sforzo e bevono per dimenticare la fatica di essere francesi. Soprattutto fanno un larghissimo consumo di antidepressivi e di creme antirughe. E’ bastato un articolo del magazine femminile del Figaro, intitolato “La donna francese, un sogno americano”, per scatenare l’idea di rivincita, la demolizione di un mito. All’improvviso Catherine Deneuve, Fanny Ardant, Marion Cotillard, Sophie Marceau, Emmanuelle Beart, Françoise Hardy, ma anche Simone De Beauvoir, Françoise Sagan, Colette, rivelano i propri limiti e la nascosta fatica di essere grandiose.

    Una editorialista del Sunday Times scrive che le inglesi forse saranno un po’ goffe, convenzionali nel sesso e malvestite, ma hanno la Regina e la gioia di vivere, mentre le francesi sono infelici e non sorridono mai, e il paradosso economico francese riguarderebbe anche quelle ragazze, tutte eredi di Brigitte Bardot, che camminano sicure, con le gonne che svolazzano,  mai troppo rossetto e mai troppo poco, e  tengono per mano bambini deliziosi: è tutto falso, è tutto un set cinematografico, stanno recitando. In realtà arrancano, soffrono, le scarpe con i tacchi fanno male anche a loro, i bambini sono piccoli mostri che le devastano, ma non lo direbbero mai. Come non svelerebbero mai il nome dell’analista, della dieta, del manuale sul fascino noncurante che stanno imparando a memoria la notte, mentre fumano Gauloises e si tingono i capelli. Se tutto questo fosse vero (ed è certo che Charlotte di Monaco, quando partorirà il suo bambino, non mostrerà mai la pancia in un vestito a pois come ha fatto Kate Middleton), significherebbe che davvero le donne francesi hanno costruito il loro mito, e lo meritano anche molto oltre l’invidia del mondo femminile occidentale. Ma in Inghilterra dicono che è meglio detenere il primato della felicità e ammirare la simpatia della Regina, piuttosto che assomigliare a Catherine Deneuve. Sarà, ma a essere seduti al tavolo di fianco viene da chiedere, al posto di un regno tanto longevo, quello che ha ordinato Catherine Deneuve.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.