Tassi elettorali
Ma chi l’ha detto che i bassi tassi di interesse sui titoli di stato siano da benedire come manna dal cielo? In Germania il dibattito esplode a un mese dalle elezioni federali e sembra avere come bersaglio ultimo la Banca centrale europea, guidata da Mario Draghi. L’altro ieri è stato il ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble, a riaccenderlo, parlando a un comizio del suo partito, la Cdu che secondo l’ultimo sondaggio Forsa di ieri è salito al 41 per cento dei consensi, con i socialdemocratici al 22 per cento (i minimi dal 2009).
Ma chi l’ha detto che i bassi tassi di interesse sui titoli di stato siano da benedire come manna dal cielo? In Germania il dibattito esplode a un mese dalle elezioni federali e sembra avere come bersaglio ultimo la Banca centrale europea, guidata da Mario Draghi. L’altro ieri è stato il ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble, a riaccenderlo, parlando a un comizio del suo partito, la Cdu che secondo l’ultimo sondaggio Forsa di ieri è salito al 41 per cento dei consensi, con i socialdemocratici al 22 per cento (i minimi dal 2009). Dopo aver annunciato che la Grecia avrà presto bisogno di un terzo pacchetto di aiuti, il ministro ha speso qualche parola anche sull’andamento dei Bund: “Quando i tassi reali sono negativi c’è qualcosa che non va”, ha detto riferendosi ai rendimenti negativi dei titoli a due anni. Il che può suonare paradossale, visto che con tassi così bassi la Repubblica federale ha proseguito senza troppe difficoltà sulla strada del risanamento. Il ministero delle Finanze di Berlino ha di recente quantificato in circa 41 miliardi la minor spesa per interessi passivi sul debito pubblico della Germania dal 2010 al 2014. A ciò va aggiunto il mancato ricorso all’indebitamento, che si aggirerebbe attorno ai 73 miliardi. Ma ciò che rappresenta uno sgravio per le casse dello stato diventa uno svantaggio per le tasche dei risparmiatori che si vedono premiati con rendimenti assai modesti, se non addirittura nulli. Secondo uno studio di Postbank, benché sia aumentato fino a oggi, il patrimonio monetario dei risparmiatori tedeschi perderà 14 miliardi di valore nel 2013 per colpa dell’inflazione. E i risparmiatori non sono soltanto i detentori di titoli di stato. L’ondata di tassi bassi, originata dalla politica monetaria della Bce ma ancor prima dall’effetto-rifugio di cui godono i Bund tedeschi rispetto ai titoli di stato di altri paesi dell’Eurozona, coinvolge ogni tipo di investimento, in particolar modo quello nel settore delle assicurazioni e delle pensioni integrative. Per via di alcuni obblighi di legge, compagnie assicurative e fondi pensionistici devono infatti investire una parte del portafoglio in titoli di stato.
“Chi alla fine degli anni 90 ha stipulato una polizza sulla vita, gode di un tasso garantito del 4 percento che le assicurazioni devono cercare di ripagare con rendimenti dei titoli di stato a dieci anni all’1,3 per cento”, dice al Foglio Markus Demary, economista dell’Institut der deutschen Wirtschaft di Colonia. La stessa cosa vale anche per le banche e i loro clienti. A oggi, infatti, il tasso di interesse medio sui depositi si aggira al massimo intorno all’1,5 per cento, al di sotto al tasso di inflazione, che è all’1,9. La conseguenza è che i margini di guadagno si assottigliano e la propensione al risparmio dei tedeschi cala. Insomma meglio tornare a spendere. Come sottolinea anche l’ultimo bollettino mensile della Bundesbank, complici gli aumenti salariali dell’ultimo anno, il consumo continua a trainare la crescita tedesca. Particolarmente vivace appare inoltre il settore delle costruzioni che, come noto, approfitta dei bassi tassi di interesse. Economisti come Clemens Fuest e Lars Feld hanno messo in guardia la Bce: nel medio-lungo periodo un tasso così basso danneggerà il sistema su cui si regge lo sviluppo della Germania, avvertono. Tuttavia nel giugno scorso, Mario Draghi, aveva dipinto l’Omt, il programma della Bce per l’acquisto dei titoli di stato, come un modo per ristabilire equilibrio tra i tassi di interesse dei vari stati dell’Eurozona. In particolare, aveva osservato, “un ottimo segnale è il rialzo dei tassi sui bond della Germania”. In effetti, da sei mesi, il tasso sui decennali tedeschi è tornato a salire: 1,86 per cento ieri contro l’1,17 di maggio. Per Postbank, tra dodici mesi potrebbe persino toccare quota 2 per cento. Quelli tedeschi, dunque, sembrerebbero timori a orologeria (elettorale).
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