L'acqua radioattiva che rischia di far saltare il governo di Abe

Giulia Pompili

Almeno trecento tonnellate di acqua radioattiva fuoriuscite da un serbatoio di stoccaggio a Fukushima potrebbero essere arrivate al mare, ha ammesso nei giorni scorsi la Tepco. E potrebbero esserci perdite anche in altri due recipienti che contengono l’acqua radioattiva usata per il raffreddamento dei reattori nucleari. Ma l’ultimo incidente alla centrale atomica di Fukushima non è gravissimo: per l’Nra, l’autorità per il controllo del nucleare giapponese, si tratta di un incidente di livello 3 della scala Ines, quella che misura la portata degli eventi nucleari e radiologici (International nuclear and radiological event scale), e corrisponde al “guasto grave”.

    Almeno trecento tonnellate di acqua radioattiva fuoriuscite da un serbatoio di stoccaggio a Fukushima potrebbero essere arrivate al mare, ha ammesso nei giorni scorsi la Tepco. E potrebbero esserci perdite anche in altri due recipienti che contengono l’acqua radioattiva usata per il raffreddamento dei reattori nucleari. Ma l’ultimo incidente alla centrale atomica di Fukushima non è gravissimo: per l’Nra, l’autorità per il controllo del nucleare giapponese, si tratta di un incidente di livello 3 della scala Ines, quella che misura la portata degli eventi nucleari e radiologici (International nuclear and radiological event scale), e corrisponde al “guasto grave”. Le conseguenze più pesanti, in questo caso, le subiscono i dipendenti dell’impianto, mentre l’impatto ambientale non è particolarmente rilevante e quasi nulla l’esposizione ai rischi degli abitanti – considerato poi che nella prefettura di Fukushima esiste ancora una zona rossa invalicabile intorno alla centrale e che l’acqua contenuta dai serbatoi è comunque decontaminata dal cesio, l’elemento atomico più letale. Questo se non fossero fondati i dubbi di alcuni scienziati dell’Istituto giapponese di scienza industriale e tecnologie secondo i quali l’acqua radioattiva potrebbe essere penetrata nel terreno, un’ipotesi smentita dalla Tepco che assicura l’impermeabilità della superficie.

    Sono passati più di due anni dal disastro che ha colpito la centrale nucleare di Fukushima, l’11 marzo del 2011, quando il terremoto e lo tsunami danneggiarono l’impianto e la Tepco, la società proprietaria della centrale, continua a gestire con molta confusione le emergenze che si susseguono da allora. Nel frattempo la morte per un cancro all’esofago il 9 luglio scorso dell’ex direttore della centrale, Masao Yoshida, ha reso reale e terrena agli occhi del mondo la classificazione di quell’incidente – incidente di livello 7 della scala Ines che corrisponde al “catastrofico”.
    L’acqua radioattiva che fuoriesce dal serbatoio di Fukushima, però, non è solo un problema di sicurezza per la salute. E’ un problema per la stabilità del governo di Shinzo Abe, che da quando è stato eletto non ha fatto che salire negli indici di gradimento dei giapponesi, complici le sue politiche economiche rivoluzionarie – per le quali è corteggiato da molti potenti occidentali – e il suo piglio nazionalistico – che gli sta creando non pochi problemi con i vicini Cina e Corea del sud. Dal 2011 sono cambiati tre premier in Giappone e il Partito democratico – che era al governo con Naoto Kan durante il disastro – è tornato all’opposizione nel dicembre del 2012. Sin dalla sua campagna elettorale, Abe ha annunciato che per motivi economici il Giappone non avrebbe potuto fare a meno del nucleare. Nonostante Fukushima, e nonostante gli errori della Tepco e del governo, sia tecnici sia di comunicazione. Ha promesso nuovi soldi alle vittime e agli sfollati, e ha detto che a differenza del precedente governo, il suo esecutivo non lascerà la Tepco gestire da sola l’emergenza.

    Dopo aver sostenuto che il primo ministro aveva falsificato un rapporto sull’incidente di Fukushima, Abe si è beccato una querela per lesione dell’onore da parte dell’ex premier Kan – causa che verrà discussa a breve al tribunale di Tokyo. Ma ora è lui a dover gestire l’emergenza, e non solo l’opposizione ma anche i paesi vicini stanno a guardare dalla riva del fiume, sperando prima o poi di vedere il cadavere del leader del Partito liberal democratico passare. Ieri un editoriale dell’Asahi Shimbun, quotidiano di centrosinistra, titolava: “Abe deve fare un passo avanti e dare delle risposte alla crisi di Fukushima”. Martedì scorso, dopo l’ufficializzazione dell’incidente alla centrale atomica, il ministero degli Esteri di Pechino ha fatto sapere alla Reuters che il governo cinese è “scioccato” dalla notizia: “Ci auguriamo che il Giappone sappia prendere misure efficaci per porre fine all’emergenza”.  L’Asiana airlines, compagnia aerea sudcoreana, ha cancellato i collegamenti tra Incheon, vicino Seul, e Fukushima – una rotta a cui era stato dato il via a luglio su richiesta del Giappone ma che ora l’azienda vorrebbe eliminare per “mancanza di prenotazioni”.

    • Giulia Pompili
    • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.