Una volta basta

Annalena Benini

A parte gli italiani che, secondo il Guardian, non valgono granché per il sesso occasionale perché hanno sempre una gran voglia di andare anche a cena (e a volte soltanto a cena), tutto il resto del mondo, soprattutto il giovane mondo dei ragazzi e delle ragazze che si baciano in piedi contro le porte della notte, senza cenare e spesso senza fidanzarsi o nemmeno rivedersi una seconda volta, deve rassegnarsi a essere definito un fenomeno sociologico, qualcosa che provocherà negli osservatori molto panico morale, molti editoriali, inchieste, dibattiti e ricerca di un colpevole e nei fruitori (specie nelle ragazze) molta insicurezza, confusione, forse addirittura perdizione e condanna alla infelicità.

    A parte gli italiani che, secondo il Guardian, non valgono granché per il sesso occasionale perché hanno sempre una gran voglia di andare anche a cena (e a volte soltanto a cena), tutto il resto del mondo, soprattutto il giovane mondo dei ragazzi e delle ragazze che si baciano in piedi contro le porte della notte, senza cenare e spesso senza fidanzarsi o nemmeno rivedersi una seconda volta, deve rassegnarsi a essere definito un fenomeno sociologico, qualcosa che provocherà negli osservatori molto panico morale, molti editoriali, inchieste, dibattiti e ricerca di un colpevole e nei fruitori (specie nelle ragazze) molta insicurezza, confusione, forse addirittura perdizione e condanna alla infelicità. “The end of Sex”, è il titolo di un saggio americano su questo nuovo (ma è nuovo?) modello culturale per cui ci si manda qualche sms o qualche foto via chat, ci si chiede: dove sei? e poi ci si incontra per fare sesso. E basta. “Senza dover subire la farsa di cenare insieme”, scrive sul Guardian Rhiannon Lucy Cosslett, scrittrice, autrice di un blog femminista. Senza raccontarsi che cosa si è fatto durante la giornata, senza struggersi per la telefonata del giorno dopo, e questo è il primo grande equivoco intorno al sesso casuale: non lo sapremo mai, se lei si stia struggendo, o se lui sogni di portarla via sopra un cavallo bianco. O se invece siano entrambi totalmente indifferenti, sottovuoto, in apnea d’amore.

    In ogni caso, non è un fenomeno culturale, è la vita di due persone che si sono incrociate per un momento, senza vestiti addosso. E non è particolarmente nuovo: “Succede da decenni”, forse da molto più tempo, solo che negli anni Settanta e negli Ottanta non esistevano gli sms e gli autoscatti da inviare all’istante (bisognava fotografarsi con la funzione autoscatto della macchina fotografica, che non scattava mai al momento giusto, portare il rullino a far sviluppare da qualcuno di fidato, aspettare giorni, scegliere le foto migliori, metterle in una busta, comprare un francobollo e spedirle per posta: nel frattempo ci si era già innamorate di qualcun altro), ma la vita segreta delle ragazze è da sempre, in ogni momento storico, un’occasione per decidere quali siano le brave e quali le cattive. Quelle che sospirano davanti a una lettera di carta e quelle che mandano messaggini porno.

    Nell’ansia di catalogare e moralizzare, scrive Cosslett, “la tendenza sessuale dell’estate”, si immagina sempre che siano due ragazze diverse (due modelli culturali diversi), ma è quasi sempre la stessa, che un giorno si diverte e un giorno invece si innamora, e non le basta più nemmeno andare a cena. E siccome ogni tendenza ha bisogno delle sue statistiche, pare che i sociologi abbiano infine scoperto che gli studenti universitari di oggi non siano molto più scatenati, selvaggi e promiscui dei loro predecessori. “Ero vivo negli anni Ottanta”, ha detto un professore universitario, “e non mi sembra poi così diverso”. Questa notizia dovrebbe tranquillizzare, oppure spaventare, dipende dai ricordi e dai segreti, i genitori di ragazzi e ragazze che si chiudono in bagno per ore ad autoscattarsi. Loro risponderanno come un personaggio di Woody Allen alle nostre indagini sociologiche, un attimo prima di uscire: adoro essere ridotta a uno stereotipo culturale.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.