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Un Cav. meditabondo silenzia il Pdl e sfoglia sondaggi pre-elettorali

Salvatore Merlo

“E’ il partito che mi deve seguire, non sono io che devo seguire il partito”. E’ più o meno questo il senso delle parole di Silvio Berlusconi che, ad Arcore, neghittoso e a tratti indecifrabile, passa da un colloquio all’altro, da una telefonata con Ennio Doris a una visita dei figli Marina e Pier Silvio, valuta tutte le ipotesi, soppesa gli effetti d’una crisi di governo e misura il rischio e le conseguenze della sua decadenza dal seggio di senatore. Come un pendolo, da venerdì scorso, quando ha ricevuto Gianni Letta e Fedele Confalonieri, ancora prima di incontrare i dirigenti del Pdl al gran completo, Berlusconi oscilla da un umore all’altro, pencola, un po’ statista un po’ imputato.

    “E’ il partito che mi deve seguire, non sono io che devo seguire il partito”. E’ più o meno questo il senso delle parole di Silvio Berlusconi che, ad Arcore, neghittoso e a tratti indecifrabile, passa da un colloquio all’altro, da una telefonata con Ennio Doris a una visita dei figli Marina e Pier Silvio, valuta tutte le ipotesi, soppesa gli effetti d’una crisi di governo e misura il rischio e le conseguenze della sua decadenza dal seggio di senatore. Come un pendolo, da venerdì scorso, quando ha ricevuto Gianni Letta e Fedele Confalonieri, ancora prima di incontrare i dirigenti del Pdl al gran completo, Berlusconi oscilla da un umore all’altro, pencola, un po’ statista un po’ imputato. E dunque il Cavaliere, in realtà, non ha deciso ancora nulla intorno al destino delle larghe e fragili intese. E poiché non ha ancora deciso nulla è meglio che gli uomini e le donne del Pdl, nel frattempo, rispettino, in silenzio, la sua indeterminatezza, il suo tormentato amletismo. “Nessuno alimenti scontri nocivi all’unità del partito”, ha detto il Cavaliere, in una nota, dopo la baruffa interna al suo Pdl, tra la tosta Daniela Santanchè e l’ala governista della sua corte così agitata. “Il dibattito all’interno del Popolo della libertà viene strumentalizzato, meglio evitare polemiche”, ha detto.

    Dunque shhh, zitti i falchi e zitte anche le colombe, “in questa situazione di difficoltà per il nostro paese e di confronto tra le forze politiche”. Così Berlusconi prende tempo, aspetta il Consiglio dei ministri di domani, che dovrebbe – accontentandolo – rinviare ancora una volta la prima rata dell’Imu. Intanto, lui ha commissionato un sondaggio alla fidata Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research: vuole sapere che effetto avrebbe una campagna elettorale giocata sulla sua sentenza di condanna, sul conflitto giudiziario che lo vede suo malgrado protagonista. E insomma ancora non sa bene che fare, e nemmeno che cosa gli convenga di più. L’ultima rilevazione di Euromedia che ha sfogliato (confermata anche dall’Istituto Piepoli), la stessa che si trova da qualche mese anche sulla scrivania del premier Enrico Letta, dice soltanto che il 78 per cento degli elettori del Pdl considera prioritarie la crisi economica e la stabilità di governo. Dunque ci vuole cautela e d’altra parte, malgrado l’umor nero, Berlusconi non è abituato ad agire d’impeto.

    Violante parla, il Quirinale tesse
    Dopo la minacciosa riunione di Arcore, quella che sabato ha visto attorno allo stesso tavolo lo stato maggiore del Pdl, Berlusconi ha incontrato ancora i figli Marina e Pier Silvio, e da loro, come dal socio e amico Ennio Doris, ha ricevuto un affettuoso invito alla cautela, a valutare fino in fondo i pericoli di una crisi di governo. Il tramestio politico, ieri, secondo molti analisti (e secondo fonti di Segrate, quartier generale dell’azienda di famiglia) ha inquietato la Borsa. Il titolo Mediaset è stato sospeso per eccesso di ribasso e ha perso 7 punti. Anche Mediolanum, la banca del gruppo, quella presieduta da Doris, ha chiuso con un meno 3 per cento. Forse non è nulla, forse è qualcosa. In ambienti molto informati si fa un ragionamento che suona all’incirca così: “Un’azienda con un indebitamento netto di 1,5 miliardi può permettersi di andare contro il volere dei suoi creditori? Probabilmente no. E l’interesse delle banche (e della Bce) è che il governo regga. Il resto sono chiacchiere”.

    Malgrado le incertezze e le difficoltà tecniche, domani, in Cdm, il Cavaliere dovrebbe incassare anche il rinvio dell’Imu. Declina così, forse, il primo possibile casus belli, la prima limpida occasione di far deflagrare le larghe intese. Sullo sfondo, resta la data fatidica del 9 settembre, quando la commissione per le elezioni del Senato istruirà la pratica per la decadenza di Berlusconi dal suo seggio parlamentare. Per la prima volta, ieri, dalle file del Partito democratico una voce ha rotto la linea della fermezza sull’incandidabilità di Berlusconi. “E’ legittimo rivolgersi alla Consulta”, ha detto l’ex presidente della Camera Luciano Violante. Membro della commissione dei cosiddetti “saggi”, Violante è uomo in sintonia con le inclinazioni del Quirinale. E non è un mistero che l’ala governista del Pdl, quella di Gaetano Quagliariello e Angelino Alfano, stia scommettendo su una dilazione dei tempi, su una manovra di alleggerimento che forse (forse) non vedrebbe affatto contrario nemmeno il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.