In Israele arriva “Y”, la superspia che consiglierà Netanyahu sull'Iran. Chi è il nuovo capo della sicurezza

Giulio Meotti

Fino a due settimane fa il nome di Yossi Cohen era protetto dalla censura militare israeliana. Sulla stampa compariva soltanto come “Y.”, con la lettera ebraica yud del suo nome. Cohen era infatti il vicedirettore del Mossad, il servizio segreto dello stato ebraico. Una carica operativa che doveva restare nell’ombra, non come il direttore. Poi lunedì è arrivato l’annuncio, da parte del premier Benjamin Netanyahu, che Cohen andrà a dirigere il National Security Council, l’organismo centrale nella sicurezza israeliana. Cohen sarà anche consigliere personale di Netanyahu.

    Fino a due settimane fa il nome di Yossi Cohen era protetto dalla censura militare israeliana. Sulla stampa compariva soltanto come “Y.”, con la lettera ebraica yud del suo nome. Cohen era infatti il vicedirettore del Mossad, il servizio segreto dello stato ebraico. Una carica operativa che doveva restare nell’ombra, non come il direttore. Poi lunedì è arrivato l’annuncio, da parte del premier Benjamin Netanyahu, che Cohen andrà a dirigere il National Security Council, l’organismo centrale nella sicurezza israeliana. Cohen sarà anche consigliere personale di Netanyahu. La superspia prende il posto di Yaakov “Yeki” Amidror, che in questi due anni ha tenuto i rapporti delicati con gli Stati Uniti sulla questione nucleare iraniana e ha svolto un ruolo importante nella mediazione con la Turchia sull’affare della flottilla.
    Nella comunità d’intelligence, Cohen è noto come “il modello”, per la sua bellezza e prestanza fisica. Maratoneta che parla un inglese perfetto, padre di quattro figli, Cohen è segnato da una storia familiare drammatica. Il figlio, Yonatan, ha sofferto per una paralisi cerebrale durante il parto prematuro ed è oggi costretto su una sedia a rotelle. Ma questo non gli ha impedito di diventare comandante nell’ufficio stampa dell’esercito, dopo essere stato un ufficiale della celebre “unità 8200”, quella della raccolta dati nei paesi stranieri. La nomina di Yossi Cohen è strategica nella difesa d’Israele, perché la spia è anche ritenuta il candidato speciale per sostituire Tamir Pardo quando questo tra due anni lascerà la guida del Mossad (Pardo fino alla nomina era noto come “T.”).

    Il Mossad è diviso in tre dipartimenti: il “Keshet” (arcobaleno), che si occupa di operazioni di sorveglianza; il “Caesarea”, che effettua operazioni clandestine all’estero e il “Tsomet” (incrocio), che gestisce le risorse umane e analizza le informazioni. Cohen ha diretto la sezione “Tsomet”, quella incaricata di reclutare agenti e di infiltrarli nei paesi nemici. Un dipartimento messo duramente alla prova dal recente caso del “prigioniero X”, Ben Zygier, suicidatosi in una cella israeliana dopo aver fatto arrestare diversi informatori libanesi che fornivano informazioni al Mossad. Era già successo in passato che informatori israeliani tradissero e passassero al nemico. Ma un agente del Mossad non aveva mai fatto quello che ha fatto Zygier: tradire lo stato ebraico. E’ stata dunque un’amara sconfitta per Israele e il suo servizio segreto, mentre per Hezbollah è stato uno dei rarissimi casi in cui un servizio di intelligence arabo ha sconfitto quello israeliano (a causa delle rivelazioni di Zygier sono stati uccisi numerosi informatori israeliani in Libano). Sarebbero stati gli agenti di Yossi Cohen, stando al libro di Dan Raviv e Yossi Melman “Spies against Armageddon”, ad aver eliminato almeno quattro scienziati iraniani impegnati nel progetto nucleare. “I metodi, le comunicazioni, il mezzo di trasporto e anche le bombe usate nelle uccisioni a Teheran sono troppo sensibili perché il Mossad le abbia condivise con i mercenari”, scrivono Melman e Raviv. Le eliminazioni degli scienziati iraniani avrebbero avuto lo stampo “blu e bianco”: i colori della bandiera israeliana. Il libro ha rivelato che agenti israeliani sarebbero entrati ed usciti dalla Repubblica islamica dell’Iran e che ci sarebbero persino “case sicure” per le spie ebraiche, risalenti al periodo in cui Gerusalemme aveva relazioni speciali con l’Iran della monarchia Pahlavi.

    Nel commentare proprio la scelta di Cohen come nuovo responsabile della sicurezza del governo Netanyahu, Melman e Raviv hanno commentato: “Cohen ha diretto le spie in quattro continenti, fra cui Africa ed Europa. Consiglierà Bibi su come sabotare l’Iran”. Da mesi non ci sono più notizie di attentati alle strutture atomiche di Teheran, mentre l’Iran ha appena attivato settemila nuove centrifughe per il programma nucleare, di cui un migliaio di tipo nuovo.

    • Giulio Meotti
    • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.