Scandal alla coreana

Giulia Pompili

Nel film “World War Z” i nordcoreani sono una delle poche popolazioni a sopravvivere a un’invasione di zombie perché il leader di Pyongyang decide di cavare i denti a tutti i cittadini, evitando quindi il contagio da morso. Un particolare che non c’è nel libro di Max Brooks da cui è tratto il film, dove la Corea del nord si salva grazie alla capillare rete di tunnel sotterranei costruiti durante la guerra con il sud. Insomma, il pragmatismo nordcoreano è diventato un topos, un efficace espediente letterario, anche se a volte le notizie che arrivano dal regno della dinastia dei Kim superano le fantasie degli sceneggiatori di Hollywood.

    Nel film “World War Z” i nordcoreani sono una delle poche popolazioni a sopravvivere a un’invasione di zombie perché il leader di Pyongyang decide di cavare i denti a tutti i cittadini, evitando quindi il contagio da morso. Un particolare che non c’è nel libro di Max Brooks da cui è tratto il film, dove la Corea del nord si salva grazie alla capillare rete di tunnel sotterranei costruiti durante la guerra con il sud. Insomma, il pragmatismo nordcoreano è diventato un topos, un efficace espediente letterario, anche se a volte le notizie che arrivano dal regno della dinastia dei Kim superano le fantasie degli sceneggiatori di Hollywood. Per esempio ieri il quotidiano sudcoreano Chosun Ilbo riportava la notizia dell’esecuzione pubblica di dodici artisti nordcoreani, condannati a morte sulla base di vari capi d’accusa, tra cui violazione della legge sulla pornografia e detenzione illecita di Bibbie. Ma tra i dodici musicisti giustiziati, tutti membri della Unhasu Orchestra, c’è una cantante che il giovane leader Kim Jong-un conosce bene. Si chiama Hyon Song-wol, nome d’arte Mun Kyong-jin, e l’8 agosto scorso il dittatore era in prima fila ad applaudirla durante un concerto a Pyongyang. Dieci giorni dopo avviene l’arresto, poi la fucilazione pubblica in presenza dei famigliari – spediti in seguito nei campi di lavoro. Quello che agli occhi di un occidentale potrebbe sembrare l’ordinario ordine di esecuzione di un folle dittatore di una nazione affamata, secondo gli analisti sarebbe in verità una shakespeariana storia di gelosia in un triangolo tra moglie, marito e amante, dove il marito è il giovane leader ingenuo di una nazione che lo venera e la moglie ha il pragmatismo di una first lady nordcoreana. E il condizionale è d’obbligo, nelle vicende di Palazzo di Pyongyang, perché nel regno dei Kim non c’è notizia che non possa essere fiction, e viceversa.

    “Attrazione fatale” versione asiatica
    Ri Sol-ju, figlia di un professore universitario e di una ginecologa, da giovane canta in un’orchestra. Non un’orchestra qualsiasi, ma la Unhasu Orchestra, una delle più famose di tutta la Corea del nord, quella che rappresenta il Partito all’estero – quando i membri della Unhasu furono spediti a suonare Brahms a Parigi, nel marzo del 2012, i media occidentali parlarono di una “diplomazia culturale” che ricominciava a funzionare. Nel regime di Pyongyang, in realtà, far parte di un gruppo che può permettersi di fare viaggi all’estero è il prestigio massimo, perché i funzionari di Partito devono fidarsi ciecamente di qualcuno che poi non diserterà non appena varcato il confine. Ri Sol-ju si esibisce spesso nell’Opera house di Pyongyang, anche davanti al Caro leader Kim Jong-il e al suo giovane figlio Kim Jong-un, ma non riesce mai ad attirare le attenzioni di qualcuno degli ufficiali in divisa che assistono ai concerti. A oscurare la sua luce e la sua voce, infatti, c’è sempre Hyon Song-wol, che non è solo la prima voce della Unhasu Orchestra ma è anche la cantante di un gruppo pop di successo, i Pochonbo Electronic Ensemble. Hyon Song-wol è bella e disinibita, basta guardare il videoclip di “Excellent Horse-Like Lady” per capire che non c’è competizione. Ed è infatti lei ad attirare le attenzioni del futuro leader Kim Jong-un, con il quale attorno agli anni 2000 inizia una torbida relazione, osteggiata dall’autoritario padre Kim Jong-il. Nel 2006 Hyon Song-wol sparisce dalle scene, sposa un militare e resta incinta, ma all’amore non si comanda e nemmeno al dittatore del più pericoloso regime d’Asia e quindi nel 2011, quando muore il Caro Leader, i due riprendono ad amarsi contro la volontà del Partito. Nel frattempo però per Kim Jong-un, succeduto al trono di Pyongyang, aumentano le responsabilità. Per essere credibile agli occhi del mondo, e ci sono minacce di guerra nucleare da pronunciare e missili a lunga gittata da testare, deve sposarsi, non può restare amante per la vita. Quando la notizia del matrimonio di Kim Jong-un inizia a circolare, i media occidentali hanno subito pensato al coronamento di un amore adolescenziale, quello con Hyon Song-wol, e le prime foto ufficiali della coppia dittatoriale davano ragione ai pettegolezzi. E invece no, la moglie era Ri Sol-ju, la sfigata dell’orchestra che da adulta somiglia così tanto a Hyon. Ma la sceneggiatura va oltre, perché la relazione tra il giovane leader e la frontwoman dell’orchestra va avanti anche dopo l’ufficializzazione del matrimonio con Ri Sol-ju. E l’8 agosto scorso, quando Ri ha visto suo marito, il leader dell’ultimo regime socialista ancora in piedi, applaudire sorridente e pieno d’amore per Hyon, che era lì a cantare per lui durante un concerto della Unhasu Orchestra, ha deciso che bisognava pur far qualcosa. Secondo gli osservatori sarebbe stata Ri a ordinare l’arresto di quasi tutti i membri dell’orchestra. Hyon è stata accusata non solo di aver tradito l’ateismo di stato portando con sé delle Bibbie ma di essere anche un po’ puttana, visto che – sempre secondo l’accusa sommaria – si riprendeva mentre faceva sesso e i suoi filmati venivano venduti in Cina. Ri ha vinto, la coppia dittatoriale ha salvato la faccia. E se la ricostruzione degli osservatori fosse vera, sarebbe pronta una versione di “Attrazione fatale” à la nordcoreana.

    • Giulia Pompili
    • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.