Il Quirinale ferma la giostra

Salvatore Merlo

E’ forse l’ultima mediazione possibile, l’ultimo tentativo di raddrizzare il piano inclinato verso la crisi di governo. Ieri pomeriggio Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, il più vecchio amico di Silvio Berlusconi, ha avuto un colloquio con Giorgio Napolitano, in gran segreto, lontano da occhi e orecchie indiscrete. Ed è anche per questo, non è certo un caso, che ieri il presidente della Repubblica si è rivolto al Cavaliere con tono risoluto ma pure conciliante, un segnale di dialogo. Si sono riaperti i dedali sotterranei tra Arcore e il Quirinale, quei cuniculi tortuosi che si erano ostruiti nei giorni scorsi.

L'editoriale Crisi, cui prodest. Il caos giova più ai manettari che a Berlusconi

    E’ forse l’ultima mediazione possibile, l’ultimo tentativo di raddrizzare il piano inclinato verso la crisi di governo. Ieri pomeriggio Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, il più vecchio amico di Silvio Berlusconi, ha avuto un colloquio con Giorgio Napolitano, in gran segreto, lontano da occhi e orecchie indiscrete. Ed è anche per questo, non è certo un caso, che ieri il presidente della Repubblica si è rivolto al Cavaliere con tono risoluto ma pure conciliante, un segnale di dialogo. Si sono riaperti i dedali sotterranei tra Arcore e il Quirinale, quei cuniculi tortuosi che si erano ostruiti nei giorni scorsi. “Conservo fiducia in Berlusconi”, ha fatto sapere il presidente della Repubblica il quale dalle parole di Confalonieri deve anche aver ricavato l’idea che il Cavaliere non stia bluffando, che qualche rischio il governo lo corre. Il lavorìo della diplomazia dunque riprende parallelo ai piani più bellicosi di Arcore, al veleno che annebbia la mente, ai cattivi umori del sovrano che lunedì parlerà a San Remo, alla festa del Giornale.

    Ai piani alti di Mediaset, nei giorni scorsi, erano arrivati segnali di forte irritazione provenienti dalla presidenza della Repubblica per i toni assunti nei confronti del Quirinale, e del presidente in persona, da parte di alcune testate riconducibili al gruppo e alla famiglia Berlusconi, compreso il Giornale, di cui il presidente conserva diversi ritagli di articoli, titoli e persino una selezione della posta dei lettori. Così Confalonieri, l’uomo dei consigli sempre aggraziati, lo “zio Fedele”, come lo chiama Marina Berlusconi, ha colto l’occasione, si è fatto politico, è arrivato a Roma, ha compiuto un giro di consultazioni, un pranzo con Gianni Letta e uno con Gaetano Quagliariello, ha misurato la pressione di questo strano partito chiamato Pdl, e ha infine preso la via del Quirinale.

    Ma il racconto del colloquio tra il presidente della Repubblica e quello delle televisioni si fa evanescente. Impossibile decifrare nel dettaglio l’esito di un incontro senza testimoni. E’ certo però il contesto attorno al quale si è intessuta la trama garbata di Confalonieri. Dopo la politica, declinato il tentativo del gran visir Letta, hanno preso a muoversi la mobilia, la famiglia, gli affetti e il portafoglio. Mercoledì sera, ad Arcore, a cena, presente anche Marina, si è a lungo parlato della delicata missione dello “zio Fedele”. La famiglia e l’azienda collegano con affanno il Castello e il Quirinale. C’è chi disfa e chi tesse. A Berlusconi spiegano che non esiste una soluzione salvifica totale, che insomma da questa vicenda, inevitabilmente, il Cavaliere dovrà accettare d’uscire un po’ ammaccato. Ma può mettere al sicuro il lavoro d’una vita, e non è poco. “Qualcosa sul campo la devi lasciare”, gli dicono, “non c’è un solo modo di fare il leader”, “l’unica strategia è quella istituzionale”. E insomma, anche fuori dal Parlamento si può esercitare il carisma. “Dimettiti dal Senato e stringi un patto con Napolitano”. L’orizzonte riguarda la commutazione della pena, il possibile rinvio alla Corte costituzionale della legge Sverino. Ma è Berlusconi che deve chiedere clemenza, dice il Quirinale. E’ per questo che il Cavaliere non trova pace, oscilla e ripete, sordo, “no”.

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    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.