Tutta la verità sui finanziamenti del Fatto. L'infiltrato fisso confessa

Maurizio Milani

Prima deposizione davanti al pm 26/2/2013 poi ritrattata e ho dato un’altra versione. Poi ho ritrattato anche questa e sono tornato alla prima versione. Alla fine sono risultato pentito inattendibile. Sono stato rinviato a giudizio per depistaggio e aver fatto perder tempo e soldi all’autorità giudiziaria.
Prima deposizione. Pochi anni fa dovevo scontare la fine reclusione ai servizi sociali. Ero in semilibertà (obbligo di firma al circolo Arci di viale Monza a Milano). Tutti i giorni con altri 250 detenuti dovevamo partecipare alla scuola di scrittura Holden di Alessandro Baricco. Per aiutare i detenuti a inserirsi nella società i corsi erano misti.

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    Prima deposizione davanti al pm 26/2/2013 poi ritrattata e ho dato un’altra versione. Poi ho ritrattato anche questa e sono tornato alla prima versione. Alla fine sono risultato pentito inattendibile. Sono stato rinviato a giudizio per depistaggio e aver fatto perder tempo e soldi all’autorità giudiziaria.
    Prima deposizione. Pochi anni fa dovevo scontare la fine reclusione ai servizi sociali. Ero in semilibertà (obbligo di firma al circolo Arci di viale Monza a Milano). Tutti i giorni con altri 250 detenuti dovevamo partecipare alla scuola di scrittura Holden di Alessandro Baricco. Per aiutare i detenuti a inserirsi nella società i corsi erano misti. Detenuti e incensurati (cittadini liberi che invece di andare in palestra si erano iscritti alla Holden). Costo per partecipare 2.800 euro. A noi detenuti pagava il comune. I corsi si tenevano all’Arci di viale Monza. Dopo 5-6 lezioni (molto belle) con altri allievi ci siamo stufati. Uscivamo durante le lezioni di Baricco; andavamo a chiedere il pizzo ai negozi attorno alla scuola. Ci siamo trovati non bene, benissimo. A metà lezione tornavamo in classe e scrivevamo quello che avevamo appena fatto; cioè un’estorsione ai danni dei commercianti. Baricco: “Bello questo componimento, avete la stoffa, bravi”. Noi: “Grazie! Grazie prof!”. Se avessimo avuto i mezzi educativi e culturali di oggi, dieci anni fa non saremmo finiti in galera.

    Tengo a precisare che la banda di estorsori era composta da me, due ex galeotti e cinque incensurati che vedendo quello che facevamo (ottimi risultati anche a scuola) si erano convinti anche loro a delinquere. Per cui vado contro il mio interesse, anzi sono in conflitto… Però lo stato non solo non ci ha riabilitato, ma abbiamo cooptato nella malavita altri bravi cittadini.
    Dopo la scuola Holden avevo messo via un discreto gruzzolo, circa due milioni di euro. Decisi di investirli in attività “cool”, arte moderna, design, cinema impegnato. Decisi per l’editoria. Mi proposi tramite la mia ex morosa incensurata impiegata in una tipografia a una casa editrice. Loro è chiaro non sapevano da dove arrivavano i milioni di euro. Qui si ferma la prima deposizione. Ritratto tutto. Anche se ho firmato il verbale. Dico al giudice: “Dottore ho detto un sacco di balle”.

    Seconda deposizione. Voglio dire la verità bene. Anni fa avevo un problema sul lavoro; c’era un tipo grande e grosso che mi aveva preso di mira. Forse era pederasta. Anch’io lo sono, ma non è che mi piacciono tutti. Comunque era diventato un problema. Decisi di rivolgermi a un mio conoscente, molto stimato da tutti. Ragazzi, non so cosa gli ha detto, so che il mio collega di lavoro mi ha lasciato stare. Non sapevo come sdebitarmi. L’amico non ha voluto niente. L’anno scorso mi chiama e fa: “Ascolta; abbiamo dieci milioni da investire, te li do, fanne quello che vuoi”. Essendo un po’ introdotto decisi di puntare sull’editoria. Contattai un mio amico gran brava persona, il conte Aliberti, titolare della casa editrice Aliberti. Insomma per farla breve poi vengo a sapere che la casa editrice Aliberti ha il 15 per cento delle azioni dell’editoriale del Fatto. Mi dispiace avergli inquinato il capitale, perché parliamoci chiaro, i dieci milioni che avevo da investire venivano dalla rapina di un blindato pieno d’oro che andava in Svizzera. Mi dispiace anche perché ho tanti amici che leggono il Fatto. Telefono a Gomez. Gli spiego tutto. Gomez fa: “Dispiace, ma ormai la frittata è fatta. Meglio insabbiare tutto”. Io: “Ok direttore online”. Telefono a Ferruccio Sansa: “Dott. Sansa, senza volerlo ho immesso nel capitale sociale soldi di provenienza dubbia. Cosa faccio?”. Sansa: “Faremo sapere grazie!”. Telefono a Barbacetto: “Barbacetto mi scusi ho usato il conte Aliberti…”. Barbacetto: “Ma sì! Può capitare se c’è la buona fede. Vivila come un’esperienza”. Io: “Ok! Grazie, mi sento più sollevato”. Telefono a Liuzzi. Risponde: “E’ un fatto gravissimo, ma ci conviene tirarlo fuori adesso? Aspettiamo due anni”. Io: “Ok!”. Telefono a Padellaro, gli spiego tutto. Padellaro: “Bravo; volevamo vedere se eri un cittadino onesto e lo sei, la trappola l’avevamo organizzata noi. E’ un metodo che proviamo per vedere di chi possiamo fidarci”. Io: “Allora i dieci milioni di euro erano una polpetta avvelenata per mettermi alla prova”. Padellaro: “Certo! Cosa pensavi? Adesso tu per noi sei un cittadino non onesto, di più. Moderno e eticamente solidale”. Io: “Grazie. Quando mi date una rubrica sul football americano e il wrestling?”. Alla fine mi sono rivolto a Oliviero Beha. Io: “Oliviero, anni fa ho ciulato un camion Pellicano, quelli gialli enormi che ci sono nelle cave…”. Oliviero: “Ma sì! Tutti da ragazzi abbiamo fatto delle bravate…”. Poi per paura di essere intercettato da Gomez (vedi “Le vite degli altri”, il film) ha denunciato la telefonata all’autorità giudiziaria.

    Sono stato rinviato a giudizio per peculato. Ma peculato di che cosa? Certo, il materiale didattico della scuola Holden di Baricco a fine corso era sparito tutto; ma chi dice che l’ho ciulato io? Ok! L’ho ciulato, per essere pentito attendibile mi assumo responsabilità non mie. Però a questo punto voglio che lo stato mi faccia fare a sue spese un corso di teatro e di informatica. Occhio ai computer che la scuola ci dà in dotazione. Non vorrei partire alla mattina con 30 computer e arrivare alla sera con uno. Chi li ha rubati? Io per forza.

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