Parla Ennio Doris

Il banchiere del Cav. invoca un disarmo bilaterale di un anno

Salvatore Merlo

“L'Italia ha bisogno di uno o due anni di stabilità. E' un problema di sistema. Sono d'accordo con il presidente della Repubblica quando dice che senza unità e senza coesione non c'è via d'uscita dalla crisi economica”. Poi Ennio Doris, presidente di Banca Mediolanum, volto finanziario di Silvio Berlusconi, l'amico, il socio, il consigliere aggraziato, fa una pausa teatrale, silenzio… “Coesione fa rima con pacificazione”, dice.

    “L’Italia ha bisogno di uno o due anni di stabilità. E’ un problema di sistema. Sono d’accordo con il presidente della Repubblica quando dice che senza unità e senza coesione non c’è via d’uscita dalla crisi economica”. Poi Ennio Doris, presidente di Banca Mediolanum, volto finanziario di Silvio Berlusconi, l’amico, il socio, il consigliere aggraziato, fa una pausa teatrale, silenzio… “Coesione fa rima con pacificazione”, dice. E dunque, in un altro giorno di tramestìo parlamentare, di tensioni e di attesa per le sorti del governo, con l’Italia politica ancora sospesa e Berlusconi chiuso ad Arcore, a rimuginare, da Milano e dal cuore degli interessi familiari e affettivi del Cavaliere sorge la voce solitamente schiva di Doris, il banchiere di famiglia, potenza che agisce sempre sotto traccia, come un sommergibile. “Qualcuno dice che questa è la crisi più grave degli ultimi cento anni”, dice al Foglio. “Non so se sia vero, ma ho settantatré anni e so per certo che stiamo attraversando la crisi più grave dal Dopoguerra. Abbiamo già subìto una contrazione del pil pari al 10 per cento e la disoccupazione è esplosiva. Allora penso che ciascuno adesso debba fare la sua parte per rilanciare l’Italia. La politica, le banche, gli imprenditori, a ciascuno il suo”. E quella del banchiere sembra una parabola rivolta all’amico Silvio, un’allegoria pedagogica e affettuosa, un racconto denso di sottintesi. “Da parte mia lancerò presto un piano di mutui agevolati per la ristrutturazione delle case, con tassi bassissimi, stracciati”, dice. “Il governo ha messo in campo un piano di incentivi molto azzeccato, perché ristrutturare casa è il migliore investimento possibile, bisogna crederci. Per quanto ci riguarda ho fatto qualche calcolo e questo piano di mutui a tasso agevolato, considerando il costo del denaro, finirà con il costarmi. Forse ci rimetterò un po’. Ma non importa il danno minimo nel breve periodo, perché se il mercato riparte, alla fine, ce ne gioveremo tutti”. Ed ecco l’allusione, ma neanche tanto, al tormento del Cavaliere, ai dubbi, alle decisioni fatali che tra qualche giorno Berlusconi dovrà prendere, in bilico com’è fra tentazioni crisaiole e pudori istituzionali, mentre il Senato si appresta a espellerlo dal Parlamento. “Questo è un tornante della storia. E’ il momento di sacrificare alcuni interessi minori, e personali, a vantaggio di quelli superiori e collettivi. Noi perderemo del denaro con i mutui”, allude Doris. “Per questo sono d’accordo con Giorgio Napolitano, e pure con il mio amico Fedele Confalonieri”, insiste il banchiere. “L’Italia deve mettere da parte la lotta, i toni gladiatori, la guerra civile fredda. Ci vuole un po’ di pace e di calma, ci vuole tempo per far ripartire la nostra economia”.

    “In ballo c’è la vita di un amico”
    Uno o due anni di stabilità, pensa Doris, un tempo minimo, e il presidente di Mediolanum cita una famosissima frase di John Fitzgerald Kennedy: “Non dobbiamo chiederci cosa il nostro paese può fare per noi ma cosa noi possiamo fare per il nostro paese. Queste parole vanno benissimo per noi e per il nostro tempo. L’Italia, negli ultimi anni, ha molto sofferto il conflitto tra la politica e la giustizia, bisogna che tutti depongano le armi e sacrifichino qualcosa”. Si dice che il presidente di Banca Mediolanum sia stato determinante per far inclinare Berlusconi verso l’idea delle dimissioni, a novembre del 2011, quando i fendenti dello spread piagavano i conti pubblici in rosso dell’Italia sbandata, quando arrivò Mario Monti con il benestare del Cavaliere. Doris è un uomo ascoltato, prudente, rispettato, attento custode d’interessi sedimentati, rappresenta il portafoglio, la mobilia di casa, la roba. Assieme a Fedele Confalonieri e Gianni Letta, compone attorno a Berlusconi il gruppo di amici nell’interno di Arcore, quelli che cenano assieme a Marina e Pier Silvio, che al Cavaliere si rivolgono da pari a pari, diversi e più liberi nei toni dalla corte politica, dagli uomini del Pdl che Berlusconi sempre domina col fascino della sua volontà oggi così tormentata dal dubbio. “Per capire Berlusconi bisognerebbe provare a mettersi nei suoi panni”, dice l’amico banchiere, “non si può giudicare da fuori. Silvio sa che in ballo ci sono la sua libertà e i successi d’una vita. Non c’è da stupirsi delle sue incertezze amletiche”. Ma il compito di un amico consiste nell’essere sincero, e dunque, “è necessaria stabilità al governo”. Punto.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.