Che cos'è il "parbuckling"
Prima della Costa Concordia
La stampa italiana ha ora scoperto la parola “parbuckling”, ma gli etimologisti dell'inglese in realtà non sanno da dove il termine salti fuori. Pronunciata in origine “parbunkle”, si iniziò a usare attorno al 1620, l'epoca dei grandi vascelli che attraversavano gli oceani carichi soprattutto di barili, che erano i container dell'epoca. E il parabunckle, poi parabuckle, era in origine una corda, che veniva usata appunto per movimentare i barili più pesanti, facendoli ruotare su sé stessi. Dalla corda, il termine iniziò a indicare anche un qualunque paranco o leva usato per lo stesso scopo. Dallo strumento nacque in seguito il verbo, “parabuckling”, per indicare la tecnica del far ruotare i barili.
La stampa italiana ha ora scoperto la parola “parbuckling”, ma gli etimologisti dell’inglese in realtà non sanno da dove il termine salti fuori. Pronunciata in origine “parbunkle”, si iniziò a usare attorno al 1620, l’epoca dei grandi vascelli che attraversavano gli oceani carichi soprattutto di barili, che erano i container dell’epoca. E il parabunckle, poi parabuckle, era in origine una corda, che veniva usata appunto per movimentare i barili più pesanti, facendoli ruotare su sé stessi. Dalla corda, il termine iniziò a indicare anche un qualunque paranco o leva usato per lo stesso scopo. Dallo strumento nacque in seguito il verbo, “parabuckling”, per indicare la tecnica del far ruotare i barili. Dagli originali barili il verbo fu sempre più utilizzato anche per la tecnica di far ruotare allo stesso modo le barche alla deriva, barche costruite con legno di piccolo tonnellaggio e al centro di operazioni simili a quelle degli scaricatori di porto. Infine, quando ormai i barili non si usavano più per i trasporti marittimi, il termine passò alla tecnica per recuperare le grandi navi in metallo affondate o incagliate. Come la Costa Concordia. Il parbuckling è diventato nel frattempo termine esclusivo di questa tecnica di recupero navale, e quello dell’Isola del Giglio è il più colossale parbuckling mai tentato. 500 tecnici, 22 navi, otto barche, 30.000 tonnellate di ferro, mezzo miliardo di dollari di investimento, e un consorzio creato a hoc, per un relitto da 289 metri di lunghezza, 35 di larghezza, 114 tonnellate di stazza lorda. Le “corde” saranno in questo caso giganteschi cavi di acciaio, messi in tensione da 22 martinetti idraulici ancorati a 11 torri, e fissati alla sommità dei nove cassoni centrali. Il “tiro” farà appoggiare la Costa Concordia su un falso fondale di sacchi riempiti di cemento e dotati di occhielli per la rimozione.
Su tutto ciò la stampa sta dando ampi particolari, ripetendo come finora la più grande operazione di parbuckling mai tentata era stata quella della corazzata Oklahoma: adagiata sul fondo di Pearl Harbor dopo l’attacco del 7 dicembre 1941, in cui erano morti 429 uomini del suo equipaggio. Già spettacolare era stata l’operazione con cui furono salvati 32 superstiti intrappolati nella sua carcassa. L’operazione di parbuckling iniziò l’8 marzo 1943 e fu completata il 16 giugno quando ormai ci si rese conto che non avrebbe potuto più essere rimessa in efficienza. Cannoni e altri apparati recuperabili furono quindi passati ad altre navi, e la carcassa fu rivenduta per demolirla. Il 17 maggio 1947 le due navi che la stavano trainando a San Francisco si accorsero però che imbarcava acqua rischiando di far affondare anche loro. Così mollarono i cavi, e la lasciarono inabissarsi al largo delle Hawaii.
Non ci sono state però solo la Costa Concordia e la Oklahoma. Anche il posamine Oglala, a sua volta affondato a Pearl Harbor, fu recuperato il 23 aprile 1942: 12 giorni dopo il fallimento di un primo tentativo. Tornato in linea nel 1944, fu trasformato in nave deposito nel 1946, e demolito nel 1965. Di fabbricazione statunitense e combattente nella Seconda Guerra Mondiale era anche il cacciatorpediniere Bowers. Passato nel 1960 alla Marina Filippina col nuovo nome di Rajah Soliman, affondò il 29 giugno 1964 per un tifone. Risollevato nel gennaio 1965 da due navi Usa, ci si rese conto che aggiustarlo sarebbe costato troppo preferendo mandarlo in demolizione il 31 gennaio 1966.
Più recente fu il disastro della Herald of Free Enterprise, traghetto ilglese che Il 6 marzo 1987 si capovolse su un fianco in seguito alla mancata chiusura dei portelloni di accesso al garage, non appena partita dal porto belga di Zeebrugge. L'incidente, il più grave ad aver coinvolto una nave battente bandiera inglese in tempo di pace dai tempi del Titanic, costò la vita a 193 persone. Un mese dopo il traghetto fu recuperato e rimorchiato nel porto di Zeebrugge. Ribattezzato Flushing Range, fu rivenduto per la demolizione a Taiwan nel marzo 1988. Il 19 giugno 2004 affondò invece in acque basse a sud del porto norvegese di Bergen la nave da carico per minerali Rocknes, battente bandiera di Antigua e Bermuda, con la morte di 18 dei 30 uomini di equipaggio. Recuperata nel 2004, è tornata in servizio nel giugno 2005, col nuovo nome di Nordnes e con nuova bandiera olandese. E per l’Italia c’è stato anche il caso della Repubblica di Genova della Grimaldi Lines. Adagiatasi su un fianco nel porto di Anversa con un carico di container e autovetture usate l’8 marzo 2007, è stata recuperata nel settembre successivo.
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