Istantanee che passione

La superiorità di Instagram, ovvero il filtro del desiderio

Annalena Benini

Il meglio di sé, con in più il filtro del desiderio, ecco la perfezione di Instagram. I filtri colorati ci consentono di mettere in mostra ciò che vorremmo essere (ciò che sentiamo di essere e meritare davvero: il tramonto più rosso, il mare più blu e noi lì, più lucenti che mai, più misteriosi, attraenti, e con un'idea precisa e migliore di mondo fra le dita). Mark Zuckerberg ha comprato Instagram un anno fa, per una cifra esorbitante di denaro, contando sul millennio dell'Io e dei sorrisi che splendono e degli occhi che brillano, e adesso il millennio celebra Instagram, lo ringrazia per tutta l'ispirazione che offre, lo usa come una biblioteca, come una strada piena di gente che ha sempre qualcosa da dire.

Rizzini Perché il Pd cerca nell'autoscatto la prova della sua purezza ideologica

    Il meglio di sé, con in più il filtro del desiderio, ecco la perfezione di Instagram. I filtri colorati ci consentono di mettere in mostra ciò che vorremmo essere (ciò che sentiamo di essere e meritare davvero: il tramonto più rosso, il mare più blu e noi lì, più lucenti che mai, più misteriosi, attraenti, e con un’idea precisa e migliore di mondo fra le dita). Mark Zuckerberg ha comprato Instagram un anno fa, per una cifra esorbitante di denaro, contando sul millennio dell’Io e dei sorrisi che splendono e degli occhi che brillano, e adesso il millennio celebra Instagram, lo ringrazia per tutta l’ispirazione che offre, lo usa come una biblioteca, come una strada piena di gente che ha sempre qualcosa da dire. Molto più di una condivisione di foto di vacanze  e di spaghetti, anche quando ci mettiamo le vacanze e gli spaghetti, colorandoli di più, Instagram ha  introdotto la possibilità di caricare anche brevi video, e nelle prime ventiquattr’ore di questa novità cinque milioni di video sono stati lanciati, guardati, commentati, studiati: come si guarda una sfilata di moda, come si osservano le persone al semaforo o ai tavolini di un bar, ma con la possibilità di migliorarle, di metterci una didascalia, come a un dipinto, e di presentare al mondo quel che, con il filtro adatto, con la luce giusta, e con il compulsivo cercare lo scatto più gentile, potremmo davvero avere visto, o perfino essere. Instagram è la possibilità di sentirsi grandi fotografi, soprattutto grandi scopritori di attimi e di angoli scovati da noi soltanto, che abbiamo la prontezza di fare clic e di condividere, che sappiamo scegliere in un istante fra il bianco e nero e l’infuocato, fra il cielo stellato e una mano smaltata.

    Ognuno costruisce la propria immortalità in modo visuale, senza le digressioni e gli inviti alle feste  e gli scocciatori di Facebook, senza il bisogno del pensiero veloce e brillante di Twitter, solo rendendo più rossa una bocca, più lucida una strada, e il New York Times l’ha definito: l’ultima musa della moda, perché siamo tutti così impegnati a mostrare il nostro lato migliore, il nostro momento creativo, la nostra gonna con le farfalle, o la sedia tappezzata di fiori, che quel momento, quella gonna e quei fiori diventano sicuri e desiderabili, diventano la propaganda poetica di noi stessi. A. A. Gill, il critico del Sunday Times, ha scritto che Instagram è superiore, per impatto, a tutti gli altri social network, ed è la celebrazione diaristica dell’autoscatto, l’ammissione che sì, stiamo tutto il tempo con il telefono in mano a scattare, cancellare, riprovare e poi a filtrare, a cercare con lo sguardo qualcosa da condividere  e con cui mostrare al mondo che abbiamo ragione noi e quelle nuvole (o quei piedi) erano davvero irresistibili. Ecco le immagini che provano che la nostra vita è eccezionale, oppure sta per diventarlo, al prossimo autoscatto. E che esistiamo davvero. Abbiamo ragione noi, forse, ma in ogni caso ha ragione il filtro del nostro desiderio.

    Rizzini Perché il Pd cerca nell’autoscatto la prova della sua purezza ideologica

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.