Lo scatto chiappe a terra

Stefano Di Michele

Alzati, Piero! Svetta! Sfida sguardo e boria altrui – come quando i bulletti dell’ultrasinistra ti chiamavano nei giovanili cortei: “Fassinoooooo!”, tu ti giravi e quelli cazzeggiavano: “Lungo e cretino!”. Tirati su, Piero! Torna gru, non farti geco! Elevati! Non si poteva quasi guardare, tanto stringeva il cuore, quella tua foto: tu e l’ex ministro Profumo accovacciati a terra, al comizio dello sbarbatello fiorentino. Neanche i pischelli al concerto del rapper Moreno alla Festa democratica di Genova, tale e quale la concittadina Luciana Littizzetto sulla scrivania televisiva di Fabio Fazio.

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    Alzati, Piero! Svetta! Sfida sguardo e boria altrui – come quando i bulletti dell’ultrasinistra ti chiamavano nei giovanili cortei: “Fassinoooooo!”, tu ti giravi e quelli cazzeggiavano: “Lungo e cretino!”. Tirati su, Piero! Torna gru, non farti geco! Elevati! Non si poteva quasi guardare, tanto stringeva il cuore, quella tua foto: tu e l’ex ministro Profumo accovacciati a terra, al comizio dello sbarbatello fiorentino. Neanche i pischelli al concerto del rapper Moreno alla Festa democratica di Genova, tale e quale la concittadina Luciana Littizzetto sulla scrivania televisiva di Fabio Fazio. E ieri, intervistato da Repubblica, anziché fornire nobili e opportune e credibili spiegazioni – una tallonite persistente, un improvviso fastidio al nervo sciatico, una traditrice macchia d’olio sul parquet – hai deciso di buttare il cuore oltre l’ostacolo dopo aver portato le ginocchia all’altezza del mento: “Noi seduti per terra come segno di passione”. E dove stavate, scusa, a Woodstock? A un “déjeuner sur l’herbe” in un quadro di Monet? A bordo campo alla finale del Mondiale del 2006? Tu, Piero, sei serio e per niente demagogo, pure (eri) comunista&torinese – il più formidabile connubio tra forma e formalismo dell’intero globo terracqueo, un principio di “Signorina Felicita” sempre vigile, “cuci i lini e canti e pensi a me”, altroché, al massimo un vermouth, e adesso scivoli verso improbabili atmosfere baglionesche tra Roma e Ladispoli, “accoccolati ad ascoltare il Renzi…”? Hai detto: “Si percepiva una forte passione politica. In questi casi cambia necessariamente anche la forma”. Non è da te, Piero. E passione per passione, se gli ormoni politici torneranno a inalberarsi al successivo comizio di Matteo, la prossima volta che si fa, invece di salutare con un cordiale “cerea” toccherà battere il cinque? “Il clima era rilassato, divertito, la dimostrazione dell’empatia che sa creare Matteo Renzi”. Che sa creare va bene, se possa pure devastare la piega dei calzoni però è troppo.

    Qualche anno fa hai titolato la tua bella autobiografia “Per passione” (Rizzoli) – e sia pure devotamente compulsata dai militanti, e nonostante la passione messa nero su bianco, non si è avuta notizia di una lettura di massa fatta chiappe a terra come gli hippy con “On the Road” di Kerouac. “Sedersi a terra era un modo per partecipare tutti insieme a questa battaglia”. Ecco, Piero – a tante lotte hai chiamato, e di volta in volta diverse forme la lotta ha preso, ma quella di fare battaglia mettendosi seduti appare la più forte innovazione strategica dai giorni in cui si decise di muover tenzone al Puzzone di Arcore con i girotondi. “Proletari di tutto il mondo, sedetevi!” – suona male, ti pare? E poi, santa pace: mettersi seduti a terra proprio quando Matteo il Magnifico dice che vuole asfaltare! Quello ha sempre di queste tentazioni tra l’edilizia e gli sbancamenti – rottamare! asfaltare! – persino alla guida di una ruspa si è fatto riprendere. E tu ti vai ad accasciare lì davanti proprio in quel frangente? Scansati, Piero! E alzati, dài!

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