Il Cav., il video e l'unico senso possibile del ritorno di Forza Italia

Sergio Soave

E’ facile immaginare il sarcasmo che sarà dedicato dai numerosi antipatizzanti all’annuncio della rifondazione di Forza Italia da parte di Silvio Berlusconi, in un momento drammatico della sua vicenda umana e politica. In effetti raramente i tentativi di rilancio di formazioni politiche del passato sono riusciti. Dal caso tragico del fascismo repubblicano, a quello quasi comico della rifondazione comunista, senza dimenticare il ritorno tutto sommato poco esaltante dei cattolici democratici alla sigla sturziana del Partito popolare, le riesumazioni delle sigle “originarie” dopo una sconfitta o una crisi bruciante non hanno dato quasi mai gli esiti sperati.

Merlo Il conte di Montecristo promette di tenerci ancora compagnia

    E’ facile immaginare il sarcasmo che sarà dedicato dai numerosi antipatizzanti all’annuncio della rifondazione di Forza Italia da parte di Silvio Berlusconi, in un momento drammatico della sua vicenda umana e politica. In effetti raramente i tentativi di rilancio di formazioni politiche del passato sono riusciti. Dal caso tragico del fascismo repubblicano, a quello quasi comico della rifondazione comunista, senza dimenticare il ritorno tutto sommato poco esaltante dei cattolici democratici alla sigla sturziana del Partito popolare, le riesumazioni delle sigle “originarie” dopo una sconfitta o una crisi bruciante non hanno dato quasi mai gli esiti sperati. Può essere diversa la sorte della nuova Forza Italia, in modo tale da smentire le profezie di disastro degli avversari e le appena dissimulate preoccupazioni degli amici? Naturalmente non si può dare una risposta a questa domanda, ma si può misurare la differenza, la qualità speciale dell’esperimento politico forzista, che rende inapplicabili i paragoni anche troppo facili con le vicende che hanno caratterizzato formazioni politiche di struttura profondamente diversa. I “ritorni alle origini” citati avevano in comune la volontà di recuperare la presunta purezza di una impostazione ideologica che poi nel corso delle vicende politiche concrete era andata adattandosi alla realtà fino a perdere o attenuare i suoi caratteri distintivi e innovativi, contenuti appunto nella dottrina politica della fase nascente.

    Forza Italia, da questo punto di vista, è del tutto anomala, non può tornare all’ideologia delle origini perché quella ideologia non è mai esistita, anzi, proprio il rifiuto dell’ideologia come collante di una formazione politica ne è stato il carattere specifico. L’invenzione di Silvio Berlusconi e dei suoi collaboratori di quasi vent’anni fa  fu quella di costruire un messaggio abbastanza generico da non discriminare nessun apporto possibile (il paese che amo) accompagnato a un linguaggio e a una prassi fatta di giudizi netti sui pericoli imminenti di una limitazione delle libertà, il tutto contenuto in un organismo anarchico più simile all’organizzazione di una tifoseria sportiva, della quale si assumevano molti stilemi, che ai rituali dei partiti ideologici. Che questo strano oggetto politico, dileggiato dagli intellettuali (con l’eccezione di un piccolo ma non irrilevante nucleo che invece comprese e sostenne con curiosità l’esperimento inedito) come “partito di plastica” o peggio, si sia dimostrato, alla prova dei fatti, più duraturo e coriaceo delle tante formazioni costruite sulla reiterazione di una forma partito di tipo didattico-ideologico è un dato di fatto, sul quale si può basare un’analisi del fenomeno Forza Italia, fenomeno non necessariamente inscritto solo in un passato irripetibile.

    L’idea di un partito “intermittente”, in grado cioè di presentarsi al livello di massa solo nelle occasioni in cui è necessaria una spinta esterna, elettorale o di mobilitazione, all’azione delle istituzioni sembra negare il principio fondamentale del “partito degli iscritti” riuniti settimanalmente non si sa più bene per fare che cosa. La gestione del partito confusamente delegata agli eletti, sotto la guida suprema ma piuttosto distratta del fondatore carismatico, ha creato quella situazione di anarchia collaborativa che è l’esatto contrario dei sistemi di gestione dei partiti basati sul centralismo burocratico o sulla lotta permanente tra correnti organizzate.

    Questo momento drammatico, per Berlusconi, sembra ripetere la situazione di pericolo avvertita nel momento della fondazione, per questo l’appello all’impegno, una sorta di ultimo appello per evitare la catastrofe del trionfo giustizialista, può dare un carattere specifico alla nuova battaglia del rinato partito di Forza Italia. Si tratta di vedere se ancora una volta lo strano oggetto-partito berlusconiano riuscirà a esercitare la funzione di asse centrale di un sistema di alleanze che volta a volta può vincere o perdere ma resta comunque competitivo.  

    Merlo Il conte di Montecristo promette di tenerci ancora compagnia