Angela nei libri di storia
Angela Merkel come Konrad Adenauer, il 22 settembre 2013 come il 15 settembre 1957. La vittoria storica dell’Unione. Molti ci hanno pensato, quando i conteggi del voto di domenica, in Germania, erano ancora in corso: allora, i cristiano-democratici presero il 50,2 per cento, maggioranza piena. A questa tornata elettorale il risultato non è stato altrettanto netto, ma nell’impresa della cancelliera, al suo terzo mandato con una vittoria straordinaria, resta qualcosa di storico. “A dire il vero quella di ieri ricorda più un’altra elezione, anche quella memorabile”, ricorda lo storico Michael Stürmer parlando con il Foglio. Quella del 1976.
Berlino. Angela Merkel come Konrad Adenauer, il 22 settembre 2013 come il 15 settembre 1957. La vittoria storica dell’Unione. Molti ci hanno pensato, quando i conteggi del voto di domenica, in Germania, erano ancora in corso: allora, i cristiano-democratici presero il 50,2 per cento, maggioranza piena. A questa tornata elettorale il risultato non è stato altrettanto netto, ma nell’impresa della cancelliera, al suo terzo mandato con una vittoria straordinaria, resta qualcosa di storico. “A dire il vero quella di ieri ricorda più un’altra elezione, anche quella memorabile”, ricorda lo storico Michael Stürmer parlando con il Foglio. Quella del 1976. Allora l’Unione guidata da Helmut Kohl aveva ottenuto il 48,5 per cento dei voti, mentre i socialdemocratici con Helmut Schmidt, allora cancelliere uscente, avevano ottenuto il 42,6 per cento. Schmidt poté contare sui liberali disposti a entrare in una coalizione guidata da lui (oggi, invece, precisa Stürmer, pur essendo uscita dalle elezioni una maggioranza numerica di centrosinistra, le varie anime sono così divise tra di loro da rendere impossibile una coalizione tra Spd, Verdi e Linke) e continuò a governare. Prima che arrivassero i Verdi, erano i liberali i kingmaker della politica tedesca: nel 1982 tolsero la fiducia a Schmidt per andare con Kohl. Dov’è finito quel partito? Queste elezioni entreranno nella storia anche perché l’Fdp, dopo 64 anni, è uscita dal Bundestag.
Secondo Stürmer è sbagliato addossare a Merkel la responsabilità della débâcle dei liberali: mancano da tempo politici di razza a quel partito, uno come Ralf Dahrendorf per esempio. Merkel semmai ha una responsabilità nei confronti della Cdu, che è molto meno liberista e più su posizioni di centrosinistra. Il che lascia uno spazio e una possibilità di ritorno all’Fdp, anche se prima il partito dovrà trovare politici di tutt’altro calibro. Del calibro di Merkel per esempio, che non ha ottenuto la maggioranza assoluta (e a dire il vero, domenica sera nemmeno sembrava volerlo più di tanto, un governo con solo il testosteronico Horst Seehofer), ma ha vinto alla grande o, come fa ancora notare Stürmer, “ha vinto per la prima volta”, visto che i risultati delle elezioni del 2005 e del 2009 erano stati ben sotto le aspettative.
Un’analogia con il 1957 però c’è: riguarda lo slogan elettorale. Adenauer vinse quelle elezioni con un risultato al di sopra di ogni aspettativa soprattutto per il famoso slogan: “Keine Experimente!”. “Niente esperimenti”, ammoniva la scritta sul manifesto, sotto il ritratto disegnato di Adenauer. La frase non era sua, ma dei suoi consulenti elettorali, e riuscì a cogliere gli umori di gran parte dei tedeschi. Anche allora c’era grande incertezza, Adenauer metteva in guardia i suoi concittadini dal votare i socialdemocratici che volevano l’uscita della Repubblica federale dalla Nato, e l’uscita della Ddr dal Patto di Varsavia, in modo da permettere un’unificazione più veloce delle due Germanie. Merkel il mood del tempo l’ha centrato con la gigantografia delle sue mani e la scritta: “Il futuro della Germania in buone mani”.
Se per Stürmer già il numero di governi guidati dà oggi il diritto a Merkel di entrare nei libri di storia, secondo lo storico Paul Nolte la Kanzlerin ci entrerà anche per altri motivi. “Adenauer era riuscito a far amare le idee e le istituzioni democratiche di Bonn anche allo zoccolo più conservatore della Cdu”, spiega Nolte al Foglio. Merkel ha sempre saputo cogliere lo Zeitgeist e fare in modo che il partito fosse al passo con i tempi. “E poi è sbagliato confondere la frase di Adenauer ‘Keine Experimente’ con l’immobilismo”, precisa Nolte. Adenauer allora metteva in guardia i tedeschi dalle ripercussioni che una vittoria dell’Spd avrebbe potuto avere sulle relazioni transatlantiche, ma in politica interna era stato lui a introdurre il modello di pensione dinamica che si adattava all’andamento del costo della vita. Come Adenauer, e su questo Stürmer concorda, Merkel tende a essere attenta al bisogno di stabilità dei tedeschi e al loro modo di procedere, anche quando si parla di grandi cambiamenti, a piccoli passi.
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