Make Love not Sexting

Annalena Benini

All you need is love, canticchiata da Helena Bonham Carter, al posto di un autoscatto in mutandine di pizzo: la ragazza è chiusa in bagno mentre la mamma chiama perché è pronta la cena. Una citazione di Charles Dickens (“Io l’amavo contro ogni possibile ragione, promessa, pace, speranza, felicità, contro ogni possibile scoraggiamento”) invece di una foto a torso nudo con il disperato tentativo di far notare i due peli sul petto, accompagnata da una romanticheria: adesso fammi vedere le tette.

    All you need is love, canticchiata da Helena Bonham Carter, al posto di un autoscatto in mutandine di pizzo: la ragazza è chiusa in bagno mentre la mamma chiama perché è pronta la cena. Una citazione di Charles Dickens (“Io l’amavo contro ogni possibile ragione, promessa, pace, speranza, felicità, contro ogni possibile scoraggiamento”) invece di una foto a torso nudo con il disperato tentativo di far notare i due peli sul petto, accompagnata da una romanticheria: adesso fammi vedere le tette. In Inghilterra il ministro dell’Istruzione Michael Gove, quarantasei anni, ha cominciato una guerra al sexting dei giovani, dimostrando di sapere di che cosa si tratti e dichiarando di non approvare affatto questo scambio di messaggini e foto azzardate.

    Lui vuole la favola, come Julia Roberts in “Pretty Woman”, quindi sta sponsorizzando nelle scuole una nuova app: si chiama “The love book”, costa due euro e sessantanove ed è piena di belle frasi d’amore prese dai romanzi, ci sono anche i poeti, le lettere d’amore di Katherine Mansfield, c’è perfino il racconto di Dorothy Parker, “Una telefonata”, sull’attesa dello squillo che non arriva, ci sono le citazioni per dirsi che è tutto finito, magari con Fitzgerald (“Le nuove parole dolci, la tenerezza imparata, sono un tesoro da tenere in serbo per il prossimo amore”), oppure, se si vuole lasciare aperta una porta e intanto vedere altre persone, c’è sempre Khalil Gibran: “Se ami davvero qualcuno, lascialo andare, se ritorna è tuo per sempre, altrimenti non lo è mai stato”. Si prendono queste belle parole e si inviano con il cellulare all’amato, o al non più amante, o alla ragazza che si sta corteggiando, è già tutto pronto: via sms, per email, oppure sui social network. Se si vuole esagerare, si può registrare la propria voce che legge una poesia, o una storiella di Woody Allen, qualcosa di divertente per restare nell’ambiguità.

    Oppure si può inviare la voce di qualcun altro, un attore, più famoso e più bravo a leggere poesie senza inciampare nelle vocali. L’app è stata inventata da Allie Esiri, grande amica della moglie del ministro Gove e di Samantha Cameron, ed è stata pensata davvero come alternativa al sexting, come una nuova educazione sentimentale per gli adolescenti inglesi (ma ci sono poesie d’amore anche per i mariti e le mogli, e in fondo non costa davvero nulla cliccarci sopra ogni tanto e inviarne una: è più semplice dell’autoscatto, visto che per ogni foto inviata ce ne sono almeno sette eliminate perché la luce era sbagliata, nel bagno spuntava la carta igienica oppure l’apnea per tirare indietro la pancia non ha funzionato). “Tutti i giorni sono notti a vedersi, finché non vedo te, e le notti sono giorni luminosi quando i sogni ti mostrano a me”.

    Shakespeare forse non è abbastanza sexy per due liceali in esplosione ormonale, ma la creatrice dell’app suggerisce di mandare le parole che Napoleone scriveva a Giuseppina: “Spero di averti presto fra le mie braccia e coprirti di una pioggia di baci ardenti come sotto l’equatore”. Essere un po’ più eleganti, insomma, con l’occasione imparare perfino qualche nozione di letteratura, è così che il ministro dell’Istruzione, Michael Gove, vuole salvare il mondo dei ragazzini dal sexting e soprattutto dalla sessualizzazione precoce. Per questo il Sunday Times ha titolato: “All you need is Gove”: tutto ciò di cui abbiamo bisogno è un uomo che mandi poesie d’amore (sulla app c’è anche, ed è molto più pericoloso del sexting, lo spazio per scriverne una di proprio pugno).

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.