Bionde&bugie

Annalena Benini

Non potendo più accarezzare il pacchetto di sigarette nella tasca, Barack Obama si comporta come tutti gli ex fumatori, anche molto meno importanti di lui: parla del fumo come di una donna amatissima e perduta, chiede di lei ai passanti, con il senso pieno della perdita e la segreta speranza di poter reincontrarla un giorno, anche se sa che gli farà male. Lunedì scorso, all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, Obama stava parlando con un funzionario, Maina Kiai, erano chiacchiere informali, ma le telecamere della Cnn hanno ripreso e mandato in onda la conversazione.

    Non potendo più accarezzare il pacchetto di sigarette nella tasca, Barack Obama si comporta come tutti gli ex fumatori, anche molto meno importanti di lui: parla del fumo come di una donna amatissima e perduta, chiede di lei ai passanti, con il senso pieno della perdita e la segreta speranza di poter reincontrarla un giorno, anche se sa che gli farà male. Lunedì scorso, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, Obama stava parlando con un funzionario, Maina Kiai, erano chiacchiere informali, ma le telecamere della Cnn hanno ripreso e mandato in onda la conversazione: “Spero che tu abbia smesso di fumare”, ha detto Obama, per il bisogno che hanno gli ex fumatori di condividere lo struggimento, o di sentirsi superiori a chi è ancora incatenato dalla passione. Il funzionario delle Nazioni Unite ha risposto un vago: “Sometimes”, che significa no, non ho smesso, non smetterò mai, e ha rivolto altre non udibili domande al presidente degli Stati Uniti, che ha detto, con un largo sorriso dei suoi: “No, non fumo una sigaretta da credo sei anni”, e ha aggiunto: “Perché ho paura di mia moglie”. Risate, pacche sulle spalle, solidarietà fra uomini vessati dalle donne. E anche tendenza alle bugie, alla costruzione di un mondo immaginario, visto che nel 2008, cinque anni fa, Michelle Obama diede l’ultimatum al marito: o smetti di fumare per sempre o non ti sostengo nella campagna elettorale (e lui cominciò a masticare di continuo chewing gum alla nicotina). Nel giugno 2009, durante una conferenza stampa alla Casa Bianca, Obama disse che sì, “a volte ci sono ricaduto”.

    Caduto fuori dal mondo perfetto e libero dal fumo, quello in cui una moglie non annusa le giacche, non controlla lo scarico del water in cerca di mozziconi, non si insospettisce se nell’aria c’è troppo profumo di lavanda spray, che potrebbe coprire il ricordo di una sigaretta fumata da pochi minuti. Fuori dalle regole non negoziabili c’è la guerra delle mogli, fuori dai ruoli pubblici e dal potere personale c’è l’umanità intera che si accapiglia, in modo molto democratico, per le sigarette, per le partite alla tivù, per le luci lasciate accese in bagno, e se proprio vuoi fumare esci di casa, non mi importa se sta nevicando. “Mio marito non fuma più, da quasi un anno”, annunciò Michelle nel 2011, minimizzando l’impresa, dicendo che in fondo Barack non aveva mai fumato molto, e lei non l’aveva mai visto accendersi una sigaretta. Fumava poco, e soprattutto di nascosto (nello stanzino delle scope? Dove si può chiudere, per fumare in pace, il presidente degli Stati Uniti? E’ più difficile nascondere una sigaretta o una stagista?), ma Obama ha così paura della moglie che ha smesso del tutto e ha cercato di eroicizzare la sua storia raddoppiando gli anni lontani dal fumo, scherzandoci sopra e chiedendo agli altri se ce l’hanno fatta o ancora combattono, fiero di tornare a casa e dire a Michelle: il povero Kiai c’è ricascato, non riesce proprio a smettere, brutta storia. E Michelle, come tutte le mogli, gli lancerà un’occhiata sospettosa e controllerà, più tardi, le tasche della giacca, annuserà i colletti della camicia. Alla ricerca non di rossetto, ma di Marlboro. L’unica differenza fra Barack Obama e il resto degli uomini del mondo, che cercano disperatamente di non farsi scoprire quando ricominciano a fumare (ma che dici cara, non stavo fumando in bagno, la nuvola di fumo che vedi è solo un piccolo incendio che ho appena spento), riguarda le conseguenze pubbliche di una guerra privata: se lui ci ricasca può fare le valigie e dire addio alla Casa Bianca, perché Michelle non lo perdonerà.

     

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.