Altro che discriminazione territoriale

Antonio Gurrado

Riguardo alla discriminazione territoriale, in Inghilterra sono all’avanguardia. L’accusa più infamante riguarda la nazionale: il commissario tecnico Roy Hodgson convoca a giocare per l’Inghilterra soltanto dei calciatori inglesi. Lo fa notare Garth Crooks in un appello che va oltre la consueta diatriba fra Inghilterra e Regno Unito, originata dal caso che in tutti gli sport c’è la nazionale della Gran Bretagna ma per le faccende serie, ossia calcio e rugby, esistono le rappresentative locali di Inghilterra, Scozia, Galles e Nord Irlanda (con la complicazione che nel rugby la nazionale irlandese riunisce l’Ulster monarchico e la repubblica dell’Eire).

    Riguardo alla discriminazione territoriale, in Inghilterra sono all’avanguardia. L’accusa più infamante riguarda la nazionale: il commissario tecnico Roy Hodgson convoca a giocare per l’Inghilterra soltanto dei calciatori inglesi. Lo fa notare Garth Crooks in un appello che va oltre la consueta diatriba fra Inghilterra e Regno Unito, originata dal caso che in tutti gli sport c’è la nazionale della Gran Bretagna ma per le faccende serie, ossia calcio e rugby, esistono le rappresentative locali di Inghilterra, Scozia, Galles e Nord Irlanda (con la complicazione che nel rugby la nazionale irlandese riunisce l’Ulster monarchico e la repubblica dell’Eire). Crooks va oltre queste beghe patriottiche e non propone di sciogliere le nazionali locali in un’unica selezione della Gran Bretagna com’è accaduto alle Olimpiadi di Londra 2012, col discutibile risultato di vederla eliminata dalla Corea del Sud. Secondo Crooks la nazionale inglese deve convocare gli stranieri.

    Cita dei prestigiosi precedenti: il caso di Deco, che ha giocato nel Portogallo pur essendo di origine brasiliana; anche se per farlo ha prima dovuto ricevere la cittadinanza. Ci ricorda anche che l’Italia decise di far giocare gli stranieri in nazionale dopo la mancata qualificazione all’Europeo dell’84. Meno male che ce lo ricorda lui, perché l’avevamo dimenticato; se infatti controlliamo la lista dei ventidue convocati per i successivi Mondiali in Messico, notiamo un pullulare di nomi esotici tanto abilmente camuffati da apparire indistinguibili. O forse s’è confuso leggendo il nome di Vierchowod, che però è di Calcinate. Fatto sta che il ragionamento di Crooks è impeccabile: i calciatori inglesi trovano poco spazio nella Premier League perché gli stranieri l’hanno resa un campionato di alto livello; essa accoglie infatti gli stranieri più bravi al mondo, quindi agli inglesi mediocri non resta che giocare in nazionale; la federazione dei tre leoni può dunque trarre solo dei vantaggi dal far giocare nell’Inghilterra i migliori fra gli stranieri più bravi al mondo.

    Garth Crooks è un ex calciatore: ha giocato nello Stoke, nel Tottenham, nel West Bromwich Albion e nel Charlton. Poi deve avere ricevuto una botta in testa che gli ha fatto dimenticare come la vita professionale di un calciatore sia regolata da due enti: quale individuo è iscritto a una federazione nazionale (la FA, la Figc, etc.) che ne regola la convocazione nella nazionale corrispettiva; la squadra in cui milita è invece iscritta a una lega di diversi club (la Football League, la Lega Calcio, etc.) appartenenti tutti alla stessa nazione non vincolante però rispetto alla nazionalità degli individui che ne fanno parte. La grande novità che Crooks propone è un esperimento già fallito in passato, la cosiddetta Nazionale di Lega: una selezione dei calciatori battenti diverse bandiere ma che militano nello stesso campionato. È stato tentato anche in Italia, per complessive undici partite dal 1960 al 1991. L’ultima fu proprio contro la Football League al San Paolo di Napoli: 3-0 per noi di fronte a 3.000 spettatori paganti e 73.000 sedie vuote. Di veder giocare stranieri di passaggio con la maglia della nazionale i tifosi se ne fregano: vanno tutti incriminati per discriminazione territoriale?