Il dopo Grillo comincia sabato prossimo a Roma con i duri in piazza

Marianna Rizzini

Viene presentata come un percorso di guerra a tappe verso la “sollevazione” e l’“assedio”, la manifestazione nazionale contro “austerità” e “precariato” – queste le parole d’ordine – che sabato 19 ottobre vedrà confluire e sfilare a Roma, da piazza San Giovanni a Porta Pia, i No Tav, i no Muos, i centri sociali, gli studenti (non tutti), i comitati per la casa, per il reddito, per i diritti di migranti, i nemici del carobolletta e gli esodati – più cittadini sciolti con la maschera di Anonymous, arrabbiati con “i poteri forti” dell’economia; più grillini sciolti che, in attesa di vedere Beppe Grillo a Roma, vogliono partecipare al corteo, come scrivono in molti sui social network, ma “senza bandiere.

    Viene presentata come un percorso di guerra a tappe verso la “sollevazione” e l’“assedio”, la manifestazione nazionale contro “austerità” e “precariato” – queste le parole d’ordine – che sabato 19 ottobre vedrà confluire e sfilare a Roma, da piazza San Giovanni a Porta Pia, i No Tav, i no Muos, i centri sociali, gli studenti (non tutti), i comitati per la casa, per il reddito, per i diritti di migranti, i nemici del carobolletta e gli esodati – più cittadini sciolti con la maschera di Anonymous, arrabbiati con “i poteri forti” dell’economia; più grillini sciolti che, nei giorni del grande smarrimento a cinque stelle, in attesa di vedere Beppe Grillo a Roma, vogliono partecipare al corteo, come scrivono in molti sui social network, ma “senza bandiere” (forse perché una parte dei sedicenti “guerrieri” che scenderanno in piazza, come si leggeva ieri sul sito antagonista Infoaut, parla del M5s come di un movimento “confuso” e in preda alla “schizofrenia”).

    Non vogliono essere buoni, i promotori della “sollevazione” che si sono incontrati a Roma, alla Sapienza, due settimane fa, durante l’assemblea preparatoria delle giornate di lotta (“rilancio del conflitto”, era il grido di battaglia). Vogliono fare paura, creare suspense: ci faremo sentire, dicono, saremo un giorno qui e un giorno lì, un giorno davanti alla Banca d’Italia (c’è già stato un presidio), un giorno attorno “ai palazzi”, un giorno pronti a “occupare” luoghi simbolici, e sabato pronti a deviazioni non autorizzate dal corteo – non autorizzate ma annunciate sui siti dell’universo antagonista, dove campeggiano le scritte di sostegno agli “imputati del 15 ottobre 2011”, giornata di scontri metropolitani a Roma. Accadeva due anni fa: il lessico anti casta e anti mercati, declinato ossessivamente in tv, nei salotti, sui giornali (quasi un vezzo, ormai), si era saldato all’abituale grido generico contro “i delinquenti” a capo del paese o delle aziende, e aveva prodotto una piazza unita negli slogan prima degli scontri, ma ansiosa di dividersi il giorno dopo in “buoni” e “cattivi”, anche se una parte del problema stava proprio in quel gioco continuo con parole anche violente. La mobilitazione anticasta con lessico forte durava da mesi e da anni, si legava idealmente all’universo no global, depurato dalla parte più “festosa” e terzomondista, e si legava anche all’universo No Tav. Non c’era ancora stato l’exploit elettorale del M5s, ma molti dei futuri elettori a cinque stelle condividevano, a monte, le ragioni di quella giornata poi rivelatasi anche per loro una trappola da rinnegare, con vetrine infrante, carabinieri quasi linciati e fuoco e fiamme in giro per la città.

    Dopo quella data molti si dissociarono dai modi, ma non dagli slogan, slogan arrivati fino a oggi, e ancora attraenti per l’universo antagonista e, in parte, per quello smarrito dei delusi a cinque stelle (anche se non per quello dei delusi a cinque stelle di area intellò).
    Gli indignati “in sollevazione” di oggi, pronti all’“assedio”, non vogliono neppure essere assimilati ai moderati manifestanti “tà-tà” (fan di Stefano Rodotà di area MicroMega e Libertà & Giustizia, difensori di una Costituzione elevata a totem anti larghe intese, scesi in piazza a Roma sabato scorso). Anzi, sono arrabbiati anche con loro, rei di “dividere” le forze di precari e studenti. Il video di presentazione del corteo, intanto, oltre a rinnovare la fede “Anonymous”, mostra volti e parole di Silvio Berlusconi e di Papa Francesco, rovesciati a favore di lotta antagonista (Silvio che dice è “arrivato il momento di indignarci”; il Papa che esorta a non arrendersi alla “cultura del provvisorio”).

    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.