L'Europa cincischia sull'Unione bancaria, la City s'apre alla Cina

David Carretta

Mentre l’Unione europea si impantana nell’Unione bancaria, Londra apre le porte della City alla Cina per diventare la capitale globale del renminbi e massimizzare gli investimenti cinesi nel Regno Unito. Come anticipato dal Financial Times, il governo britannico permetterà alle banche cinesi di operare nella City direttamente con le loro filiali, anziché dover creare delle sussidiarie giuridicamente separate, consentendo così un “aumento significativo delle loro attività nel Regno Unito”, ha spiegato ieri il cancelliere dello Scacchiere, George Osborne, a Pechino.

    Bruxelles. Mentre l’Unione europea si impantana nell’Unione bancaria, Londra apre le porte della City alla Cina per diventare la capitale globale del renminbi e massimizzare gli investimenti cinesi nel Regno Unito. Come anticipato dal Financial Times, il governo britannico permetterà alle banche cinesi di operare nella City direttamente con le loro filiali, anziché dover creare delle sussidiarie giuridicamente separate, consentendo così un “aumento significativo delle loro attività nel Regno Unito”, ha spiegato ieri il cancelliere dello Scacchiere, George Osborne, a Pechino. I grandi gruppi bancari nelle mani dello stato cinese non dovranno più sottostare alla sorveglianza britannica e alle dure regole europee in termini di trasparenza, requisiti di capitale e cuscinetti di liquidità. Le filiali delle banche, contrariamente alle sussidiarie, potranno ricorrere alle vaste risorse delle case madri a Pechino e saranno soggette alla regolazione cinese. Con il vice premier cinese Ma Kai, Osborne ha anche annunciato un accordo che consentirà alle banche britanniche di realizzare investimenti diretti in renminbi in Cina, con un tetto massimo iniziale di 6,6 miliardi di euro. E’ “una tappa supplementare per fare di Londra un centro internazionale per gli scambi e gli investimenti in valuta cinese”, ha detto Osborne.

    Il tappeto rosso alla Cina ha diversi vantaggi. Secondo TheCityUk – la lobby delle istituzioni finanziarie londinesi – l’accordo sulle banche “aumenterà le risorse per le infrastrutture nel Regno Unito e gli investimenti in altri settori”. Il cinese Ma Kai ha parlato di “enorme potenziale di cooperazione finanziaria” tra i due paesi. Osborne ha promesso di facilitare la concessione di visti a imprenditori e turisti provenienti dalla Cina. L’anti nazionalismo finanziario paga: un’impresa cinese ha acquisito il 20 per cento di un nuovo centro d’affari a Manchester. Ma la mossa di Osborne non è priva di rischi. Un accordo analogo con l’Islanda sulle banche si era rivelato disastroso per i correntisti britannici dopo il fallimento di Icesave del 2008. Da allora, anche i regolatori finanziari londinesi spingono per sottoporre le grandi banche straniere alla Vigilanza nazionale con quella che i tecnici definiscono “sussidiarizzazione”.

    Sul fronte europeo, Londra ha lasciato cadere le ultime obiezioni al Meccanismo unico di sorveglianza, che dal prossimo anno permetterà alla Banca centrale europea di vigilare direttamente le grandi banche della zona euro. Ma, nella riunione dell’Ecofin ieri a Lussemburgo, i Ventotto si sono scontrati sul prossimo passo dell’Unione bancaria: il Meccanismo unico di risoluzione delle banche in crisi. “E’ difficile, ma possibile, un accordo entro la fine dell’anno”, ha detto il commissario ai Servizi finanziari, Michel Barnier, elencando le “molte questioni” aperte: ruolo della Commissione nell’Autorità di risoluzione, sistema di voto, rispetto della sovranità di bilancio degli stati, il Fondo europeo di risoluzione e backstop (le reti di protezione pubblica nazionali o europea per salvare le banche). La Germania si oppone a un’Autorità centralizzata che possa decidere le sorti di tutte le banche della zona euro e mutualizzare i rischi bancari in un Fondo unico europeo di risoluzione. Il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, ha anche escluso che si possa procedere a breve alla ricapitalizzazione diretta delle banche attraverso il Meccanismo europeo di stabilità: “In Germania abbiamo bisogno di una modifica legislativa”. Gli stress test della Bce del prossimo anno richiederanno “un backstop credibile”, ha invece ricordato il ministro delle Finanze svedese, Anders Borg. Per il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, in Italia “non abbiamo nulla da nascondere”. Ma secondo il rapporto mensile dell’Abi, le sofferenze bancarie ad agosto hanno raggiunto la cifra record di 141,8 miliardi, in crescita di 26 miliardi rispetto a un anno fa. Nulla da nascondere, quindi, ma il flusso del credito all’economia reale non riprende vigore.