Trattative nucleari a Ginevra

L'Iran si presenta in PowerPoint per sedurre il mondo sulla Bomba

Daniele Raineri

Ieri l’Iran ha presentato ai 5+1 (gli stati membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu più la Germania) una proposta per uscire da dieci anni di stallo politico-militare sul nucleare. L’incontro, il primo di due giorni di negoziati a Ginevra, arriva dopo mesi di diplomazia dai toni concilianti tra l’Amministrazione Obama e il presidente iraniano eletto a giugno, Hassan Rohani, culminati a settembre in una telefonata a New York. Il governo di Teheran ha creato un clima di rottura con il passato e lo ha portato anche al tavolo del negoziato al Palazzo delle Nazioni di Ginevra.

    Ieri l’Iran ha presentato ai 5+1 (gli stati membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu più la Germania) una proposta per uscire da dieci anni di stallo politico-militare sul nucleare. L’incontro, il primo di due giorni di negoziati a Ginevra, arriva dopo mesi di diplomazia dai toni concilianti tra l’Amministrazione Obama e il presidente iraniano eletto a giugno, Hassan Rohani, culminati a settembre in una telefonata a New York.

    Il governo di Teheran ha creato un clima di rottura con il passato e lo ha portato anche al tavolo del negoziato al Palazzo delle Nazioni di Ginevra – molti analisti avvertono però che si tratta di un’invenzione, di una strategia di seduzione per ingannare l’altra parte e l’opinione pubblica occidentale. Il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, ha fatto una presentazione concisa di un’ora usando delle slide in PowerPoint e ha scelto di parlare in inglese, più pratico per tutti.

    Zarif ha anche insistito sulla necessità di imporre una scadenza ai negoziati, “massimo un anno”, in modo che nessuna parte possa accusare l’altra di trascinare ad arte le trattative per guadagnare tempo. E’ tutto l’opposto dei round di negoziati negli ultimi quattro anni, introdotti da lunghe geremiadi in lingua farsi del capodelegazione Saad Jalili, che dovevano essere tradotte in simultanea, e tirati il più possibile in lungo dagli iraniani, che del perdere tempo durante le trattative hanno fatto un’arte secondo tutti i diplomatici coinvolti.

    Il PowerPoint di Zarif è titolato “La fine di una crisi non necessaria, l’inizio di nuovi orizzonti” e per ora è segreto, su richiesta del ministro iraniano, ma si sa che prevede a grandi linee tre fasi per la risoluzione della crisi.

    Nella prima fase, da completare rapidamente, l’Iran e i 5+1 dovrebbero definire qual è il cosiddetto “endstate” del programma nucleare: il traguardo, il limite a cui agli iraniani è consentito arrivare. E’ in questa fase che dovrebbe esserci anche il chiarimento su un punto fondamentale, il diritto permanente dell’Iran di arricchire uranio all’interno dei suoi confini.

    La seconda fase prevista è quella in cui il governo di Teheran compie “passi concreti” (niente di più trapela). Nella terza, l’America e l’Unione europea rispondono annullando le sanzioni nei campo energetico e bancario che stanno paralizzando l’economia iraniana. La presentazione è stata accolta dai diplomatici presenti con moderato “ottimismo” e con commenti positivi per la ricchezza di dettagli. Il primo incontro è stato alle dieci del mattino e il secondo alle tre del pomeriggio. Dopo, un giornalista dell’agenzia iraniana Fars, Sadegh Ghorbani, ha fatto lo scoop: americani e iraniani si sono incontrati in un bilaterale, quindi senza gli altri partecipanti. Un’occasione per risolvere i punti più controversi senza interferenze. Il ministro iraniano Zarif, secondo fonti informali, era deluso dall’assenza del segretario di stato, John Kerry, ma se anche fosse così non si notava, sotto la smorfia di dolore per un non meglio specificato mal di schiena che lo ha costretto a volare sdraiato sull’aereo di stato iraniano.

    Israele non partecipa a Ginevra ma fa sentire la sua voce. Ieri il primo ministro, Benjamin Netanyahu, ha difeso la possibilità di un attacco preventivo contro l’Iran: “E’ un’opzione da valutare con attenzione, ma non fare nulla con l’Iran potrebbe essere molto peggio della condanna internazionale e del prezzo di sangue che pagheremmo se agissimo più tardi o troppo tardi”. E sulle sanzioni: “Alleggerirle ora  potrebbe essere un errore storico”.

    • Daniele Raineri
    • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)