Kerry è l'ultimo illuso sulla Conferenza di pace per la Siria
Il segretario di stato John Kerry è rimasto il solo a premere per una Conferenza di pace di Ginevra due (per distinguerla dalla prima, nel giugno 2012) sulla Siria. Persino i suoi collaboratori di livello più alto dentro il dipartimento gli sono contro, scrive Yochi Dreazen sul sito di Foreign Policy. “L’unica persona a volere la conferenza di Ginevra è il segretario”, dice a Dreazen una fonte interna. “Chi si farà vedere a Ginevra? In rappresentanza di chi? Perché ci stiamo prendendo questo rischio?”. L’incontro di Ginevra era previsto per giugno, poi la data è stata spostata in avanti di settimana in settimana fino a perdersi.
Il segretario di stato John Kerry è rimasto il solo a premere per una Conferenza di pace di Ginevra due (per distinguerla dalla prima, nel giugno 2012) sulla Siria. Persino i suoi collaboratori di livello più alto dentro il dipartimento gli sono contro, scrive Yochi Dreazen sul sito di Foreign Policy. “L’unica persona a volere la conferenza di Ginevra è il segretario”, dice a Dreazen una fonte interna. “Chi si farà vedere a Ginevra? In rappresentanza di chi? Perché ci stiamo prendendo questo rischio?”.
L’incontro di Ginevra era previsto per giugno, poi la data è stata spostata in avanti di settimana in settimana fino a perdersi – soprattutto dopo la strage con armi chimiche di agosto alla periferia di Damasco e la brevissima stagione delle minacce di intervento da parte dell’Amministrazione Obama.
Ora se ne parla di nuovo per fine novembre, anche se non c’è ancora una data precisa. In teoria dovrebbero confrontarsi i rappresentanti dell’opposizione siriana che fanno capo alla Coalizione nazionale e i delegati del governo del presidente Bashar el Assad, assieme per la prima volta dall’inizio della crisi nel marzo 2011, assistiti da un ricco apparato di sponsor internazionali come gli Stati Uniti e la Russia. In realtà, i rappresentanti dell’opposizione siriana non rappresentano molto. Vivono fuori dalla Siria e litigano a vuoto per procedure e posti di potere, ma non possono parlare a nome della maggioranza dei combattenti dentro la Siria, che li disprezza e li chiama “i generali da hotel”. Nel nord della Siria 13 gruppi ribelli hanno firmato una dichiarazione in cui rifiutano di essere rappresentati o vincolati in qualsiasi modo alla Coalizione. A sud, stessa cosa, altri sessanta gruppi più piccoli hanno firmato una dichiarazione simile. Altri gruppi, come quelli di al Qaida che combattono sotto la bandiera dello “Stato islamico”, non fanno annunci di questo genere perché non è necessario, di sicuro non rispondono a un collettivo politico sponsorizzato dall’Amministrazione americana, piuttosto temono presto o tardi di essere bombardati con i droni. Come se non bastasse, i rappresentanti siriani chiedono come condizione della Conferenza di pace che Assad prometta di abbandonare il potere e lui non ci pensa nemmeno, pensa anzi alla (finta) elezione presidenziale del 2014 con cui spera di rafforzare la sua legittimità.
La Coalizione non rappresenta e fa richieste impossibili e rischia anche – nel caso non ottenesse nulla – di infliggersi da sola il colpo di grazia. Se lasciasse Ginevra senza risultati concreti, che credibilità residua avrebbe?
John Kerry sta passando queste settimane a tentare di convincere i rappresentanti siriani a partecipare e a compattarli in attesa di Ginevra. Ancora si culla nell’illusione che il patto con il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, sia stato il preludio a un accordo più ampio che porti alla pace tra le due parti in guerra (si dice due per semplificare: il fronte di chi vuole Assad morto e il fronte di chi lo vuole al potere, entrambi contengono fazioni differenti tra loro). Secondo la visione di Kerry, così come l’ha descritta lui, il disarmo chimico doveva essere la fase uno e la Conferenza di Ginevra allargata la fase due. Le operazioni per individuare e smantellare gli arsenali di armi chimiche di Assad invece per ora hanno un corso autonomo e parallelo rispetto alla guerra: ci si continua ad ammazzare con i soliti metodi e i civili che non sono fuggiti sono presi nel mezzo.
I funzionari del dipartimento di stato, e tra loro anche l’ex ambasciatore americano Robert Ford che si oppose con coraggio al governo di Assad quando ancora era in Siria, tentano di spiegare al segretario che è davvero difficile mettere assieme una delegazione credibile di siriani da presentare a Ginevra a metà novembre, ma per ora senza successo. Il negoziato è l’ultima carta rimasta a un’Amministrazione che non vuole intervenire direttamente e nemmeno vuole armare o appoggiare i ribelli per far cessare la guerra civile in Siria. In questo momento le chance di riuscita appaiono limitate.
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