Climate change incendiario

Sidney brucia, ma il clima non c'entra. Dirlo all'Onu

Piero Vietti

Da alcuni giorni circa sessanta incendi stanno bruciando un’ampia parte del New South Wales, in una zona non troppo distante da Sydney. Molti di questi sono ancora fuori controllo e migliaia di vigili del fuoco lavorano giorno e notte per cercare di contenerli e spegnerli. In Australia in questo periodo è primavera, fa caldo e soffia un vento secco che alimenta le fiamme e rende difficili le operazioni di spegnimento da parte dei vigili. Mercoledì un aereo che spargeva acqua sugli incendi è caduto, causando la morte del pilota. Storicamente l’Australia è vittima di grandi incendi, soprattutto in questo periodo dell’anno, ma probabilmente all’Onu non lo sanno.

    Da alcuni giorni circa sessanta incendi stanno bruciando un’ampia parte del New South Wales, in una zona non troppo distante da Sydney. Molti di questi sono ancora fuori controllo e migliaia di vigili del fuoco lavorano giorno e notte per cercare di contenerli e spegnerli. In Australia in questo periodo è primavera, fa caldo e soffia un vento secco che alimenta le fiamme e rende difficili le operazioni di spegnimento da parte dei vigili. Mercoledì un aereo che spargeva acqua sugli incendi è caduto, causando la morte del pilota. Come se non bastasse, ieri il capo della Defence Force australiana, Mark Binskin, si è scusato con la popolazione in quanto uno dei roghi più grossi sarebbe stato innescato da un errore durante un’esercitazione militare nella zona.

    Storicamente l’Australia è vittima di grandi incendi, soprattutto in questo periodo dell’anno, ma probabilmente all’Onu non lo sanno. “C’è senza dubbio un legame tra i cambiamenti climatici e gli incendi”, ha detto qualche giorno fa alla Cnn Christiana Figueres, responsabile del Clima presso le Nazioni Unite, commentando le immagini delle fiamme in Australia. La Figueres non ha dubbi, e – chiaramente leggendo da un foglietto appoggiato sul tavolo davanti a sé – ha ripetuto la lezione climaticamente corretta, senza accorgersi di stare smentendo quanto appena detto: “L’Organizzazione meteorologica mondiale non ha ancora stabilito se vi sia un collegamento diretto tra questi incendi e i cambiamenti climatici. Ma è assolutamente certo che la scienza ci sta dicendo che in Asia, Europa e Australia stanno aumentando le ondate di calore, e che aumenteranno in intensità e frequenza”.

    Il tic è il solito, dare la colpa al riscaldamento globale per qualsiasi cosa brutta succeda nel mondo. Fa freddo? E’ colpa del global warming. Fa caldo? Idem. Non piove? Sono i cambiamenti climatici. Piove? pure. Ma se in tutto il mondo ormai la politica ha preso a ripetere il mantra sponsorizzato dall’Onu senza battere ciglio, in Australia c’è un primo ministro che è stato eletto anche per la sua avversione alle teorie cospirazioniste sulle colpe dell’uomo per il clima che cambia. “La Figueres straparla”, ha detto il conservatore Tony Abbott, che a breve presenterà in Parlamento una legge per cancellare la Carbon tax e fare abbassare i prezzi dell’energia nel suo paese.

    Parlando a una radio australiana Abbott ha ricordato come il suo paese sia colpito da “terribili incendi” da sempre. “Fanno parte della nostra esperienza – ha continuato – ci sono da quando gli esseri umani hanno cominciato ad abitare il continente. I cambiamenti climatici esistono, ma non c’entrano niente con gli incendi di questi giorni”. Abbott è uno dei pochi leader politici che contestano senza paura la sicumera sull’argomento delle Nazioni Unite, le quali come noto si basano al solito su previsioni fatte al computer e vendono ipotesi come certezze. Due anni fa la commissione sul Clima del governo australiano scrisse in un report che “l’intensità e la stagionalità dei grandi incendi nel sud-est sembra cambiare, e il climate change è tra i possibili fattori di tale cambiamento”. Un mese fa Abbott ha chiuso la commissione.

    • Piero Vietti
    • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.