Napolitano, il Cav. e l'arte renziana del bipolarismo in bicicletta

Mario Sechi

Coppi e Bartali. Napolitano e Renzi. Eccolo, il plot della settimana: la chiave del nostro pentagramma, l’inizio di una sfida a corto raggio sulle larghe intese del presidente e le larghe pretese del sindaco. Giorgio e Matteo, il migliorista e il peggiorista, il vecchio e il giovane, -ismo e post di una sinistra sempre in cerca d’autore. Resteranno in piedi entrambi, domani, ma ammaccati da una battaglia che lo sventurato Renzi ha cominciato nel nome di un congresso già scritto e una premiership tutta da scrivere.

    Coppi e Bartali. Napolitano e Renzi. Eccolo, il plot della settimana: la chiave del nostro pentagramma, l’inizio di una sfida a corto raggio sulle larghe intese del presidente e le larghe pretese del sindaco. Giorgio e Matteo, il migliorista e il peggiorista, il vecchio e il giovane, -ismo e post di una sinistra sempre in cerca d’autore. Resteranno in piedi entrambi, domani, ma ammaccati da una battaglia che lo sventurato Renzi ha cominciato nel nome di un congresso già scritto e una premiership tutta da scrivere.

    Napolitano sorprende tutti giovedì 24 ottobre con una convocazione a pranzo per i ministri Gaetano Quagliariello, Dario Franceschini, i capigruppo di maggioranza al Senato e il presidente della commissione Affari costituzionali Anna Finocchiaro. Tema: riforma elettorale. Svolgimento: come arrivarci in fretta, prima della Corte costituzionale e senza farsi troppo male. L’invito del Quirinale arriva quando s’odono di nuovo scricchiolii nella maggioranza e nel Pdl Silvio Berlusconi avvia la resa dei conti tra falchi e colombe. L’attovagliamento quirinalizio è senza dubbio irrituale, ma cosa c’è stato finora di regolare in questa legislatura? Il bis di Napolitano era scontato? Il secondo governo (ieri Monti e oggi Letta) teleguidato dal Colle è la routine o forse è la risposta senza alternative serie a un’emergenza che non finisce, causa debito pubblico, stress finanziario e assenza di riforme? In attesa del giudizio della storia, resta la cronaca scartavetrata. Ecco Beppe il Comico salire sul panico a Trento e annunciare di aver dato mandato ai legali per chiedere la messa in stato d’accusa del presidente della Repubblica. Pure la Lega critica, ma alla fine prevale il realismo padano: “Vogliamo un incontro con Napolitano”. I malpancisti albergano a destra e a sinistra, ma se ne stanno quatti quatti, aspettando le mosse di Giorgio. Alle 21 e rotti “fonti del Quirinale” informano che “Napolitano riceverà anche le opposizioni”, logico epilogo di una giornata in cui il Colle sì, ha forzato la mano, ma dopo esser stato strattonato e spintonato fin troppo nei giorni precedenti.

    L’antenato, quello con la clava, è Matteo Renzi, l’externator di Palazzo Vecchio. “Con me mai più larghe intese” dice domenica (20 ottobre); “serve una rivoluzione radicale” (dal suo documento congressuale) diffuso lunedì (21 ottobre); “io sono bipolarista, nel Pd qualcuno fa giochini” ammonisce martedì (22 ottobre); mentre apparecchia l’incontro con Napolitano a Firenze per il giorno dopo (mercoledì 23 ottobre) dove il sindaco dà un altro calcio negli stinchi alle larghe intese: “La legge elettorale? Facciamola alla Camera, ci sono i numeri”. E se il Pdl non è tanto d’accordo chi se ne infischia. Giorgio e Matteo si incontrano per 50 minuti prima dell’assemblea dell’Anci. Ufficialmente, tutto bene. Ma sul palco emerge il dualismo, nella forma di una cronoscalata, un passo dello Stelvio dove si materializza il guelfoghibellinismo in bicicletta. “Qui a Firenze siamo come Bartali che diceva sempre è tutto sbagliato, è tutto da rifare, ma il giorno dopo ci tiriamo su le maniche”, dice Renzi. Il ghostwriter del sindaco non ha previsto la risposta dello specialista in cronoscalate, Napolitano: “Grazie a te, caro sindaco Renzi, e fa niente che da ragazzo tifassi per Coppi”. Fausto e Gino, in una mitica fotografia si passarono la borraccia, non si è mai saputo chi fece il beau geste per primo. Qui si sa che la volata, a questo punto, sarà tra l’aspirante a tutto del Pd e il presidente che cerca di evitare l’atterraggio senza carrello dell’aereo Italia. E’ la saldatura delle vicende del partito del voto ora, tutto, maledetto e subito: panforte e piadina da una parte, decadenza del Cav. e beautiful del partito dall’altra.

    Nel caso del Pd la partita è dominata da Renzi. E nel Pdl? Tira aria di burrasca, ma Silvio ha in mente un predellino azzurro, un tasto “reset” da pigiare per mettere in gabbia falchi e colombe. E’ venerdì (25 ottobre), sul taccuino c’è un appunto: Berlusconi Day. Segue aggiornamento, perché Renzi è fuori controllo e fa chicchiricchì la mattina presto. E mette il becco in casa d’altri: “Il dibattito su Berlusconi sta stancando ormai anche gli elettori del Pdl”. Renzi ovunque. Da sinistra a destra. Sopra e sotto. Centravanti e arbitro. Giudice e avvocato. Sa tutto. Provvede a tutto. Risolve tutto. Emerge Alberto Sordi nei panni del Marchese del Grillo: “Perché io so’ io e voi non siete un c…”. Un angelico Gianni Cuperlo la sera prima s’era vespizzato (giovedì 24 ottobre, dallo studio di “Porta a Porta”) per pungere così l’attivismo del sindaco-candidato-a-tutto: “Renzi vuole fare troppe cose”. Cuperlo perderà il congresso, ma ha ragione. E Berlusconi? E’ un’altra storia. E cribbio, pare non sia finita.