Il format che scricchiola. La piazza e i blitz di Grillo come Miss Italia?
Questione di format: a un certo punto comincia a scricchiolare (anche se fino al momento prima pareva eterno). Si va avanti una stagione, due stagioni, tre stagioni, poi stop (come con il GF e Miss Italia). E allora forse questa è anche materia per Beppe Grillo, uscito non proprio vittorioso, dopo l’ennesima ripetizione del format “piazza più urlo”, dalle amministrative in Trentino-Alto Adige (5,7 per cento a Trento e poco più del 2 per cento a Bolzano, zone dove alle politiche il M5s sfiorava rispettivamente il 20 per cento e l’8 per cento – uno scenario simile a quello delle amministrative di primavera, con Grillo molto al di sotto del livello-politiche).
Roma. Questione di format: a un certo punto comincia a scricchiolare (anche se fino al momento prima pareva eterno). Si va avanti una stagione, due stagioni, tre stagioni, poi stop (come con il GF e Miss Italia). E allora forse questa è anche materia per Beppe Grillo, uscito non proprio vittorioso, dopo l’ennesima ripetizione del format “piazza più urlo”, dalle amministrative in Trentino-Alto Adige (5,7 per cento a Trento e poco più del 2 per cento a Bolzano, zone dove alle politiche il M5s sfiorava rispettivamente il 20 per cento e l’8 per cento – uno scenario simile a quello delle amministrative di primavera, con Grillo molto al di sotto del livello-politiche). Dovrebbe chiedersi, Grillo, se stia funzionando ancora il format a suo tempo formidabile della piazza da “vaffa” (specie ora, alla vigilia del terzo V-day, previsto per il primo dicembre a Genova, che Grillo evoca come catarsi e premio di consolazione dopo i flop mediatici ed elettorali: “Tutti uniti facciamo il botto”). La gente va a sentirlo, sì, ma siamo molto lontani dai livelli dell’inverno del trionfo, quando nei video in diretta dalla provincia, al nord e al sud, si vedevano finestre strabordanti di teste, cappelli e piumini a perdita d’occhio, transenne sull’orlo del crollo, vie di accesso intasate. (Gli attivisti a Cinque stelle sono però arrabbiati con Michele Santoro: “Saranno sì o no trecento persone”, diceva l’inviato di “Servizio pubblico” da Trento, e sui social network partiva l’anatema).
Come pure ci si chiede se sia ancora efficace il format “vado a Roma dopo molte preghiere e baruffe dei miei eletti, mi affaccio in Senato e richiedo l’impeachment di Napolitano per l’ennesima volta”. Grillo ieri è arrivato a Palazzo Madama, si è fatto inseguire come al solito dalle telecamere (noia tra gli operatori), ha detto due battute (sono qui per osservare la mobilia; povero Mazzini che si vede passare davanti Giovanardi), ha detto sugli immigrati quello che ai suoi eletti non piace (“facile fare i buonisti, poi però succedono cose che non devono succedere”) e il déjà-vu ha preso piede: Grillo tra gli stucchi, Grillo tra i dissidenti (abbracciati per un giorno), Grillo che “non vuole governare” ma “cambiare lo stato” (da dove?), Grillo che “se va male torno a fare il comico”, “se perdiamo il paese non è pronto per noi”, Grillo che “non dialoghiamo con nessuno” perché “ci hanno mentito”, Grillo che quando gli chiedono “ma non è che in Trentino è andata male?”, risponde macché, vittoria “stratosferica”.
Il format è una brutta bestia: quando lo imbrocchi ti senti un re, gli altri sembrano dilettanti che sbattono contro un muro, gli innovatori ti copiano, i nemici trasecolano storditi. Ma poi? Va bene che ieri i Cinque Stelle dicevano che “finalmente” il sistema operativo per votare sul web le proposte di legge era on line, motivo per cui i più ingenui tra gli eletti pensavano che “finalmente” avrebbero calmato le folle irascibili sul web. Ma era lo stesso Grillo, poi, a dire che, “se non ci sarà tempo”, deciderà l’assemblea dei parlamentari. Come prima, come da format (invecchiato).
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