Match point
Segreto. Palese. Segreto. Palese. Smash. Game. Set. Match. Vince Palese. Non è Wimbledon, ma il grande slam della decadenza di Berlusconi dal Senato è qualcosa che somiglia molto a una partita a tennis. Solo che il giudice di sedia sembra non conoscere le regole e ogni volta che il Cav. fa ace la palla viene dichiarata fuori. Sette giorni sull’erba decadente sono lunghi, ma la cronaca è ricca di scambi epici. Si comincia sabato 26 ottobre a disquisire sul calendario dei lavori che diventa dei livori quando la democratica Anna Finocchiaro avverte tutti: “Voglio escludere ci sia stato un traccheggio per spostare tutto fino al 29”.
Segreto. Palese. Segreto. Palese. Smash. Game. Set. Match. Vince Palese. Non è Wimbledon, ma il grande slam della decadenza di Berlusconi dal Senato è qualcosa che somiglia molto a una partita a tennis. Solo che il giudice di sedia sembra non conoscere le regole e ogni volta che il Cav. fa ace la palla viene dichiarata fuori. Sette giorni sull’erba decadente sono lunghi, ma la cronaca è ricca di scambi epici. Si comincia sabato 26 ottobre a disquisire sul calendario dei lavori che diventa dei livori quando la democratica Anna Finocchiaro avverte tutti: “Voglio escludere ci sia stato un traccheggio per spostare tutto fino al 29”. Ah, l’odiato rinvio di larga intesa ma, cari, senza il giudice di sedia (il presidente Pietro Grasso) impegnato negli Stati Uniti, come si fa a dare il punto? S’aspetta, tanto prima o poi ce lo rispediscono indietro, gli yankee. Il Pd ha il polso incandescente e fa Leva (Danilo) per intimare il “si voti al più presto la decadenza”. E’ domenica (27 ottobre) e alle 18 e 42 si sentiva l’assenza di una nota di Carlo Giovanardi, eccola in sintesi: “Se la legge Severino è controversa, meglio non applicarla”. Poi uno si chiede come mai Silvio non sia riuscito a governare.
L’ottobrata romana riserva il gran finale e lunedì (28 ottobre) in tribuna sul campo centrale succede di tutto. Leva riprende il gioco interrotto dall’oscurità (“si voti la decadenza”) mentre dal settore riservato all’Huffington Post Barbara Berlusconi tira freccette: “Ci sono tanti che hanno finto di sposare le sue idee politiche, ma che in realtà agivano per interesse personale. Per le poltrone e per il potere”. Bum, è partita la caccia alle colombe. Il senatore Felice Casson deposita in cancelleria la linea democratica: “Siamo per il voto palese, è già stato fatto per Lusi”. Appunto, un palese regolamento di conti nel far west del Pd. Come andrà? Alle 21 e 02 un informatissimo dispaccio dell’agenzia Agi azzecca lo scenario: “La montiana Linda Lanzillotta alla fine potrebbe optare per il voto palese”. Bingo. Roberto Maroni invece ha problemi con la palla di cristallo: “Non credo che la giunta deciderà per il voto palese”. Leggi Maroni, esce il contrario. E’ già martedì e Grillo entra a Montecitorio per scatarrare la frase memorabile del giorno: “Noi siamo per il voto assolutamente palese. Noi facciamo quello che diciamo non siamo come loro, basta con questa pantomima. E’ una vergogna. Il Parlamento è un vespasiano”. Infatti, ci sono anche i grillini. E lui? Lui non ha ancora parlato? Che succede? Tranquilli, Matteo Renzi è impegnato in un videoforum al Messaggero, eccolo: “Io sono per il voto palese, ogni senatore si assuma la sua responsabilità”. Vabbè, ma il regolamento che dice? Ma chissenefrega, dai, che c’è Karl Zeller, uno che con quel nome è affidabile come Boris Becker e pensa, da Bolzano sta arrivando in macchina a Roma. Intercettato dai giornalisti mentre è al casello, informa i tifosi: “I precedenti che ho visto fino a ora non sono proprio favorevoli a un voto palese”. Secret service. Scendono le prime ombre della sera, in giunta volano i materassi, la seduta si aggiorna, escono le anticipazioni del libro di Vespa, vai con il gelato da Giolitti, il taccuino è pieno di cose da pazzi, meno male che c’è Papa Francesco, Silvio che fa? E Napolitano continua a predicare nel deserto: “Io al governo darei sette giorni per fare le riforme”. Ma vuoi vedere che Scelta civica risulta decisiva in qualcosa?
Bersani esce dalla catalessi postelettorale
Mercoledì 30 ottobre sul tabellone si stampa il punto di Zeller. Da regolamento. Voto segreto. Magnifico ace. Ma il servizio vincente del senatore del Sudtirolo non basta, Linda Lanzillotta piazza un micidiale dritto da fondo campo che finisce sulla riga e patatrac! Voto palese sarà. Giuliano Cazzola, un montiano senza seggio ma con la testa sulle spalle, commenta: “Così Scelta civica contribuisce all’imbarbarimento della politica”. Bersani esce per qualche minuto dalla catalessi postelettorale: “Voto segreto o voto palese, l’importante è che si voti”. Epifani si esercita in una finissima analisi: “La legge è uguale per tutti”. E il Cav. che fa? Vede Alfano. Vede i ministri. Anzi no. Però vede Bondi e Verdini. Dialogo Fitto in agenda. Rivede Alfano. Rumors: s’è arrabbiato parecchio. Nota ufficiale del 31 ottobre (giovedì) affidata alle pagine di “Sale, Zucchero e caffè”: “Hanno commesso un autogol”. In Vespa veritas. E’ finita? No, esce il documento dei “22 innovatori”, i senatori non-rapaci del Pdl che invocano l’intervento del giudice di sedia, Pietro Grasso, il presidente: “Il voto sia segreto”. Deve decidere sulle regole del match, ha un weekend per pensarci, Grasso che cola.
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