Cosce d'aria

Annalena Benini

La prima reazione, dopo avere letto della fissazione femminile per il “gap” fra le cosce, è d’incredulità. Davvero hanno teorizzato la necessità di avere uno spazio a forma di diamante nella parte superiore delle cosce, appena sotto il pube? La seconda reazione è alzarsi dalla sedia, piene di indignazione, e andare a cercare uno specchio per controllare l’esistenza o l’inesistenza di questo divario, per l’assenza del quale una modella famosa, Robyn Lawley, è stata paragonata a un maiale e considerata, definitivamente, troppo grassa.

    La prima reazione, dopo avere letto della fissazione femminile per il “gap” fra le cosce, è d’incredulità. Davvero hanno teorizzato la necessità di avere uno spazio a forma di diamante nella parte superiore delle cosce, appena sotto il pube? La seconda reazione è alzarsi dalla sedia, piene di indignazione, e andare a cercare uno specchio per controllare l’esistenza o l’inesistenza di questo divario, per l’assenza del quale una modella famosa, Robyn Lawley, è stata paragonata a un maiale e considerata, definitivamente, troppo grassa. Circa novecento commenti su Facebook, prima che si decidesse a rispondere, circa novecento persone che scrivevano: cicciona. Le sue cosce si toccavano, scandalosamente (in realtà un piccolo diamante c’era, e lei era bellissima, ma il varco era considerato troppo piccolo, troppo riempito di carne).

    Senza quel gap si è sbobba per porci, come scriveva Marilyn Monroe di sé. Lei sorrideva a Truman Capote e gli diceva: “Ci sono due cose che mi piacerebbe sapere. Una è se riuscirò a dimagrire”. E a farsi un autoscatto, come succede adesso, e metterlo su Twitter con l’hashtag: thigh gap. Chi possiede quel diamante fatto di aria, infatti, lo mostra con orgoglio sui social network, chi non ce l’ha soffre, cambia posizioni, storce le gambe, cerca in ogni modo di ottenere uno spazio anche minuscolo, di impedire alle maledette cosce di strisciare l’una contro l’altra vanificando così tutti gli sforzi fatti per esporre clavicole, addominali, zigomi e braccia sottili. Ma la regola è chiara: le gambe devono essere unite, i piedi stretti l’uno all’altro, solo così si può essere certi che il diamante si trovi nella posizione giusta e non sia invece una piccola storia ignobile di gambe storte, invece che magre.

    Domenica scorsa l’Observer ha raccontato questa ossessione, che non riguarda soltanto le modelle appendiabiti, le ragazze fatte d’aria che potrebbero passare attraverso le gocce di pioggia senza bagnarsi (lo diceva di sé, con orgoglio, l’attrice Sarah Bernhardt), ma tutte le donne che aspirino a una magrezza moderna. “Thinspiration” è il nome della tendenza a scomparire, a evaporare, a contarsi le ossa e a sentirsi perfette. Oltre alle ossa, i buchi: quanta aria passa, oggi, fra le tue cosce? Le ragazze davanti allo specchio fanno le prove, fanno le foto in mutande o in short per vedere se lo spazio aumenta, poi scrivono su Twitter: voglio un thigh gap! Lo voglio adesso! E postano foto di cosce sottili, attraverso le quali potrebbe passare un autobus. Dicono che sia quella la grande bellezza di un paio di gambe, quando c’è più aria che carne. Non si tratta più di diamanti, ma di intere miniere di diamanti. Un tizio scrive: ecco cosa deve avere la mia futura moglie, un thigh gap (una ragazza però gli ha risposto che chiunque, in effetti, può avere un thigh gap: basta aprire abbastanza le gambe).

    L’Observer ha scritto che questa non è un’ossessione nuova (ci si è sempre guardate allo specchio con la speranza di non vederci dentro un monolite), ma adesso la pressione è diventata pubblica e precisa, ha un nome, hashtag e siti dedicati, e discussioni intorno all’ampiezza del diamante. La modella definita “pig” perché aveva un diamante troppo piccolo ha fatto un discorso preoccupato sul futuro dell’immagine femminile, ma una ragazza su Twitter è stata più efficace: “La mia assenza di thigh gap ha salvato il mio telefono da molte morti nei bagni dei locali”.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.