Amici a noleggio

Annalena Benini

Il decoratore d’interni, il maestro di yoga, il medico omeopatico, la nanny dei ragazzini. C’è un momento, molto pericoloso, in cui la signora di successo, l’uomo ricco, la coppia famosa, raccontano con entusiasmo di quanto il parrucchiere sia diventato, negli ultimi tempi, il loro migliore amico. E come li sa capire la tata sudamericana, nessuno mai. L’idillio dura per un po’, l’entourage del ricco signore si anima di un nuovo assistente che brilla di luce e viene chiamato: amico mio.

    Il decoratore d’interni, il maestro di yoga, il medico omeopatico, la nanny dei ragazzini. C’è un momento, molto pericoloso, in cui la signora di successo, l’uomo ricco, la coppia famosa, raccontano con entusiasmo di quanto il parrucchiere sia diventato, negli ultimi tempi, il loro migliore amico. E come li sa capire la tata sudamericana, nessuno mai. L’idillio dura per un po’, l’entourage del ricco signore si anima di un nuovo assistente che brilla di luce e viene chiamato: amico mio. E sono cene, telefonate, confidenze, richieste di consigli, intimità, complimenti, tempo insieme in cui nessuna delle due parti direbbe mai: è il mio capo, è un mio dipendente, mi paga, lo pago. E’ amicizia, almeno fino al momento in cui si litiga, di solito per soldi. “C’è stato un problema di fatturazione”, dice la signora con mille giri di perle al collo e le lacrime agli occhi. Potrebbe anche aggiungere: “Era uno dei miei più cari amici, e mi ha tradito”. Il New York Observer ha raccontato il fenomeno elitario (ma non troppo) e newyorchese (ma succede ovunque) degli amici a noleggio: gente simpatica, allegra, anche di bell’aspetto, non necessariamente stipendiata, ma sostenuta a scopo di svago. Io ti invito sul mio panfilo, tu mi racconti aneddoti divertenti e mi dai sempre ragione, anche quando fingi di darmi torto, tanto per ridere un po’.

    Oppure: tu ristrutturi la mia casa e io ti confido i problemi con mio marito, ti telefono il sabato sera, ti invito per un weekend in campagna, e tu sarai sempre disponibile, libero, sollecito e sinceramente preoccupato, entusiasticamente ammirato. Giocheremo a tennis e mi lascerai vincere, ma di poco. Nessuno parla volentieri di questo scambio: è più facile ammettere di avere un amante ricco o di fare il gigolo piuttosto che dire: ho un amico a pagamento, sono un amico a pagamento.

    L’amicizia è sacra, molto più di un matrimonio, ma è così difficile, racconta una ex moglie di uomo importante, avere veri amici ad alti livelli: gli amici di vecchia data sono scomparsi, oppure sono pieni di risentimento, o hanno bisogno di un prestito, e i nuovi amici sono competitivi, diffidenti. E gli uomini (e le donne) molto impegnati, molto narcisisti, molto presi da sé, hanno bisogno di compagnia costante, di rassicurazioni (“ti sta benissimo quella giacca, sei stupenda”) e di alleggerimento (“ti ho raccontato del cane della mia vicina di casa?”). Adulazione mascherata da amicizia, non del tutto insincera ma mai del tutto disinteressata. Un amico a pagamento risponde sempre al telefono, non affatica l’interlocutore con i propri guai, a meno che i guai servano a sollazzare il ricco, accenna discretamente alle fatture in scadenza e la voce gli si incrina solo quando la relazione si complica, cioè quando il dare e l’avere non sono perfettamente in equilibrio. Quando, insomma, si riscuote poco, o si è sospettati di avere riscosso troppo. “Cerchiamo di essere realisti – dice la ex moglie, abbandonata anche dall’entourage dei finti amici del marito – se lui non avesse tutto quel denaro adesso starebbe da solo nel suo appartamento con una vasca di gelato e una bottiglia di vodka”.

    Un altro motivo di risentimento, nei rapporti a noleggio chiamati amicizie, è la tentazione paritaria: l’ho cacciato, è pazzo, non ha rispetto, chi si crede di essere, me? Così, finalmente, la subordinazione è svelata, e anche tutto il resto.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.