“Una scissione indebolisce Enrico”

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Claudio Cerasa

Il pensiero che il governo guidato da Enrico Letta possa trasformarsi nel garante supremo della famosa ideologia delle larghe intese è diventato il tratto identitario chiave per capire qualcosa di più sulla campagna elettorale di Matteo Renzi. Ieri pomeriggio, durante l’ora di conversazione che il sindaco ha dedicato ai follower su Twitter, il Rottamatore è tornato sul punto e ha provato ancora una volta a marcare una distanza dalle logiche grancoalizioniste sfiorando il tema della legge elettorale, criticando la possibilità che il governo superi il porcellum con un decretino e ribadendo che entro l’otto dicembre i suoi parlamentari presenteranno una proposta di riforma utile non solo a rottamare la legge Calderoli ma a stimolare anche una logica bipolarista.

L'editoriale Le trappole del Rottamatore

    Il pensiero che il governo guidato da Enrico Letta possa trasformarsi nel garante supremo della famosa ideologia delle larghe intese è diventato il tratto identitario chiave per capire qualcosa di più sulla campagna elettorale di Matteo Renzi. Ieri pomeriggio, durante l’ora di conversazione che il sindaco ha dedicato ai follower su Twitter, il Rottamatore è tornato sul punto e ha provato ancora una volta a marcare una distanza dalle logiche grancoalizioniste sfiorando il tema della legge elettorale, criticando la possibilità che il governo superi il porcellum con un decretino e ribadendo che entro l’otto dicembre i suoi parlamentari presenteranno una proposta di riforma utile non solo a rottamare la legge Calderoli ma a stimolare anche una logica bipolarista. “In Parlamento – ha detto il sindaco – ci sono i numeri per evitare il proporzionale e andare contro la logica delle larghe intese permanenti”. La traduzione politica della preoccupazione mostrata da Renzi rispetto alla possibilità che le larghe intese si possano stabilizzare a tempo indeterminato è spiegabile con il semplice fatto che il sindaco, a pochi giorni dalle primarie, è consapevole che una durata eccessiva del governo può contribuire a soffocare nella culla il suo progetto di rivoluzione renziana. Ed è proprio seguendo questa logica, quella che vuole il Pd impegnato nella difesa del bipolarismo e nella lotta all’ideologia delle larghe intese, che nel mondo renziano sta maturando un sentimento di timore rispetto alla possibilità che nelle prossime settimane il centrodestra dia vita a una clamorosa scissione. E il fatto che Renzi ieri abbia detto che anche senza Berlusconi il governo regge, in fondo, maschera la sostanza. “So – dice al Foglio Antonio Funiciello, responsabile cultura Pd e membro della segreteria – che nel mio partito ci sono molte persone convinte che un allontanamento di Berlusconi potrebbe favorire la stabilità dell’esecutivo. La verità è che, se il centrodestra dovesse avviare l’operazione spacchettamento, per il Pd diventerebbe più complesso sostenere questo governo”.

    Funiciello si spiega meglio: “L’idea che esista una destra buona e una cattiva è un’interpretazione sbagliata di cos’è oggi il pensiero conservatore. La destra, in tutto il mondo, è composta da un mix di radicalismo e moderatismo e pur essendo evidente l’anomalia del berlusconismo anche il centrodestra italiano rientra in questa categoria politica”. Quello che il mondo del Rottamatore pensa ma non può dire ad alta voce è che per Renzi sarebbe problematico dare un sostegno incondizionato a un governicchio dai numeri traballanti: sarebbe come concedere agli avversari un gol a porta vuota, sarebbe come schiacciare Renzi sulle posizioni governiste e sarebbe come regalare a Grillo e a Berlusconi il ruolo di fustigatori unici delle larghe intese. E’ per questo, dunque, che se da un lato Letta si augura di smacchiare per via parlamentare il Cavaliere (sostenuto in questo da tutto il blocco post comunista del Pd) dall’altro lato Renzi si augura invece di non ritrovarsi costretto a fare i conti con un centrodestra diviso a metà e pronto a conquistare gli elettori stremati dalle larghe intese. “La grande coalizione – spiega ancora Funiciello, dicendo ad alta voce quello che passa per la testa di una buona parte dei sostenitori del sindaco – è nata dall’idea, giustamente promossa da Napolitano, che fosse compito dei primi due grandi partiti mettersi insieme per superare l’emergenza a colpi di riforme. Ma nel momento in cui dovesse venire meno uno dei due partiti verrebbe meno anche il disegno originario di questa coalizione. Letta sarebbe più debole e questa nuova situazione imporrebbe al Pd una riflessione sulle ragioni per cui stare in questo governo”.

    L'editoriale Le trappole del Rottamatore

    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.