Tutta colpa sua

Annalena Benini

C’è una nuova scusa per i tradimenti. Una di quelle frasi che il traditore sparge con generosità per spiegare che non è stata colpa sua, che lui non avrebbe mai voluto ma è stato costretto ad andare a casa di quella perché “tu non ci sei mai, mi sentivo così solo”, oppure “da quando c’è la bambina tu non mi guardi più”, o anche “avevi perso il tuo calore”. Tutti modi piuttosto classici per spiegare il motivo per cui ci si è iscritti a un sito di appuntamenti extraconiugali, o per prendere tempo mentre l’amante si riveste e fugge per le scale.

    C’è una nuova scusa per i tradimenti. Una di quelle frasi che il traditore sparge con generosità per spiegare che non è stata colpa sua, che lui non avrebbe mai voluto ma è stato costretto ad andare a casa di quella perché “tu non ci sei mai, mi sentivo così solo”, oppure “da quando c’è la bambina tu non mi guardi più”, o anche “avevi perso il tuo calore”. Tutti modi piuttosto classici per spiegare il motivo per cui ci si è iscritti a un sito di appuntamenti extraconiugali, o per prendere tempo mentre l’amante si riveste e fugge per le scale. La novità, adesso, è la gelosia verso i telefoni, i tablet, qualunque aggeggio elettronico che ottenga più dimostrazioni d’amore e carezze in un giorno di noi in un anno. Ti ho tradito perché hai sempre il telefono in mano. Sono fuggito con la maestra di tennis perché tu mandi sms anche mentre facciamo l’amore, per avvisare le tue amiche (o forse era un tweet?). Ho ceduto alle avance del vicino di casa, quello basso e pelato, perché tu a tavola guardi solo il piatto e l’iPad. Si chiama “device addiction” e, con grande gioia dei gestori di siti di appuntamenti e di proprietari di motel, starebbe distruggendo le relazioni: sei a casa mai stai scrivendo a chissà chi, sei sul divano con me ma stai controllando un litigio su Twitter che ti appassiona più delle mie autoreggenti, sei in bagno chiuso a chiave con il tuo iPhone, sei in casa ma vaghi per le stanze, nervosissima, in cerca di un caricabatterie e mi accusi di avertelo rubato. E quando ci rivolgiamo la parola, dopo appena due parole sul cambio improvviso di stagione, ecco il gong del tuo telefono, e dove l’hai messo, non puoi resistere senza scoprire subito chi ti ha scritto, perdi il filo della conversazione, con un occhio guardi me e tieni l’altro incollato allo schermo, sembri un quadro di Picasso, mi fai paura, non ti riconosco più. Più della metà dei cercatori di avventure online dichiara di farlo perché lei/lui pensa solo al suo telefono, si chiude in un mondo elettronico popolato di altre persone, è come se non ci fosse (inteso non come sollievo, ma come allarme sull’isolamento sentimentale). I messaggini stanno deteriorando la vita domestica, e allo stesso tempo forniscono giustificazioni presentabili: non sono stata io a tradirti per prima, tu mi tradivi già da mesi con il tuo iPhone, non ti accorgevi di me. Erano più belli i tempi in cui si litigava perché lui teneva la radiolina incollata all’orecchio per tutta la domenica? Era più romantico quando, come in un racconto di Dorothy Parker, lei sistemava i narcisi sfioriti in attesa del ritorno a casa del marito, preparava mentalmente cose interessanti da raccontargli (un litigio dal droghiere) e, finalmente uno davanti all’altra, nella quiete domestica, si dicevano solo: non c’è niente di meglio di una zuppa di pomodoro, in una serata fredda? Certo è strano dare l’ultima carezza della buonanotte a un telefono (per metterlo in carica sul comodino, togliere la suoneria, oppure soltanto abbassarla) invece che all’essere umano che ci dorme accanto. Forse non è nemmeno molto sano scartare per sempre il ristorante del primo appuntamento perché non c’è campo (con una tacca sola che ci faccio?). Ma, oltre a funzionare benissimo come capro espiatorio in caso di difficoltà, i telefoni, che contengono sempre altri mondi, a volte danneggiano davvero le relazioni, e altre volte invece le liberano.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.