Poco per volta anche in Italia ci sarà il sorpasso del digitale sulla carta?

Piero Vietti

A chi in Italia in questi giorni guarda alla fuga di alcune firme storiche del New York Times verso i nuovi media come segno dei tempi bui che la carta stampata vive ormai da troppo tempo, bisognerebbe far vedere il grafico elaborato ieri da Human Highway, società che sviluppa indagini e ricerche sul web. Analizzando i dati di vendita che mensilmente l’associazione Ads (Accertamenti diffusione stampa) rileva, e che Prima comunicazione regolarmente pubblica, i quotidiani italiani sembrano destinati a vedere aumentare sempre più la quota di copie digitali acquistate dai lettori.

    A chi in Italia in questi giorni guarda alla fuga di alcune firme storiche del New York Times verso i nuovi media come segno dei tempi bui che la carta stampata vive ormai da troppo tempo, bisognerebbe far vedere il grafico elaborato ieri da Human Highway, società che sviluppa indagini e ricerche sul web. Analizzando i dati di vendita che mensilmente l’associazione Ads (Accertamenti diffusione stampa) rileva, e che Prima comunicazione regolarmente pubblica, i quotidiani italiani sembrano destinati a vedere aumentare sempre più la quota di copie digitali acquistate dai lettori. Addirittura il Sole 24 Ore entro pochi mesi potrebbe assistere a uno storico sorpasso, e arrivare a diffondere più copie digitali che cartacee. I numeri dicono questo: il quotidiano di Confindustria a settembre ha venduto quasi 98 mila copie elettroniche e circa 190 mila cartacee. A gennaio il rapporto era di 46 mila a 230 mila.

    Non è il solo, naturalmente: Repubblica e Corriere seguono un trend simile, anche se con una crescita più contenuta. Il giornale diretto da De Bortoli ha aumentato il numero di copie digitali dalle 46 mila di gennaio alle 87 mila di settembre, mentre gli abbonamenti digitali al giornale di Mauro sono cresciuti da 46 mila a 55 mila in nove mesi. Più in generale dall’inizio dell’anno le vendite di abbonamenti alle edizioni digitali dei quotidiani italiani sono cresciute da 212 mila unità a gennaio a 352 mila a settembre (+66,1 per cento). Come fanno notare gli stessi autori della ricerca, però, di questa crescita non hanno beneficiato tutte le testate in maniera simile: sono principalmente i tre quotidiani più diffusi in edicola a essersi giovati di maggiori abbonamenti su tablet, pc e smartphone. Complici, probabilmente, applicazioni migliori, offerte di abbonamenti a prezzi contenuti e maggiore visibilità, Sole, Corriere e Repubblica hanno compensato (nei numeri) la diminuzione delle vendite tradizionali (edicola e abbonati all’edizione cartacea) che da anni non accenna a fermarsi.

    Come sempre quando si parla di mondo del giornalismo in evoluzione, non esiste una ricetta valida per tutti, e sarebbe suicida pensare di reggere vendendo solo il pdf del giornale tramite applicazione o sito internet. L’aumento non significativo nelle vendite digitali di giornali locali, per esempio, dimostra che tale modello ibrido di distribuzione vale per alcuni ma non per tutti (anche se spesso applicazioni fatte male e sfogliatori troppo elementari non invogliano i lettori ad abbonarsi).

    Si parva licet componere magnis, il Financial Times ha già visto da qualche mese il sorpasso del digitale sul cartaceo, e per questo ha deciso di cambiare strategia editoriale passando alla filosofia digital first, per cui notizie, commenti e articoli sono pensati per essere pubblicati innanzitutto online e poi anche sulla carta. L’esatto opposto di come lavorano oggi molte redazioni in Italia, che tengono i pezzi forti per l’edicola e sul sito pubblicano riempitivi, curiosità o agenzie riscritte.

    Come accennato, c’è chi ha letto le molte “uscite” di firme celebri del New York Times verso aziende di nuovi media (Brian Stelter alla Cnn e Matt Bai a Yahoo! gli ultimi) come l’abbandono della nave che sta affondando: se anche il giornale più bello del mondo perde giornalisti non c’è più speranza per nessuno. Forse però, più semplicemente, è solo il mercato delle notizie che cambia, e paradossalmente si allarga: un tempo Yahoo!, Google e Microsoft non avevano bisogno di giornalisti. Oggi sì. Chi resta nei quotidiani vecchio stile morirà professionalmente soltanto se non saprà trovare modi nuovi per continuare a farsi leggere. Questi modi esistono. Basta saperli trovare.

    • Piero Vietti
    • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.