Rasoterra

Lanfranco Pace

Visto a pelo d’erba, il Milan non è poi così male: buone gambe, muscoli solidi, garretti niente affatto timidi. E’ in alto che le cose si complicano. Li guardi in faccia e capisci che la goccia non passa. La goccia è un quid che fa sembrare infinito il tempo di reazione a un ordine impartito dal cervello. E’ la goccia che ti fa sembrare un allocco quando qualcuno ti parla e tu lo fissi con remota fissità perché non sai cosa dire.

    Visto a pelo d’erba, il Milan non è poi così male: buone gambe, muscoli solidi, garretti niente affatto timidi. E’ in alto che le cose si complicano. Li guardi in faccia e capisci che la goccia non passa. La goccia è un quid che fa sembrare infinito il tempo di reazione a un ordine impartito dal cervello. E’ la goccia che ti fa sembrare un allocco quando qualcuno ti parla e tu lo fissi con remota fissità perché non sai cosa dire. In una parola i miei adorati sono un po’ allocchi. Tentano sempre le cose più complicate. Se sono davanti si infilano in un imbuto, fra tre, quattro avversari, pretendono di avere le gambe di Messi o la velocità di Ronaldo o le due cose insieme, ovviamente non ne escono vivi. Raramente fanno la cosa più assennata, più giudiziosa, tendono all’arzigogolo, all’arabesco. Dietro, anche quando hanno confortevolmente la palla e dispongono di spazio vitale per iniziare l’azione, se lo riducono da soli, cominciano a convergere in numero crescente e sempre più in affanno in porzioni di campo sempre più anguste, si stringono a coorte si direbbe, invece favoriscono il rimpallo casuale, la spizzata con cui ti bruciano, il calcio d’angolo da cui una volta su tre ti trafiggono. Giocano complicato eppure glielo avranno detto che la grandezza del calcio è nella sua essenziale semplicità: come nella politica, la complicazione è nemica del bene.

    Non ho tenuto statistiche ma il numero di sberle prese per queste dabbenaggini è impressionante. Allo stadio o in televisione, si trattiene il fiato, il suicidio si avverte da prima che si consumi, li vedi rallentare, poi cincischiare, provare, massima eresia, i dai-e-vai nella propria tre quarti, fare lanci orizzontali da brivido, passaggi stretti e tra gambe nemiche invece che ariosi e larghi, duettano triettano lungo la linea dell’out, non parliamo di quello che fanno dentro l’area.

    Se stiamo dove stiamo, è per questa eccezionale penuria di fosforo, di intelligenza calcistica che è il vero discrimine tra il bravo giocatore e la iattura ambulante. Fino a qualche anno fa i Maldini, i Costacurta, i Nesta, i Silva, i Pirlo, i Seedorf avevano tanta materia grigia da nascondere le possibili magagne. Oggi non bastano alla bisogna, Kaká new fashion, Poli il giovane e Riccardo Montolivo, capitano e gran lavoratore, cui capita però troppo spesso di avere la goccia che non passa. Sappiamo che non ci si può più svenare per comprare super campioni acclarati, almeno si faccia il giusto mix tra il muscolo e l’intelligenza che cerca di capire qual è la cosa giusta da fare sul campo.

    • Lanfranco Pace
    • Giornalista da tempo e per caso, crede che gli animali abbiano un'anima. Per proteggere i suoi, potrebbe anche chiedere un'ordinanza restrittiva contro Camillo Langone.