Un Tory “alieno” chiede più liberalismo e il fuoco amico lo stende

Paola Peduzzi

Nick Boles è uno dei guru del conservatorismo britannico, un uomo mondano e con le idee chiare, esponente del cosiddetto “Notting Hill Set”, quel gruppo di “modernizzatori” che fanno capo al premier David Cameron, e fondatore del think tank Policy Exchange, che ha diretto fino a qualche anno fa. E’ apertamente gay, si è ritirato dalla vita pubblica quando gli è stato diagnosticato il linfoma di Hodgkin, ma una volta guarito si è candidato ed è diventato parlamentare e oggi serve nel governo di Cameron.

    Nick Boles è uno dei guru del conservatorismo britannico, un uomo mondano e con le idee chiare, esponente del cosiddetto “Notting Hill Set”, quel gruppo di “modernizzatori” che fanno capo al premier David Cameron, e fondatore del think tank Policy Exchange, che ha diretto fino a qualche anno fa. E’ apertamente gay, si è ritirato dalla vita pubblica quando gli è stato diagnosticato il linfoma di Hodgkin, ma una volta guarito si è candidato ed è diventato parlamentare e oggi serve nel governo di Cameron. Martedì Boles ha tenuto uno di quei discorsi che sa gestire con grande maestria, in cui ha denunciato una grande verità del suo partito: noi Tory “siamo ancora percepiti come il partito dei ricchi”, c’è un gran numero di inglesi che “non ha mai nemmeno contemplato l’idea di votare per i Tory”. Per questo è necessaria “una rifondazione liberale”, bisogna rifarsi ai principi di quel National Liberal Party che alla fine degli anni Quaranta si fuse con i Tory. “I giovani ci vedono come degli alieni”, ha detto ancora Boles, ricordando che il voto giovanile è parecchio disperso ma è necessario compattarlo in qualche modo. Il revival liberale, secondo Boles, riguarda anche e soprattutto i diritti civili, quel matrimonio gay che anche nel Regno Unito spacca alleanze e maggioranze, così il processo di “detossificazione” inaugurato da Cameron dopo gli anni bui (per i Tory) del blairismo arriverebbe a compimento. Boles era uno dei pochi conservatori che nel 2010 lavorò all’alleanza con i Lib-Dem, proprio perché pensava che così il liberalismo avrebbe vinto sull’ala tradizionalista dei Tory, ma oggi ammette che l’alleanza non ha funzionato, complice anche l’intransigenza di buona parte del suo partito.

    Da quando Boles ha parlato i Tory sono tornati a torturarsi. E a colpirsi a vicenda, perché la non-vittoria del 2010, quando tutto sembrava pronto per un’incoronazione (ricordate alla convention del partito, nel 2009, quante bottiglie di champagne furono sciaguratamente stappate?), ancora brucia, soprattutto ora che ci si sta schierando in vista delle elezioni previste per il 2015. E come è facile immaginare, Boles è stato massacrato. Uno tra i parlamentari più tradizionalisti che siedono nella Camera dei Comuni, Stewart Jackson, ha detto: “I conservatori modernizzatori mi sembrano una tribù di alieni”. Rod Liddle, vivace commentatore conservatore, ha scritto sul Sun: “Ci dica, Mr Boles, ha mai incontrato un elettore in vita sua?”. E sullo Spectator ha fatto un appello, “Boles ha bisogno del vostro aiuto”, ironizzando: “Avete mai sentito qualcuno, fuori da Londra nord, che esprimesse dissafezione nei confronti del Partito conservatore perché è troppo poco liberale su temi tipo il matrimonio gay? ‘Oh, stavo pensando di votare per i Tory, ma mi sembra che siano troppo cattivi con i gay’. Rispondete con una cartolina a Boles, e all’uomo che lo ascolta, il Grande David Cameron”. Max Hastings, giornalista e saggista multipremiato, ha commentato sul Daily Mail: “Cercare di essere carini e liberali non salverà i Tory, anzi, li distruggerà”. Peter Franklin sul Times ha smontato l’idea di restaurare un partito morto, come quello liberale, dicendo: “E’ il conservatorismo per i molti che salverà i Tory, non il liberalismo per pochi”.
    C’è stato anche chi ha difeso Boles, giocando sull’anacronismo di alcune problematiche (le nozze gay in particolare): su ConservativeHome, Paul Goodman ha celebrato “il coraggio” di Boles argomentandolo alla grande, con un occhio al futuro e non al passato. Ma poi è arrivato il bacio della morte dei media laburisti e liberaldemocratici che invitavano Cameron ad ascoltare Boles, e s’è capito che prima della rivoluzione identitaria i Tory vogliono contarsi, e riconoscersi.

    • Paola Peduzzi
    • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi