Fra urla di epuratori e stabilità mortuaria

Quanto costerà all'Italia l'esecuzione politica del Cav.

Alessandro Giuli

La giornata di ieri consegna un vinto alla storiografia politico-giudiziaria e apre la via a un torrente limaccioso. I vincitori possono gonfiarsi di crudeltà e sprezzatura, nell’immediato, ma i loro pettorali si riempiono d’illusioni se pensano che la partita sia davvero chiusa. E chiusa per bene. Il sistema politico e parlamentare italiano, quel che sopravvive alla pavida voluttà di scendere a compromessi con il partito delle procure e con il suo corteggio rabbioso, si sta precipitando a mani giunte in un nuovo ciclo di subalternità rispetto alle aule sorde e grigie dei tribunali d’assalto italiani.

Merlo Cronaca di un berlusconicidio annunciato - Rizzini Brindisi sguaiati e feticismo. Quelli di Piazzale Loreto - Leggi l'editoriale I leader con un’idea forte di sviluppo restano fuori dalle strette intese

    La giornata di ieri consegna un vinto alla storiografia politico-giudiziaria e apre la via a un torrente limaccioso. I vincitori possono gonfiarsi di crudeltà e sprezzatura, nell’immediato, ma i loro pettorali si riempiono d’illusioni se pensano che la partita sia davvero chiusa. E chiusa per bene. Il sistema politico e parlamentare italiano, quel che sopravvive alla pavida voluttà di scendere a compromessi con il partito delle procure e con il suo corteggio rabbioso, si sta precipitando a mani giunte in un nuovo ciclo di subalternità rispetto alle aule sorde e grigie dei tribunali d’assalto italiani. Gli epuratori vorranno subito dilagare, proveranno a scolpire negli annali della Repubblica la damnatio memoriae e l’esproprio della ricchezza berlusconiana (per ora quella in effigie di un Tfr parlamentare, domani perfino Mediaset, forse, via decreto sul conflitto d’interessi o altre escogitazioni). Eppure la iattanza di questi epuratori sta diventando al contempo l’incubatrice di nuovi clivages sopra e sottotraccia: nel basso orizzonte della politica s’indovina il profilo del berlusconismo senza più un Berlusconi a piede libero, con qualche milione di berlusconiani incazzati e privi di rappresentanza nel discorso pubblico. Un capolavoro d’insipienza, per chi voleva risolvere lo stato d’eccezione naturalizzandone la facies che in parte si dava già per assimilata. Per esempio la realizzazione del conflitto democratico radicale, materialmente inoculato nella Costituzione attraverso il bipolarismo e l’alternanza, un mondo sconosciuto alla Prima Repubblica del consociato “arco” post bellico e che la magistratura voleva – e oggi vuole ancora e ha più chance di farcela – assorbire nella sua dittatura commissaria.

    Quanto costerà a noi tutti, carnefici e lealisti, il berlusconicidio per ghigliottinam? Gaio Sallustio Crispo scrive così, nel suo Bellum Iugurthinum: facile è muovere una guerra, ma concluderla non è semplice, colui che l’ha iniziata non sarà quello che la terminerà. Homo novus e cesariano, Sallustio in questo passo allude al prologo in cielo (o negli inferi) d’ogni guerra civile: sotto gli occhi ha le pozze non ancora estinte del sangue versato nelle guerre sociali e nel conflitto tra le fazioni di Mario e Silla. I due successivi Triumvirati risolveranno nel modo più cruento le dispute di potere nella Roma tardorepubblicana. Il prezzo della tregua fu questo, fu il sacrificio del più giovane fuoco d’una stirpe versata nella battaglia. Anche quella intestina, dalla quale per lo meno germogliò il Principato. Era un altro universo, ma ripetiamolo egualmente: le guerre civili, ad alta o bassa intensità poco importa, non vengono mai concluse dalla generazione che ha acceso il conflitto. I lapilli cadono a lungo sui loro successori.

    Immemore, il regime nascente sulle spoglie politiche di Silvio Berlusconi si sta già producendo nella criminalizzazione dell’eversore di piazza, un esercizio al quale inclinano i commentatori della borghesia sans-culottes come Barbara Spinelli (Rep.) o quelli più illuminati ma che hanno paura di scaldare, come Pierluigi Battista (Corriere della Sera). Rimpiangeremo un giorno l’apertura della res publica al protagonismo politico dei privati, il realismo magico degli outsider combinato con la Realpolitik del migliore post comunismo? Limitiamoci anche solo a guardare da vicino l’ideologia della stabilità mortuaria, quella scritta nelle cancellerie dell’Europa che ci disprezza e che si serve di Enrico Letta e dei suoi Alfani da guardia, quella che porta a negare ciò che Berlusconi ha follemente azzardato nella sua anomala funzione. Le conclusioni da trarre sono in fondo banali: una nazione che beve il sangue dei suoi vinti non avrà alcuna luce di sovranità nel mondo.

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