Quante divisioni hanno i cantanti pop italiani?
Canzonette e politica? Sembrava roba morta e sepolta e invece, l'aveva previsto il regista e profeta Nanni Moretti, todo cambia. Recenti dichiarazioni di Piero Pelù (Firenze, 51enne, Acquario) e Luciano Ligabue (Correggio, provincia di Reggio Emilia, 53enne, Pesci) prendono posizioni recise e precise sulla crisi politica italiana. Comincia Pelù, il cantante di mezz'età più tatuato dell'Occidente. Reduce dai successi televisivi con Riccardo Cocciante (Saigon, 67enne, Acquario) e Raffaella Carrà (70enne, Bologna, Gemelli), il cantante toscano va ospite alla Zanzara della nota ditta confindustriale Cruciani&Parenzo e, con la scusa di promuovere il suo cd antologico di fine anno, ne dice di tutte su Matteo Renzi.
Canzonette e politica? Sembrava roba morta e sepolta e invece, l’aveva previsto il regista e profeta Nanni Moretti, todo cambia. Recenti dichiarazioni di Piero Pelù (Firenze, 51enne, Acquario) e Luciano Ligabue (Correggio, provincia di Reggio Emilia, 53enne, Pesci) prendono posizioni recise e precise sulla crisi politica italiana. Comincia Pelù, il cantante di mezz’età più tatuato dell’Occidente. Reduce dai successi televisivi con Riccardo Cocciante (Saigon, 67enne, Acquario) e Raffaella Carrà (70enne, Bologna, Gemelli), il cantante toscano va ospite alla Zanzara della nota ditta confindustriale Cruciani&Parenzo e, con la scusa di promuovere il suo cd antologico di fine anno, ne dice di tutte su Matteo Renzi.
“Massì, fuori da Firenze Renzi ha fama di buon comunicatore. Guardate – così ai microfoni di Radio24 – che, come presidente della Provincia, qualche bel disastro l’ha combinato”. Sì, fanno i consolidati Gianni e Pinotto radiofonici, dice sul serio? “Altro che. Ha gestito il danaro pubblico in maniera più che allegra e, come sindaco, a me mi ha fatto ca’are”. Preso slancio, il presunto rocker toscano si convince d’esser Francesco Guicciardini e precisa: “Fate attenzione: irRenzi è un berluschino anche nella scelta delle deputate. Maria Elena Boschi l’è ‘bbòna, se l’è scelta bene; non l’è mica un bischèro. Però, dico io, è mai possibile che un politico, appena diventa famoso, deve passare per riviste come Chi? Renzi, ascolta: prima di asfaltare il Pdl, asfalta le buche nelle strade di Firenze ”.
Non era Chi, era Vanity fair ma, si sa, quando uno denunzia, può anche permettersi di non andare troppo per il sottile. Non è finita: “Gli artisti devono star fuori dalla politica. La politica si serve di loro e, quando non ne ha più bisogno, gli dà calci nel culo e chi s’è visto s’è visto. Vi ricordate Jovanotti, quando cantò il rap dedicato a D’Alema, al Festival di Sanremo?” Attimo di smarrimento, non colto dall’indignado: “Beh, visto che non aveva ottenuto niente, dal carro di D’Alema è saltato su quello di Veltroni”. Parole pesantissime, che Pelù, buon marito e padre di famiglia, ci pensa su e, aggiornando la sua pagina Facebook, ci ripensa: “Mi scuso con Lorenzo Jovanotti. Ognuno è giusto che abbia le proprie idee nella vita, nella musica e in politica quindi non deve essere giudicato da nessun altro per il fatto di essersi espresso o schierato con il bianco piuttosto che con il nero o con il rosso. Giudicare le scelte degli altri è sterile e inutile come entrare nella discussione sulla soggettività della bellezza; a me interessa solo la purezza e ritengo che se Lorenzo fatto certe scelte lo ha fatto con grande onestà”.
Più che un passo indietro, questo passo sembra una volée alta incrociata di rovescio, cioè il colpo più celebre di Adriano Panatta. Luciano Ligabue, dall'alto dei forse 5, forse 8, forse 10 milioni di dischi venduti, può scegliere la platea e l'interlocutore più sofisticati. Per il lancio di Mondivisione, suo nuovo lavoro, pubblicato il 26 novembre, accetta un'intervista niente di meno che con Ferruccio de Bortoli, nella Fondazione Corriere della Sera. Davanti a tale autorità civile e morale, il rocker con piadina, lambrusco e stivaletto a punta si confessa: “Direttore, sai, io sono sfinito come tutti gli italiani.
Sono sfinito d'essere rappresentato da una classe politica che ci ha portato alla peggior crisi economica degli ultimi 100 anni” (Ligabue economista). Prosegue: “Ho avuto bisogno di dar voce a questa indignazione, cosa che passa attraverso la cronaca. Solitamente non lo faccio, ma stavolta non mi sono tenuto, non sono riuscito a tacere” (Ligabue sociologo engagé). E ancora: “Il Pd ne ha infilate tante, e così maldestre, che sembra avere smarrito la propria anima. Sono deluso, spero che il Pd possa riacquistare la mia fiducia, ma rivendico il diritto di cambiare idea, se non mi sento più rappresentato” (Ligabue politicologo disincantato). E chiude: “Ero cattolico, ma poi mi sono staccato.
Non riuscivo a concepire perché la religione si basasse sul dolore. Volevo un rapporto con un dio meno problematico, e ho anche provato a metterlo in una canzone. Resto una persona spirituale, non credo che finisca tutto qua” (Ligabue escatologo). Dopo tutta questa politique politicienne, e in vista delle elezioni europee 2014, sembra lecita una domanda: quante divisioni hanno i cantanti pop italiani?
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