Ristrette intese
E’ la settimana rosso-nera: espulsione di Berlusconi dal Senato, uscita roboante di Galliani dal Milan. Altro che “clamoroso al Cibali”, succede di tutto e c’è pure un governo che per ventiquattr’ore accarezza l’idea di perdere un pezzo e non andare a chiedere la fiducia alle Camere. Il Cavaliere esce dal Senato mercoledì 27 novembre, ma pare che al Pd la defenestrazione non basti.
E’ la settimana rosso-nera: espulsione di Berlusconi dal Senato, uscita roboante di Galliani dal Milan. Altro che “clamoroso al Cibali”, succede di tutto e c’è pure un governo che per ventiquattr’ore accarezza l’idea di perdere un pezzo e non andare a chiedere la fiducia alle Camere. Il Cavaliere esce dal Senato mercoledì 27 novembre, ma pare che al Pd la defenestrazione non basti. Spiega la faccenda Danilo Leva, responsabile Giustizia dei democratici: “Berlusconi vuole sfruttare la decadenza come trampolino per rientrare in scena tramite una vera e propria strada extraparlamentare, in modo da rimanere in gioco contro ogni legge e senso dello stato. E’ una operazione che va oltre la decadenza e che rischia di distruggere i principi democratici” (Agi ore 18 e 05). In attesa di un provvedimento di esilio a Sant’Elena, è chiaro che il Cav. parla e tace, fa e disfa, prepara la sua traversata nel deserto. E poi Silvio l’aveva detto in un’intervista al Mattino (sabato 23 novembre) che cosa aveva in mente: “Non mi dimetterò dal Senato. Aspetterò che votino”. Impaginato il pensiero, Berlusconi legge le agenzie di Angelino Alfano che al Tempio di Adriano assicura: “Lo diciamo con grande affetto a Silvio Berlusconi: qui c’è gente che le vuole bene e che resta nel centrodestra”. Maurizio Gasparri mette sul tavolo la questione grammaticale: “Affetto significa affettare?”. Aperta la voliera, falchi e colombe continuano a beccarsi mentre Berlusconi accende i botti, non chiede la grazia e no, “non mi umilio a pulire cessi”. La strategia del prigioniero libero (copyright dell’Elefantino) è già cominciata mentre l’ufficio stampa del Quirinale domenica 24 novembre (ore 18 e 57) informa che “non ci sono le condizioni della grazia”. Stop. Anzi no, registriamo prima di cena (ore 20 e 38) Sandro Bondi che denuncia “un colpo di stato”. Il lunedì (25 novembre, santa Caterina di Alessandria, vergine e martire) Daniela Santanchè si dice “orgogliosa di essere estremista”, mentre c’è sempre il democratico Leva a dettare la linea da larga intesa: “Deriva eversiva e pericolo per le istituzioni”, e Paolo Romani chiede il voto sulla decadenza dopo la Legge di stabilità. Aspetta e spera. Per fortuna c’è una cena con il Vladimir di tutte le Russie e Berlusconi sventola il tricolore: “Con Putin sarà un menù strettamente patriottico”. Salvata la fettuccina, non resta che ascoltare Augusto Minzolini che va a Radio Ies ospite di “Citofonare Adinolfi” e torna a fare il retroscenista politico anticipando tutti: “Forza Italia passa all’opposizione”. Il microfono è sincero e su un’altra radio il deputato del Pd Francesco Boccia racconta la verità: “In un paese normale si sarebbe aspettata la delibera della Corte sull’interpretazione della legge Severino” (ore 9.00, intervista a Giovanni Minoli su “Mix 24”) e viene aggredito dai colleghi, sinceri democratici, per aver detto la cosa giusta. Vladimir Putin ed Enrico Letta si incontrano, il primo dice che Berlusconi “ha fatto molto per i rapporti Italia-Russia”, il secondo tace perché “c’è già abbastanza confusione”. Silenzio, parla Putin. Il martedì si spegne e il mercoledì (27 novembre) s’accende dopo mezzanotte con il via libera del Senato alla Legge di stabilità, 171 sì e 135 no. Le larghe intese si sono ristrette, c’è una nuova maggioranza che alle 17 e 43 mette Berlusconi alla porta. Il Mattinale, bollettino strategico di Forza Italia, esce in edizione straordinaria, titolo: “Berlusconi: ‘Non muoio neanche se mi ammazzano’”. Echi di stampa teutonica, la Welt: “Mandarlo in pensione dopo così tanto tempo e non attraverso le elezioni ma per una sentenza dei giudici, non è una prova di maturità politica”. Vero. Ma la pensione? Calma. Il day after si capisce che il giro ai giardinetti di Berlusconi e Dudù è ancora lontano. Renato Brunetta e Paolo Romani salgono al Quirinale e chiedono al presidente Napolitano l’apertura di una crisi formale. E la ottengono. Alle 20 e 18 dal Colle arriva la conferma: “Ci sarà senza dubbio un passaggio parlamentare che segni la discontinuità politica tra il governo delle larghe intese e il governo che ha ricevuto la fiducia sulle Legge di stabilità”. No, non è finita. Attenzione ai titoli e agli occhielli di quelli che contano le pulsazioni del business all’italiana. Il Wall Street Journal chiosa così la “ripresa” che per Letta “è a portata di mano”: “E’ la stabilità del cimitero” (titolo dell’articolo di Simon Nixon, 24 novembre). Esagerazioni degli yankee? L’Istat ieri ha dato i numeri: “Nuovo record della disoccupazione giovanile a ottobre. Il tasso ha raggiunto il massimo storico del 41,2 per cento”. Più lumicini per tutti.
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