Quante divisioni hanno i cantautori italiani / 2
Non ci libereremo mai dei cantanti politologi
Che poi, la colpa è dei giornalisti. Non insistessero tanto, i cantanti pop italiani mica svelerebbero le preferenze politiche, specie durante le conferenze stampa in cui promuovono i loro ultimi dischi. Oggigiorno, si vende così poco che bisogna parlare di musica, non di Matteo Renzi e Pippo Civati. E invece, niente: la domandina impertinente spunta sempre fuori e, inevitabile, la risposta. Un esempio per tutti è Franco Battiato (68 anni, Riposto, provincia di Catania, Ariete). Battiato ha un sacco da fare.
Che poi, la colpa è dei giornalisti. Non insistessero tanto, i cantanti pop italiani mica svelerebbero le preferenze politiche, specie durante le conferenze stampa in cui promuovono i loro ultimi dischi. Oggigiorno, si vende così poco che bisogna parlare di musica, non di Matteo Renzi e Pippo Civati. E invece, niente: la domandina impertinente spunta sempre fuori e, inevitabile, la risposta. Un esempio per tutti è Franco Battiato (68 anni, Riposto, provincia di Catania, Ariete). Battiato ha un sacco da fare. Oltre al lancio del disco dal vivo con i molto stimati Antony and the Johnsons, oltre alla tournée con 4 musicisti occidentali e 5 orientali, per un progetto sobriamente intitolato Diwan.
L’essenza del reale, oltre a un viaggio verso Kathmandu, dove intervisterà tre Lama per un documentario sulla morte (la commissione arriva da un operaio siciliano prossimo alla pensione), Franco Battiato pensa politico: “Non vado a votare per le primarie Pd, perché non c’è nessuno che mi rappresenti”. Il cronista incalza: e le Europee? Risposta feroce: “Credo che mi unirò ai 35 milioni di italiani che non votano”. La stima del cantante siciliano fa impressione. Alle Europee del 2009 i votanti furono un po’ meno che 33 milioni. Se l’anno venturo i non votanti sono 2 milioni in più, altro che trionfo dell’antipolitica.
Tutt’altro piglio mostra Iva Zanicchi (73 anni, Ligonchio, provincia di Reggio Emilia, Capricorno), eurodeputata uscente del Pdl. Intervistata da un’incalzante Mara Venier, non si nasconde: “Tessera? Io non ho la tessera di Forza Italia, e non l’ho mai avuta [ah, però]. A me piacciono gli uomini. Silvio Berlusconi mi piace e gli resto fedele, specie in un momento così difficile per lui: non riesco a girargli le spalle. Molti, e parlo solo del Pdl, sono rimasti lì per la pol-tro-na, è chiaro? Ecco, io no. Io posso essere critica, ma gli resto fedele sempre, perché Berlusconi è un uomo buono. Se però non si candidasse, io scelgo Matteo Renzi, perché anche lui mi piace”. Poi, però, sbòtta: “Eh, Mara, ma io non sono venuta qui a parlare di politica. Vogliamo far sentire il mio disco?”. Come darle torto?
Da Bruxelles è passato, pochi mesi fa, anche Francesco Guccini (73 anni, Modena, Gemelli). Con L’ultima Thule, il cantautore appenninico rassegna le sue dimissioni dall’arte e, in sede di bilancio, sogghigna: “Un tempo, alle fiere di paese, c’erano i venditori di piatti. Per dimostrare quant’erano resistenti, li battevano l’uno contro l’altro, e i piatti non si rompevano. Per questo li chiamavano i cioccapiatti, come dire degli incantatori di serpenti. Ecco, Berlusconi è stato un gran cioccapiatti. Se poi mi si domanda quanto sono felice della politica di adesso, la risposta è poco, non sono felice di questa politica. C’è questo governo ibrido, letale, non si capisce bene cosa. E poi, son tutti democristiani. Sì che Enrico Letta ha citato Dio è morto nel suo discorso d’insediamento a Palazzo Chigi, ma poi scopro di essere il cantante preferito da Angelino Alfano”. Sono gli scherzi del mondo e della storia, forse.
Senza volerlo, a Guccini risponde Francesco De Gregori (62 anni, Roma, Ariete). Servendosi di Aldo Cazzullo, suo abituale confessore, l’autore di Buonanotte fiorellino e Santa Lucia usa toni sfumati: “Avevo votato Monti alla Camera e Bersani al Senato [De Gregori bipartisan]. Mi pareva che il governo Monti avesse operato in modo responsabile [De Gregori politologo militante]. Se sono contento? Tutt’altro. Si votasse oggi, m’asterrei. Con questo sistema elettorale, tanto vale scegliere i parlamentari sull’elenco del telefono [De Gregori costituzionalista; e anche un poco rétro, visto quanto esili sono ormai gli elenchi telefonici]”.
Il più sagace è, alla fine, Roberto Vecchioni (70 anni, Casate Brianza, provincia di Monza-Brianza, Cancro). Appena pubblicato un disco nel quale “mi sono ispirato a Sofocle per cantare la vittoria umana sul destino, il premio alla grandezza d’essere nati. Non è tempo di democrazia, ma di demotrofia o demomania”, il già vincitore del Festival di Sanremo s’è fatto fotografare appigliato a Matteo Renzi, alla Leopolda. Non è una dichiarazione di voto ma, come usa, fa fine, non impegna ed è ecumenico-rionale quanto basta, come la camicia bianca che tutt’e due vestono nella foto.
Il Foglio sportivo - in corpore sano