“Di chi era quel gas nervino?”

Scoop di Smentita Hersh sulle armi chimiche in Siria. Ma non quadra

Daniele Raineri

Domenica il sito della London Review of Books ha pubblicato un presunto scoop di Seymour Hersh sulla guerra in Siria intitolato “Whose Sarin?”: il gas sarin di chi? Hersh scrive che l’Amministrazione Obama non ha prove definitive della responsabilità del presidente siriano Bashar el Assad e sostiene che nasconde alcune informazioni sulla capacità di un gruppo terrorista chiamato Jabhat al Nusra di produrre gas sarin.

    Domenica il sito della London Review of Books ha pubblicato un presunto scoop di Seymour Hersh sulla guerra in Siria intitolato “Whose Sarin?”: il gas sarin di chi? Hersh scrive che l’Amministrazione Obama non ha prove definitive della responsabilità del presidente siriano Bashar el Assad e sostiene che nasconde alcune informazioni sulla capacità di un gruppo terrorista chiamato Jabhat al Nusra di produrre gas sarin. La Casa Bianca, secondo Hersh, farebbe “cherry picking”: presenta selettivamente alcuni elementi e ne tiene segreti altri per manipolare l’opinione pubblica e accusare Assad, “come prima della guerra in Iraq”. Il salto logico lasciato al lettore è che la strage di civili siriani alla periferia di Damasco non è colpa degli assadisti, ma dei loro nemici.

    Nel 1970 il giornalista settantaseienne vinse il premio Pulitzer per avere fatto lo scoop sulla strage di My Lai, in Vietnam, e divenne un’icona della controinformazione – qualsiasi cosa questo voglia dire – ma da allora i suoi tentativi di ripetere quell’exploit non hanno avuto fortuna. Nel 1974 scrisse per il New York Times che l’ambasciatore americano in Cile, Edward Korry, era stato tra gli organizzatori del golpe dell’anno precedente, ma nel 1981 il giornale fu costretto a pubblicare in prima pagina una smentita di 25 mila battute, “la più lunga della nostra storia”. Nel 1991 Hersh pubblicò in un libro la storia di un ricatto nucleare che sarebbe stato fatto da Israele ai danni degli americani, ma in seguito dovette ammettere che la sua unica fonte, Ari Ben-Menashe, “mente ogni volta che respira”. Nel febbraio 2008 scrisse un articolo sul bombardamento israeliano contro il sito nucleare di al Kibar in Siria (avvenuto nel settembre 2007), sostenendo che in realtà non c’era mai stata alcuna attività nucleare; gli ispettori dell’Aiea, l’agenzia Onu, andarono sul posto e lo smentirono.

    Anche quest’ultimo appartiene alla categoria dei pezzi problematici. Il New Yorker, che ha pubblicato Hersh in passato, e il Washington Post hanno entrambi rifiutato l’articolo: il secondo con la motivazione che “la solidità delle fonti non è all’altezza degli standard del giornale”. Hersh sembra rimasto indietro rispetto alle indagini sulla strage con il nervino a Damasco fatte in questi mesi. Tra le altre cose scrive che gli speciali razzi-serbatoio usati per disperdere il gas sarin sono di fabbricazione artigianale, implicando la responsabilità dei terroristi. Eliot Higgins, che il New Yorker ha definito “il migliore esperto sulle munizioni usate nel conflitto siriano”, spiega al Foglio che “Hersh appare ignaro di tutte le prove che confermano che quel tipo di razzo è in dotazione al governo siriano. Abbiamo video messi online dalle Forze di difesa nazionale del governo siriano in cui sparano quei razzi, video del dicembre 2012 in cui i razzi sono lanciati dalla base governativa di Mezzeh e altre prove. Sappiamo anche che il governo siriano stava conducendo una campagna militare nel quartiere a nord dell’area colpita il 21 agosto, il che corrisponde alla gittata dei razzi, anche se supponessimo fosse soltanto di 2-2,5 km”.

    Nella strage è stata usata almeno una tonnellata di nervino, ma non è un gas che si produce in cucina, scrive un altro esperto critico con l’articolo di Hersh, Dan Kaszeta. Il sarin è corrosivo e instabile e per produrlo sarebbe servito un sito attrezzato di grandi dimensioni. La faccenda non è stata risolta. E’ probabile che alcuni punti saranno chiariti nei prossimi giorni.

    • Daniele Raineri
    • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)