Rottamarsi un po'/12

Ebbene sì: quando penso a Matteo, “je pense à la Suisse”

Nicoletta Tiliacos

E’ difficile da confessare, ma quando penso a Matteo Renzi mi sento come quando un francese “pense à la Suisse”: non penso a niente. Non perché il vulcanico personaggio non si presti a considerazioni anche molto colorite e variegate. Si presta, eccome. Ma nessuna di esse, per quanto mi riguarda, attiene a Renzi come protagonista della politica italiana passata, presente o futura.

    E’ difficile da confessare, ma quando penso a Matteo Renzi mi sento come quando un francese “pense à la Suisse”: non penso a niente. Non perché il vulcanico personaggio non si presti a considerazioni anche molto colorite e variegate. Si presta, eccome. Ma nessuna di esse, per quanto mi riguarda, attiene a Renzi come protagonista della politica italiana passata, presente o futura. Come simpatico intrattenitore, forse, come interprete di un film di successo, anche, come Nuova Maschera Italiana – il Rottamator scortese – certamente, con la zeppola che fa simpatia (o irrita, a seconda dei gusti) e l’aria furbetta e trafelata di chi è arrivato tardi alla partita di calcetto. Di tutto questo si potrebbe discutere, discutendo di Renzi, mentre mi sembra ancora nebuloso il piano su cui dovrebbe essere fortissimo, cioè quello del rinnovamento della politica e della classe dirigente, nel partito e nel paese. Forse per sua scarsa chiarezza ma più probabilmente per mio manifesto limite e imperdonabile distrazione, mi risultano tuttora oscure (a parte i soliti mantra da riempire di fatti: semplificazione, modernizzazione, largo ai giovani, merito, bla bla bla) le cose che concretamente il sindaco di Firenze e aspirante sindaco d’Italia vuole proporre (a parte la meritoria, ma per qualche aspetto ovvia, difesa del bipolarismo contro il ritorno al proporzionale). Sarà anche per personale appartenenza alla generazione rottamanda, ma in queste ore di legittimo entusiasmo del popolo del Pd per il suo nuovo, giovane segretario, il mio pensiero corre, grato, al vecchio Winston Churchill. Arrivato sessantaseienne alla carica di Primo ministro del Regno Unito nel più horribilis degli anni, il funesto 1940, quando l’Inghilterra giocava contro l’Asse da sola, gli Stati Uniti guardavano ancora dall’altra parte e Stalin inciuciava con Hitler. L’avessero rottamato col metro renziano (Churchill, intendo) si sarebbe trovata rottamata in breve anche l’Europa, e per sempre. Chiedo venia per le forse troppo spericolate associazioni. Ma mi è stato chiesto di dire che cosa penso di Renzi, e io non posso che ripeterlo: quando penso a Renzi, “je pense à la Suisse”.