Rottamarsi un po'/4

La straziante fortuna di un Enfant qui pisse

Alessandro Giuli

E ora che se ne farà Matteo Renzi di tanta vittoria e di tanta albagia? Se ha un merito, Renzi, è forse quello di aver restituito la politica alla dimensione originaria di biodegradabilità nella quale si fila e si sfila il destino di tutti i bipedi umani. Siamo tutti rottamandi, da un certo punto di vista ed è il punto di vista più ragionevole.

    E ora che se ne farà Matteo Renzi di tanta vittoria e di tanta albagia? Se ha un merito, Renzi, è forse quello di aver restituito la politica alla dimensione originaria di biodegradabilità nella quale si fila e si sfila il destino di tutti i bipedi umani. Siamo tutti rottamandi, da un certo punto di vista ed è il punto di vista più ragionevole. Il trionfo su Gianni Cuperlo e Pippo Civati dipende in larga parte da una straziante assenza di alternative, e dal fatto che ogni altra linea politica del Pd è stata suicidata dai suoi protagonisti e dissipatori. Avevamo avvertito per tempo, subito dopo la non vittoria elettorale del febbraio scorso, fanti e cavalieri di Pier Luigi Bersani: a forza di mendicare amore e ricevere calci dai grillini, consegnerete la sinistra e un gran pezzo d’Italia nelle mani di Renzi. Non servivano virtù di chiaroveggenza per capirlo. Dopodiché c’è la simpatia naturale, la capacità comunicativa e la sprezzatura del bullo di Firenze, un patrimonio così esteso da precipitare nell’indigenza immediata il più coltivato Cuperlo e il più bullo ancora Civati. Questo sempre troppo simile a un Renato Brunetta sotto psicofarmaci. Quello troppo elegante nella sua posa da Bruce Chatwin lost in Pietroburgo, concentrato nella declamazione di parole alate buone per una disputa ottocentesca sul Nevsky Prospekt. Attenti poi a dargli del democristiano e basta. Lattiginoso quanto si vuole, ma Renzi è figlio d’una mutazione antropologica, è la negazione della fuliggine che s’accompagna a una genealogia o a un lignaggio storico. Tutto, in lui e nei suoi coetanei senza radici, s’innerva semmai nel luogo immaginario del 2.0, lì dove la sola memoria ammessa è quella misurabile in byte. E ora che dovrebbe fare, Matteo Renzi, di tanta forza e di tanta fortuna? Le usi per decollare i re senza corona e i loro nipoti; s’immoli, se necessario, per sbaragliare l’ultimo lacerto di apparato accoccolato ai suoi piedi; non teorizzi la speranza, pratichi la ribellione al travaglio usato. Altrimenti, di giorno in giorno, finirà per marmorizzarsi anche lui come i suoi nemici. E di lui non resterà che una statua muta e sfacciata, come un Enfant qui pisse.