Rottamarsi un po'/11
Non basta “I love it”, per sfondare davvero
Renzi è salito sul palco domenica notte sulle note di “I love it”, il pezzo di un duo svedese di musica elettronica che si chiama Icona Pop. E' un brano trascinante, ritmato, è quello che i deejay di una volta chiamavano il pezzo riempipiste. E che dice più o meno così: “Tu sei su una strada diversa / io sono sulla Via Lattea / Tu mi vuoi giù sulla Terra / Ma io sono su nello spazio".
Renzi è salito sul palco domenica notte sulle note di “I love it”, il pezzo di un duo svedese di musica elettronica che si chiama Icona Pop. E' un brano trascinante, ritmato, è quello che i deejay di una volta chiamavano il pezzo riempipiste. E che dice più o meno così: “Tu sei su una strada diversa / io sono sulla Via Lattea / Tu mi vuoi giù sulla Terra / Ma io sono su nello spazio / Tu sei così difficile da accontentare / Dobbiamo spegnere questo interruttore / Tu vieni dagli anni Settanta / Ma io sono una stronza degli anni Novanta / Lo adoro, lo adoro / Me ne frego! / Lo adoro”. Solo che lo dice in inglese. L’inno alla rottamazione, certo. E di sicuro un pezzo molto lontano dalla “Canzone popolare” a firma di Ivano Fossati, poeta dei rottamandi che a un certo punto della carriera si è addirittura autorottamato. La nemesi. Io dico, forse di nascosto Renzi avrebbe potuto farsi consigliare da Walter Veltroni, musicalmente parlando. Perché Walter, che pure di musica ne capisce, nel 2010 si oppose alla scelta del Partito democratico di usare “Un senso” di Vasco Rossi – per carità, meglio “Una vita spericolata” – e perse nel 2008 sulle note di “Mi fido di te” di Jovanotti. In quel caso l’errore fu scegliere una canzone da perdenti, da sfigati, ma tutto sommato bella. Ecco, la prima cosa sbagliata di Renzi. Aver scelto una canzone orrenda per la sua vittoria, per lui che è già di suo trascinante e riempipiste. Ah, un consiglio per la campagna elettorale: c’è sempre un certo Andrea Vantini, scrive inni che funzionano molto bene.
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