Dottrina La Fayette

Daniele Raineri

Potrebbe essere chiamata “dottrina La Fayette”, dal nome del generale francese che fu spedito ad aiutare in guerra George Washington e ancora oggi rappresenta la figura del pontiere tra Washington e Parigi. In Libia contro Gheddafi, nel Mali, in Siria e ora nella crisi della Repubblica Centrafricana, l'Amministrazione Obama e l'Eliseo hanno imparato a intervenire coprendosi a vicenda. Lunedì notte il capo del Pentagono, Chuck Hagel, ha ordinato di organizzare entro oggi un ponte con aerei da trasporto militari americani per trasferire circa 850 soldati del Burundi a Bangui, capitale in guerra della Repubblica Centrafricana.

    Potrebbe essere chiamata “dottrina La Fayette”, dal nome del generale francese che fu spedito ad aiutare in guerra George Washington e ancora oggi rappresenta la figura del pontiere tra Washington e Parigi. In Libia contro Gheddafi, nel Mali, in Siria e ora nella crisi della Repubblica Centrafricana, l’Amministrazione Obama e l’Eliseo hanno imparato a intervenire coprendosi a vicenda.

    Lunedì notte il capo del Pentagono, Chuck Hagel, ha ordinato di organizzare entro oggi un ponte con aerei da trasporto militari americani per trasferire circa 850 soldati del Burundi a Bangui, capitale in guerra della Repubblica Centrafricana. Hagel, che era in visita a Kabul in Afghanistan, ha dato l’ordine dopo avere ricevuto via telefono la richiesta di aiuto di Jean-Yves Le Drian, ministro della Difesa del governo di François Hollande.

    Domenica la Francia ha mandato a Bangui un contingente di circa 1.600 uomini che per ora ha trasformato l’aeroporto in una base militare ma non riesce a fermare le violenze in città e ha perso due soldati in uno scontro a fuoco.  La Repubblica africana è all’ultima fase di una crisi che va avanti da marzo, da quando i ribelli musulmani Seleka hanno preso il potere e hanno cominciato a scontrarsi con la parte cristiana della popolazione.

    Negli ultimi cinque giorni, secondo la Croce Rossa, sono state uccise 500 persone e questa accelerazione ha fatto scattare l’intervento di Parigi, che da sempre si considera responsabile ultimo della politica locale. I parà francesi stanno provando a disarmare i Seleka, ma secondo Alex Thomson, inviato della rete inglese Channel 4, gli ex ribelli hanno semplicemente nascosto i fucili e ora passano con nonchalance attraverso i posti di blocco; uno dei comandanti Seleka aspetta tempi migliori ingannando il tempo attorno al buffet dello stesso hotel dei giornalisti.

    I C-17 americani dovrebbero trasportare circa 850 soldati del Burundi addestrati in precedenza dagli Stati Uniti e il Pentagono sottolinea che non è prevista la presenza a terra di militari americani, se non di quelli necessari alle operazioni di sbarco.

    L’intesa tra Amministrazione Obama ed Eliseo è cominciata in Libia nel marzo 2011, quando il presidente Nicolas Sarkozy si intestò il ruolo più appariscente e politicamente aggressivo e Obama invece si ritagliò un ruolo defilato e sperimentò il cosiddetto “leading from behind”, che può essere riassunto così: assumere il comando militare delle operazioni, o comunque un ruolo indispensabile, senza però averne l’aria.

    In Mali, nella missione contro la guerriglia islamista, gli americani hanno aiutato i francesi con la condivisione di intelligence e di sorveglianza aerea. E ad agosto, quando fu il momento (breve) di minacciare il presidente siriano Bashar el Assad, Hollande era così schierato al fianco di Obama che per un soffio non impartì davvero l’ordine di attacco – si fermò soltanto poche ore prima. Fu un momento di sbigottimento tra le due capitali. Il tandem però è congeniale a entrambi: Washington conserva il basso profilo e Parigi proietta ancora quella grandeur smarrita in patria.

    • Daniele Raineri
    • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)