Müller si spiega in buon tedesco ai ribelli di Monaco e Colonia
Nessuna volontà di bloccare il dibattito, tutt'altro. Ma l'insegnamento di Cristo e della chiesa non può essere oggetto di discussione. E' questa la risposta che il prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, monsignor Gerhard Ludwig Müller, dà al cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga, che lo aveva criticato per le affermazioni sulla pastorale matrimoniale. Qualche settimana fa, infatti, nel corso di un'assemblea dei vescovi bavaresi, Marx aveva dichiarato che nessuno, tantomeno Müller, poteva troncare il confronto su tutte quelle problematiche inedite che saranno al centro del Sinodo in programma il prossimo autunno a Roma.
Nessuna volontà di bloccare il dibattito, tutt’altro. Ma l’insegnamento di Cristo e della chiesa non può essere oggetto di discussione. E’ questa la risposta che il prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, monsignor Gerhard Ludwig Müller, dà al cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga, che lo aveva criticato per le affermazioni sulla pastorale matrimoniale. Qualche settimana fa, infatti, nel corso di un’assemblea dei vescovi bavaresi, Marx aveva dichiarato che nessuno, tantomeno Müller, poteva troncare il confronto su tutte quelle problematiche inedite che saranno al centro del Sinodo in programma il prossimo autunno a Roma.
Prima fra tutte, la possibilità che i divorziati risposati siano ammessi ai sacramenti. “Il credo religioso non deve essere confuso con un programma di partito, che può essere sviluppato e interpretato a seconda dei desideri dei membri o degli elettori di quella stessa formazione politica”, ha detto il secondo successore di Joseph Ratzinger all’ex Sant’Uffizio in un colloquio con il quotidiano Passauer Neue Presse riportato anche dall’agenzia cattolica in lingua tedesca kath.net. “La responsabilità pastorale – ha aggiunto Müller – deve sempre fondarsi sulla sana dottrina”.
L’insegnamento della chiesa non può essere messo da parte neppure quando si invoca la misericordia per cancellare peccati e giustificare prassi contrarie alla volontà di Dio (come Müller ha definito, in un articolo sull’Osservatore Romano dell’ottobre scorso, la possibilità che un divorziato risposato acceda alla comunione, secondo quanto concesso dalle chiese ortodosse). A dargli man forte è arrivato anche il prefetto della Segnatura apostolica, il cardinale americano Raymond Leo Burke: “Müller non ha reso nota la sua opinione personale, bensì ha ricordato l’insegnamento della chiesa, che non può essere cambiato. Diffondere l’idea che ci sarà un cambiamento radicale, e che la chiesa cesserà di rispettare l’indissolubilità del matrimonio, è sbagliato e assai dannoso”. Eppure, proprio ieri, in un’intervista apparsa sulla Zeit, il cardinale Walter Kasper si è detto sicuro che presto i divorziati risposati potranno accedere ai sacramenti: “Ciò che è possibile a Dio, vale a dire il perdono, deve valere anche per la chiesa”.
Müller ha anche chiarito che la proposta dei trenta sacerdoti e diaconi di Colonia per aprire la procedura d’elezione del nuovo vescovo anche ai laici, non s’ha da fare. Se passasse quella iniziativa, ha detto, si andrebbe incontro al rischio più volte richiamato da Bergoglio di concepire la chiesa come “un’organizzazione fatta di uomini”. La nomina di un vescovo, ha invece, non ha nulla a che vedere con “lotte per il potere, distribuzione di poteri e conquista di potere da parte di fazioni ideologicamente ristrette che distruggono l’unità della chiesa. Il vescovo è eletto da Cristo e costituito tale dallo Spirito Santo”. No, dunque, a urne e schede elettorali per scegliersi il vescovo preferito. Si seguiranno le consuete procedure, che prevedono il voto del capitolo della cattedrale. E pazienza se tra chi vede nella rinuncia del cardinale conservatore Joachim Meisner la ghiotta occasione per dare una sterzata progressista alla guida della ricca Colonia, c’è anche Hans Küng.
Il teologo svizzero che insorse contro la nomina di Müller alla congregazione per la Dottrina della fede, definendola una “Katastrophe!”, ha rivisto nelle ultime dichiarazioni del custode dell’ortodossia cattolica l’atteggiamento del prefetto Ratzinger, la sua vera ossessione. Al punto da avvertire Francesco sul rischio di avere “un Papa ombra”. Una teoria che diverte Müller: “Che godimento vedere ancora come Hans Küng, nella sua vecchiaia, sia pieno di entusiasmo per il successore di Cristo e capo visibile di tutta la chiesa, come dice il Vaticano II”.
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