Tra tregue e tempeste

Letta e Renzi tra rincorse e piani per votare prima del semestre europeo

Claudio Cerasa

I due si guardano, si cercano, si studiano, si seguono, fingono di vivere in un clima di grande cordialità, grande amicizia, grande intesa e grande affinità, e alla fine, a nemmeno una settimana dalle primarie, si ritrovano già a vivere in una situazione un po’ così: a metà tra il sogno della rincorsa e l’incubo del sorpasso. Altro che patto. Partiamo dalla rincorsa (e dal Consiglio dei ministri di ieri) e poi arriviamo al sorpasso (con una notizia sfiziosa).

Vietti Il governo brevi intese. Parla Casini

    I due si guardano, si cercano, si studiano, si seguono, fingono di vivere in un clima di grande cordialità, grande amicizia, grande intesa e grande affinità, e alla fine, a nemmeno una settimana dalle primarie, si ritrovano già a vivere in una situazione un po’ così: a metà tra il sogno della rincorsa e l’incubo del sorpasso. Altro che patto. Partiamo dalla rincorsa (e dal Consiglio dei ministri di ieri) e poi arriviamo al sorpasso (con una notizia sfiziosa). Il capitolo legato al percorso che Enrico Letta ha impostato per non essere travolto dal ciclone di Firenze ha coinciso ieri con un decreto legge approvato dal Cdm con cui il governo ha tagliato il finanziamento pubblico ai partiti (dal 2017 chi vorrà dare un contributo a un partito lo potrà fare attraverso il 2 per mille o con un contributo volontario che sarà soggetto a un regime agevolato di detrazione fiscale). Renzi, domani, durante l’Assemblea nazionale pd, convocata a Milano alle 10,30, rilancerà probabilmente sul tema e dirà di più: che il suo Partito democratico è pronto ad accettare la sfida di Grillo, il quale ha chiesto a Renzi di rinunciare ai rimborsi previsti per questa legislatura, ma a condizione che i grillini firmino le proposte del Pd sul dimezzamento del numero dei parlamentari e la trasformazione di Palazzo Madama in un Senato delle regioni. Il tutto sempre nel nome di un governo che ora segue il ritmo di Renzi, di un effetto primarie che ha imposto una nuova andatura, di un segretario che ora è il vero presidente del Consiglio e di un Letta che al massimo è il vice con delega all’Economia del governo Leopolda. Questo è quello che si sa. Quello che non si sa invece è legato a una notizia che non farà piacere a Letta e che riguarda una richiesta che un gruppo di renziani ha portato questa settimana all’ufficio elettorale della Corte di cassazione di Roma, per formulare un quesito apparentemente innocuo ma che in realtà, se letto nel verso giusto, contiene una possibile bomba elettorale. A voler essere maliziosi potremmo sintetizzarla con una provocazione: e se Matteo Renzi si stesse muovendo con l’idea di andare a votare in tempo per essere lui a guidare il famoso semestre europeo? La storia è questa e comincia martedì mattina. A Montecitorio, da un paio di giorni, non si parla d’altro.

    Andiamo con ordine. Martedì alcuni deputati renziani affidano a un loro uomo il compito di fare un salto al secondo piano del Palazzo di giustizia di Piazza Cavour, sede della Corte di Cassazione, ufficio elettorale, per verificare una questione non secondaria. Questa: ma il prossimo 25 maggio, data di elezioni europee, è possibile oppure no prevedere, nella stessa giornata elettorale, anche le elezioni politiche? La richiesta è stata presentata in modo informale, non ancora ufficiale, e sull’argomento c’è confusione: c’è chi dice che non si può, chi dice solo che non si è mai fatto, chi dice che invece si può, perché la nostra legge non prevede un divieto esplicito e perché dall’Europa in passato è solo arrivata una raccomandazione non vincolante a non sovrapporre politiche ed Europee, e che dunque vale la pena verificare. La verifica è in corso, i renziani sono ottimisti e, qualora la Cassazione non fosse in grado di rispondere in modo definitivo, la procedura prevede che il quesito sia girato in doppia copia presso il Consiglio d’Europa e la Corte di Giustizia dell’Unione europea. Il perché di questa verifica è evidente ed è tutta una questione di tempi. I tempi dicono che alla Camera, in commissione Affari costituzionali, la legge elettorale non verrà discussa prima del prossimo gennaio. I tempi dicono che per approvare una legge elettorale servono almeno tre mesi. E i tempi dicono che, una volta approvata una nuova legge, che non a caso Renzi vuole entro primavera, l’unica finestra possibile è quella delle Europee.

    Già, ma con che legge elettorale? E soprattutto con chi andrà fatta questa legge? Maria Elena Boschi, deputato Pd, esponente della segreteria e responsabile delle Riforme, dice al Foglio che il partito “prima cercherà un accordo con le forze di maggioranza e solo dopo, se le forze di maggioranza non ci staranno, si passerà a consultare, senza paura, anche chi non sostiene la maggioranza”. Ma sul modello di legge sul quale Renzi vuole puntare nelle ultime ore si è fatta un po’ di chiarezza. E a quanto risulta al Foglio il testo dal quale Renzi è intenzionato a partire è un modello che in realtà è già stato depositato alla Camera lo scorso ottobre, giorno 8. Il disegno di legge è firmato da due deputati del Pd (Michele Nicoletti, bindiano, e Alfredo Bazoli, renziano) e un deputato di Sel (Florian Kronbichler) e prevede un sistema sullo stile di quello proposto dal professor Roberto D’Alimonte: proporzionale puro con preferenze e premio di maggioranza che scatta per la coalizione che arriva al 40 per cento; e se nessuno arriva al 40 per cento, le prime due coalizioni si giocano il premio al ballottaggio. Da questo modello Renzi partirà per trovare un accordo con le forze che sostengono il governo. Il segretario, naturalmente, proverà ad accelerare e a studiare anche una possibile mediazione con Forza Italia (con la quale si sta studiando un accordo sul Mattarellum corretto con premio di maggioranza del 25 per cento). Ma anche nel caso in cui il leader del Pd fosse “costretto” a lavorare solo con i partiti che sostengono la maggioranza il discorso non cambierebbe. Letta, lunedì scorso, durante l’incontro avuto a Palazzo Chigi, ha promesso esplicitamente a Renzi che la legge elettorale sarà fatta prima delle Europee. E se la Cassazione dovesse dare ai renziani risposte positive rispetto alla possibilità di sovrapporre politiche con europee, lo spazio eventuale per andare a votare e per portare non un pisano, ma un fiorentino alla guida del semestre europeo ci sarebbe, eccome se ci sarebbe.

    Vietti Il governo brevi intese. Parla Casini

    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.