Barbie

Ma si può perdere la fede per via di Barbie? Vittorio Zucconi l'ha persa: in un rutilante articolo sul Venerdì dice che dopo aver palpitato per sessanta anni per il Milan (più di Scalfari per Napolitano), si chiama fuori. Esce dalla comune. Il club sta per cadere nella mani di “una bambina viziata, Galliani è ormai merce avariata e Allegri fresco come il giornale di ieri”. Questa storia della bambina viziata è strana. Viziata dalla madre? Non so ma non credo. Dal padre? Non più di quanto i padri siano soliti fare con le figlie femmine. Viziata dal nome, dal denaro? Non più degli Elkann, di un Mao Moratti e affini.
L'avvenente ragazza bionda che si è fatta bruna non c'entra niente. Zucconi soffre di disturbo da stress post traumatico. E' la constatazione questa sì devastante, che siamo mal messi, che vediamo e da lontano il didietro di tutte le solite note e di altre meno note, per altro scrivo prima dell'incontro con questa grande Roma e dubito che ne usciremo vivi, la mano calda del presidente eterno potrebbe non bastare. Se fossimo ancora lo squadrone che fummo, Zucconi sarebbe stato il primo italiano della storia a saltare dal carro del vincitore? Non ci credo. D'altronde tre anni fa quando abbiamo vinto l'ultimo scudetto, lei, la Barbie, era già nei ranghi: sapendo di chi fosse figlia, si poteva immaginare che non avrebbe fatto la segretaria, che si stava preparando al comando. Più o meno, è venuto il momento.
Lasciamole fare, Barbie e le altre. Sapranno essere più brave dei maschi. Barbara e Valentina Mezzaroma e Valentina Maio: sulla carta almeno, questo sì che è un trio delle meraviglie.

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• Lanfranco Pace

• Giornalista da tempo e per caso, crede che gli animali abbiano un'anima. Per proteggere i suoi, potrebbe anche chiedere un'ordinanza restrittiva contro Camillo Langone.