Il caso Boccia e la prima frattura (causa Renzi) nell'universo lettiano

Claudio Cerasa

Domenica scorsa Enrico Letta ha eccitato la platea dell’assemblea del Pd promettendo di mettere le famose balls of steel a disposizione di una battaglia cruciale per le sorti dell’umanità: la guerra contro i retroscenisti birbanti che si divertono a raccontare qualche dettaglio sul rapporto tra il segretario del Pd e il presidente del Consiglio. Rapporto che, naturalmente, sia Letta sia Renzi giurano essere idilliaco ma che purtroppo ogni tanto regala ai retroscenisti alcune chicche che meritano di essere raccontate.

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    Domenica scorsa Enrico Letta ha eccitato la platea dell’assemblea del Pd promettendo di mettere le famose balls of steel a disposizione di una battaglia cruciale per le sorti dell’umanità: la guerra contro i retroscenisti birbanti che si divertono a raccontare qualche dettaglio sul rapporto tra il segretario del Pd e il presidente del Consiglio. Rapporto che, naturalmente, sia Letta sia Renzi giurano essere idilliaco ma che purtroppo ogni tanto regala ai retroscenisti alcune chicche che meritano di essere raccontate. Il protagonista della chicca è Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio. La storia inizia ad agosto, prosegue a ottobre e arriva fino ai nostri giorni con la vicenda legata alla Google Tax. Boccia – che di Letta è da una vita il braccio destro, la sua ombra – da quando Renzi è sceso in campo è diventato uno dei nemici giurati dell’universo dei lettiani. Tutto comincia quando Boccia annuncia la presentazione di una mozione (poi mai presentata davvero) per far sottoscrivere ai candidati alla segreteria una sorta di giuramento di fedeltà al governo. La mozione insospettisce la cerchia più ristretta dei lettiani (che vedono un eccessivo e sospetto protagonismo di Francesco). E così, a fine agosto, l’associazione 360 (lettiana) si dissocia pubblicamente. Passa il tempo, Boccia annuncia con anticipo rispetto agli altri lettiani la decisione di appoggiare Renzi. Sospetti. Sguardi obliqui. Insofferenza per “Francesco che traffica con Matteo”. Per “Francesco che si avvicina a Firenze”.

    Per “Francesco che va dicendo che alle elezioni Enrico non si candiderà”. Si va avanti. I sospetti crescono. I lettiani dicono che i renziani si sono avvicinati a Boccia per sottrarre sponsor pesanti che da anni girano attorno all’universo del lettismo (mondo Vedrò). Si arriva al giorno clou. Giorno dell’approvazione della Google Tax. Ci si arriva dopo polemiche, contrasti e un percorso complicato. Boccia esulta. La Google Tax l’ha voluta lui. Uno si aspetta che il governo dia il suo benestare alla proposta del suo braccio destro. E invece niente. Mugugni a Palazzo Chigi. Letta contrario e irritato. Saccomanni contrario. Gelo tra i lettiani. Piccoli dettagli, si dirà. Certo. Piccoli dettagli che però dimostrano che i rapporti tra lettiani e renziani sono moooolto complicati. E se basta un lettiano che si avvicina in modo sospetto a Firenze per dar vita alla prima frattura dell’universo lettiano significa che, per i retroscenisti, il meglio deve ancora venire.

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    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.