Pizzino segreto dei renziani spiega perché a marzo comincia il conto alla rovescia

Claudio Cerasa

Nelle ultime ore, nei corridoi di Montecitorio, si discute molto di un'iniziativa informale fatta da un gruppo di renziani che per conto del segretario del Pd si sono informati per verificare la possibilità di accorpare il prossimo venticinque maggio sia le elezioni Europee sia le elezioni Politiche. I renziani, per avere illuminazioni sulla questione, si sono mossi su più fronti.

    Nelle ultime ore, nei corridoi di Montecitorio, si discute molto di un’iniziativa informale fatta da un gruppo di renziani che per conto del segretario del Pd si sono informati per verificare la possibilità di accorpare il prossimo venticinque maggio sia le elezioni Europee sia le elezioni Politiche. I renziani, per avere illuminazioni sulla questione, si sono mossi su più fronti. Martedì, come raccontato dal Foglio, è stata inviata una mini delegazione all’ufficio elettorale della corte di Cassazione. Giovedì, alla Camera, un esponente dell’ufficio di presidenza del Pd ha interpellato l’ufficio legislativo di Montecitorio. E venerdì un altro gruppo di renziani ha chiesto ai propri esperti in materia un parere sul possibile accorpamento della finestra elettorale. Risultato? Ieri mattina tra le caselle di posta elettronica dei deputati vicini al sindaco di Firenze ha cominciato a girare un appunto – redatto da un famoso avvocato romano – intitolato “Abbinamento delle elezioni nazionali alle elezioni europee”. Nel documento, intercettato dal Foglio, si spiega che sostanzialmente, “qualora le Camere dovessero essere sciolte in una data successiva al 16 marzo 2014, ai sensi dell’art. 7 del d.l. n. 98/2011, le elezioni nazionali dovrebbero essere celebrate in un giorno con le elezioni europee”. Il pizzino prosegue interpretando l’articolo numero sette del disegno di legge numero 98 approvato il 6 luglio del 2001, “disciplina dell’accorpamento delle elezioni comunali, regionali, nazionali ed europee”, e spiega che da quest’anno le Europee possono essere celebrate in un election day, cosa che finora in Italia non è mai successa. L’appunto poi offre un’indicazione utile a capire quale dovrà essere, per Renzi, la tempistica utile per andare al voto in coincidenza con le prossime Europee. I calcoli dicono che “per l’indizione delle elezioni nazionali, una corretta interpretazione del testo impone di tenere conto di quanto stabilito dalla prima parte del primo comma dell’articolo 61 della Costituzione, a monte del quale ‘le elezioni delle nuove Camere hanno luogo entro settanta giorni dalla fine delle precedenti’”. Venticinque maggio meno settanta giorni e il gioco è fatto: per andare a votare in coincidenza con le Europee le Camere dovrebbero essere sciolte entro il 16 marzo del 2014. Ma non finisce qui. L’interpretazione che è stata data ai renziani offre uno scenario ancora più fluido che prevede una possibile forzatura costituzionale. La Costituzione, come detto, prevede che “le elezioni delle nuove Camere hanno luogo entro settanta giorni dalla fine delle precedenti”. Ma secondo l’appunto, vergato da un importante avvocato romano, l’approvazione del disegno di legge è stato dettata dalla “straordinaria necessità ed urgenza di emanare disposizioni per la stabilizzazione finanziaria e per il contenimento della spesa pubblica, al fine di ottemperare a quanto previsto dagli impegni presi in sede comunitaria”. E dunque, traduciamo noi, per risparmiare soldi ed evitare di buttare euro nel cestino organizzando troppe elezioni, i settanta giorni di tempo tra lo scioglimento delle camere e le nuove elezioni in questo caso potrebbero essere anche inferiori (ma non troppo perché i tempi tecnici dicono che per organizzare le elezioni due mesi sono necessari). Marzo, dunque, potrebbe essere il vero mese caldo per il governo. E se davvero Renzi vorrà andare a votare il 25 maggio diciamo pure che Letta intorno al primo aprile potrebbe ritrovarsi con uno scherzetto niente male in arrivo da Firenze. Chissà.

    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.